L’ONU lancia una campagna contro la disinformazione online. Progettata in modo intelligente per dirottare le nostre emozioni, sfruttare i nostri pregiudizi, giocare con le nostre debolezze: la disinformazione è ovunque. Tuttavia, c’è qualcosa che tutti possiamo fare. Pausa. Il semplice atto di fermarsi prima di condividere interrompe la nostra risposta emotiva, innesca un momento di pensiero critico. Per questo le Nazioni Unite hanno lanciato la campagna #PledgetoPause (impegniamoci a fare una pausa).
Perché L’ONU lancia una campagna contro la disinformazione online?
Gli umani sono programmati per creare relazioni e restare connessi per condividere le cose l’uno con l’altro. Oggi, ai tempi dei social media, condividiamo ancora di più. Pezzi di vita quotidiana, le ultime notizie, consigli, pensieri. Con un solo click abbiamo condiviso qualcosa con il mondo. Tuttavia piccoli pezzetti di informazioni possono diffondersi a macchia d’olio e, non poche volte, possono avere grandi conseguenze. Nonostante i suoi vantaggi, i social media rappresentano un potente veicolo di disinformazione. Le storie sono modificate, le citazioni vengono ricordate male, i fatti sono distorti. La disinformazione sta sconvolgendo non sono la nostra società, ma anche la nostra economia e la nostra salute. Che lo sappiamo o no, lo abbiamo condiviso tutti e, poiché viene da noi, le persone con cui lo condividiamo ci credono.
Le Nazioni Unite cooperano con le piattaforme social in rete per raccomandare un cambiamento di approccio e hanno riconosciuto che sono stati fatti passi avanti per segnalare o bloccare la disinformazione promuovendo al tempo stesso contenuti scientifici. L’amplificazione di informazioni e idee non accurati o dannosi sui social media esaspera alcune tra le questioni più urgenti dei nostri tempi, notano le Nazioni Unite, aggiungendo che ciò fomenta l’odio, rafforza regimi oppressivi, distorce processi elettorali, deforma la comprensione di sfide quali quella climatica, minaccia la fiducia nelle istituzioni ed espone i giovani e i più vulnerabili a idee e persone pericolose.
La disinformazione online ai tempi del Covid-19. Quali sono i reali pericoli?
L’iniziativa #PledgetoPause, lanciata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres nel mese di Ottobre 2020, è parte di uno sforzo più ampio volto a cambiare il comportamento degli utenti della rete creando una nuova norma sociale che aiuti a combattere il crescente impatto della disinformazione virale. In un video rilanciato nei suoi profili Twitter e Instagram per essere replicato da altri leader mondiali, operatori e influencer, Guterres dice: “Durante la pandemia del COVID-19, un’informazione sbagliata può essere letale. Prendetevi l’impegno di una pausa e aiutate a mettere fine alla diffusione del contagio della disinformazione.”
La disinformazione quindi rende anche più difficile affrontare le questioni più urgenti del mondo. L’emergenza climatica, la pandemia COVID-19, la lotta per la giustizia razziale. “COVID-19 non è solamente una crisi sanitaria, ma anche un’emergenza comunicativa. Quando la disinformazione dilaga, la gente perde fiducia e prende spesso decisioni che danneggiano la capacità di risposta pubblica e mettono perfino a repentaglio le nostre stesse vite”, ha commentato la responsabile della comunicazione ONU Melissa Fleming, per la quale è ormai chiaro che non si può efficacemente affrontare la pandemia se non si combatte anche la disinformazione.
Probabilmente non si possono aspettare le aziende tecnologiche per avere una soluzione a questo fenomeno. Dobbiamo agire tutti, per spezzare la catena e impedire la diffusione di disinformazione.
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