Luigi Cadorna nacque il 4 settembre 1850 a Pallanza. Capo di Stato maggiore generale nel 1914. Diresse con poteri quasi assoluti le operazioni del Regio Esercito nella Prima Guerra Mondiale dall’entrata dell’Italia nel conflitto, maggio 1925, alla disfatta di Caporetto.
24 ottobre 1917 la disfatta di Caporetto
LUIGI CADORNA: GLI ESORDI
Dopo l’Accademia Reale di Torino, Cadorna ascese a sottotenente nell’arma di artiglieria. Aveva solo diciotto anni. Capitano nel 1880, nel 1883 venne promosso al grado di Maggiore. Assegnato poi allo Stato Maggiore del Corpo d’armata del generale Pianell.
Dopo assunse la carica di capo di Stato Maggiore del comando di Verona. Già colonello nel 1892 ottenne il primo incarico operativo come comandante del 10° Reggimento bersaglieri.
Subito il colonello si distinse per la sua rigorosa interpretazione della disciplina militare.

IL TENENTE GENERALE LUIGI CADORNA
Con la promozione a Tenente Generale, Cadorna entrò a far parte della ristretta cerchia degli ufficiali dell’esercito.
Ebbe incarichi prestigiosi ad Ancona, a Napoli. Sempre più famoso e conosciuto si apprestò a prendere le redini dell’Italia nel tempo della Grande Guerra.
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Quando l’arciduca Francesco Ferdinando morì per mano di Gavrilo Princip, il re Vittorio Emanuele III offrì la carica di capo di stato maggiore a Cadorna. Dal 23 maggio 1915 le truppe italiane avanzarono verso l’Isonzo. La spinta offensiva voluta da Cadorna raggiunse il suo apice fra il 25 e il 30 dello stesso mese.
Lo scopo di Cadorna fu quello della vittoria.
Nel 1916 i guadagni territoriali furono limitati e Cadorna venne sorpreso dall’offensiva austro-ungarica del Trentino. Proseguì sull’Isonzo e strappò al nemico Gorizia nell’agosto del 1916.
Un anno dopo uscì vincitore dalla battaglia della Bainsizza (Undicesima battaglia dell’Isonzo).

LUIGI CADORNA: MACCHINA DA GUERRA
Cadorna aveva un carattere di ferro. Non conosceva riposo. Il generale, grande accentratore, solo al comando, non ebbe alcuna premura per i suoi uomini. Per lui erano dei corpi di combattimento, niente più. Egli quindi non seppe mai leggere le debolezze dei suoi uomini. E per questo non riuscì a valorizzare veramente tutte le risorse in campo.
Intanto, grazie alla propaganda a mezzo stampa, Cadorna divenne l’eroe per antonomasia tanto da meritarsi la richiesta di capeggiare, nel 1917, un colpo di stato di estrema destra per instaurare una dittatura militare.
LA DISFATTA DI CAPORETTO
Il 24 ottobre del 1917 la quattordicesima armata austro-tedesca sfondò verso la pianura veneta: gli italiani crollarono, con episodi di sciopero e diserzioni motivate anche dalla propaganda neutralista.
Il 27 ottobre 1917 Luigi Cadorna, prossimo all’ordine di ritirata, telegrafò: “l’esercito cade non sotto i colpi del nemico esterno, ma sotto i colpi del nemico interno, per combattere il quale ho inviato al governo quattro lettere che non hanno ricevuto risposta”.
Le truppe mollarono per uno stremo esasperato. L’esercitò arretrò fino al Piave. Proprio sul generale Cadorna caddero le colpe della finale disfatta italiana.
Dopo la disfatta di Caporetto il generale di ferro fu sostituito da Armando Diaz.
Cadorna fu nominato senatore, non aderì mai al fascismo. Morì a Bordighera il 21 dicembre 1928.