venerdì, Luglio 11, 2025

L’umanità della politica: l’eccezione ritrovata (per un attimo)

Diciamo la verità, non eravamo più abituati a vedere due politici che, dopo anni di serrate e aspre battaglie, si salutano e si stringono idealmente la mano, uniti da una vicinanza umana maturata lontano dalle stanze del potere più di dieci anni fa.

Il rispetto reciproco tra avversari politici, che è uno dei capisaldi della democrazia, oggi rappresenta l’eccezione.

Per questo lo scambio di cortesie tra il presidente di Articolo Uno e deputato di LeU, Pier Luigi Bersani, e l’europarlamentare e leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha destato uno scalpore inatteso: rappresenta l’eccezione.

Due leader di ieri: diversi, ma umani

Soltanto una cosa accomuna l’ex ministro e leader del Pd e l’ex premier: la data di nascita. Entrambi sono nati il 29 settembre (del 1951 Bersani e del 1936 Berlusconi, ndr.)

Per il resto, il figlio del benzinaio-meccanico di Bettola, nel piacentino, che ha fatto tutta la gavetta politica all’interno del Partito Comunista Italiano, iniziando la sua carriera come consigliere regionale dell’Emilia Romagna nel 1980, e il figlio della piccola borghesia milanese che, dopo aver costruito un impero economico, diventa premier per caso, senza alcuna esperienza politica alle spalle, sono due uomini completamente diversi: per storia, appunto, per modi, per linguaggio, per il modo di concepire i piaceri della vita (eccessi compresi). Insomma, per tutto. Forse.

Un giovane Silvio Berlusconi

In realtà c’è un aspetto che li lega, molto più nascosto e profondo dell’elemento anagrafico: l’umanità.

«Berlusconi? Con lui siamo diversi, diversi, diversi ma forse non del tutto diversi. Non lo so, ci vedo dentro, grattando, grattando, da avversario naturalmente, un tratto di umanità che mi sento in qualche misura di condividere. Queste sono cose importanti», già dichiarava Bersani in un’intervista del 2016.

Un giovane Pier Luigi Bersani

Nei giorni scorsi Berlusconi, intervenendo telefonicamente a DiMartedì su La7, ha chiesto, a sorpresa, al conduttore Giovanni Floris, di salutare il deputato di LeU, ricordando la sua generosità.

«Mi ricordo sempre di quando, dopo l’attentato che ebbi a subire in Piazza Duomo a Milano, Bersani venne a trovarmi in ospedale e rimase con me tenendomi la mano tra le sue per mezz’ora. È davvero una persona perbene e generosa», ha sottolineato l’ex Cavaliere.

«Non l’ho potuto ringraziare in diretta, il mio intervento era registrato, ma sono rimasto colpito dalla sua cortesia nel ricordare l’episodio del 2009, quando Berlusconi era ricoverato al San Raffaele dopo l’aggressione con la statuetta in piazza Duomo a Milano. Io da poco diventato segretario del Pd decisi di andarlo a trovare. Un po’ a sorpresa. E sì, ci tenemmo per mano», conferma il leader della sinistra.

Silvio Berlusconi ferito dopo l’aggressione del 14 dicembre 2019

L’episodio ricordato dai due politici riguarda l’aggressione subita da Berlusconi il 14 dicembre 2019, durante un comizio in Piazza Duomo, a Milano, per opera di un contestatore, poi identificato, che gli lanciò sul volto una riproduzione del Duomo stesso, costringendolo al ricovero per alcuni giorni.

I (non) leader di oggi: diversi, ma intolleranti

Il rispetto reciproco tra due avversari politici, che è uno dei capisaldi della democrazia, oggi rappresenta l’eccezione.

Berlusconi e Bersani, che pure in pubblico se ne sono date, metaforicamente parlando, e dette di tutti i colori quando erano ai vertici della politica, hanno sempre cercato di non oltrepassare la linea del rispetto personale.

Anche se, per amor di verità, dobbiamo ricordare che nei confronti del leader di Forza Italia, complici anche certi suoi comportamenti quantomeno discutibili sotto il profilo dell’opportunità politica, la sinistra non è mai mai troppo tenera, spesso travalicando i limiti del buonsenso: ricordiamo che lo stesso Bersani era stato criticato dai suoi stessi colleghi dopo la visita a Berlusconi.

Dal Dopoguerra sino agli anni ’90, la scena politica è stata dominata da due grandi partiti: la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano. Le bandiere bianche da una parte, quelle rosse dell’altra. Lo scudo crociato e la falce e il martello: simboli che rappresentavano non soltanto due identità, ma l’abisso ideologico che separava i due partiti.

Rispetto al mondo, all’economia, all’uomo, alla religione: PCI e DC erano divisi su tutto. Eppure, all’indomani del rapimento di Aldo Moro, le loro bandiere sventolavano insieme nelle piazze italiane. Una compattezza che iniziò a minare la forza delle Brigate Rosse, che sino a quel momento sembravano invincibili.

Bandiere della DC e del PCI in piazza contro le BR a sostegno dello Stato

Oggi le visioni ideologiche di quel tempo sono scomparse: ne è prova la miriade di partiti che affollano il Parlamento. Eppure, la politica non riesce più a collaborare, neanche nelle emergenze.

La mediazione e la ricerca di un equilibrio tra posizioni differenti – non sono tra maggioranza e opposizione, ma anche all’interno degli stessi chiarimenti -, che costituiscono l’essenza di ogni democrazia, sono strumenti in via di estinzione. Anzi: chi cerca di perseguirli, viene dipinto come un debole, un incapace.

Sia chiaro, la politica, per sua stessa natura, non è mai stata, né mai potrà essere un oratorio. E neanche deve diventarlo: la politica non è una materia per novizi e collegiali. Tuttavia, la deriva cui stiamo assistendo è irragionevolmente eccessiva.

La democrazia parlamentare è stata soffocata dalla democrazia del web. Le piattaforme politiche si costruiscono in base ai like: la violenza verbale, l’arroganza e l’attività di discredito di chi la pensa diversamente sono un moltiplicatore di consenso. La moderazione, la pacatezza e il rispetto delle avversità no.

Il concorrente politico non è l’avversario da affrontare e sconfiggere democraticamente alle urne, ma il nemico da distruggere nell’arena del web. Parola d’ordine: intaccarne la reputazione e l’integrità morale, anche a colpi di notizie false – le cosiddette fake news -.

I follower, gli ultras del web, per non dire gli odiatori seriali che si nascondono dietro le tastiere, si scaldano all’accendersi dei toni, delle offese e delle ingiurie. Ingiurie che finiscono per travolgere, spesso, anche la sfera famigliare.

D’altronde, oggi l‘esibizione della vita privata rappresenta un efficace moltiplicatore di successo. Anche in politica.

Limbarbarimento della democrazia e del linguaggio politico è una tendenza che si sta consolidando non soltanto nel nostro Paese, ma, salvo qualche rara eccezione, in tutti i Paesi Occidentali, a partire dall’America.

L’umanità che lega Berlusconi e Bersani rappresenta uno squarcio di luce destinato, tuttavia, a dissolversi: di fatto, i due leader rappresentano ormai la politica di ieri.

Illudersi sarebbe sbagliato. Ma arrendersi ancor di più.

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