venerdì, Aprile 19, 2024

Lo stereotipo del rosa e perché lo odiamo

Quale colore vi viene in mente se dico la parola “bambina”? Quasi sicuramente, quel colore è il rosa, e non è una sorpresa. Lo stereotipo del rosa ci accompagna fin dalla nascita: fiocco rosa per le femminucce, fiocco azzurro per i maschietti. Tutine rosa per le bambine, azzurre per i bimbi. E così via per tutta l’infanzia, e anche oltre. Questi due colori sono fortemente legati agli stereotipi di genere e questo porta, a un certo punto della vita, molte bambine e ragazze a rifiutare di essere associate al colore rosa. Ma perché?

Perché lo stereotipo del rosa ci fa odiare questo colore?

Lo stereotipo del rosa come colore prettamente femminile ci porta, in molti casi, a detestare questo colore. Associato ad una femminilità percepita come condizione di debolezza, fin da bambine molte di noi tendono a rifiutarlo, insieme all’associazione femmina-fragile. D’altronde, questa associazione è costantemente presente nel nostro linguaggio quotidiano: frasi come “Non fare la femminuccia!” o “Combatti da uomo!” esprimono chiaramente quale sia la comune concezione della femminilità. Concezione che alle bambine comincia a star stretta fin da piccole: e il primo passo per distaccarsene è smettere di vestirsi di rosa.

Si potrebbe parlare di misoginia interiorizzata. La stessa per cui, anche da adulte, molte donne forti amano definirsi “maschiacci” o, ricorrendo ad un’espressione poco elegante “donne con le pa**e”. Come se la rinuncia alla propria femminilità fosse un passaggio obbligato per veder riconosciuta la propria personalità dominante o, semplicemente, la propria forza di carattere.

Ma non è sempre stato così

Al contrario, i colori di genere una volta erano opposti rispetto a come li conosciamo oggi. Il colore rosso, associato alla passionalità e alla potenza, era considerato il colore maschile per eccellenza: e il rosa, considerato una sfumatura meno aggressiva del rosso, era pertanto il colore destinato ai bambini, e veniva sfoggiato anche dagli uomini adulti in società. L’azzurro, invece, in quanto colore del velo della Madonna, era simbolo di purezza e pertanto associato alle bimbe. Un documento interessante in questo senso è un’edizione di Earnshaw’s Infants’ Department, risalente al 1918. Vi si legge:

“La regola generalmente accettata è rosa per i maschi e blu per le femmine. La ragione sta nel fatto che il rosa, essendo un colore più deciso e forte, risulta più adatto al maschio. Mentre il blu, che è più delicato e grazioso, risulta più indicato per le femmine.”

Niente di più lontano, insomma, dai colori di genere come li conosciamo oggi. Non è chiaro come si sia giunti alla riassegnazione dei colori, fino allo stereotipo del rosa che è arrivato fino a noi. Quel che è certo è che l’odio per il colore rosa rischia di essere tossico per molte donne e ragazze. Non per il colore in sé, che può piacere o no senza che questo influenzi minimamente la personalità, ma per ciò che rappresenta: appunto, quella misoginia interiorizzata che ci porta a considerare l’amore per il rosa, e per tutto ciò che è universalmente riconosciuto come femminile, come simbolo di debolezza.

Non temere il rosa!

Molte donne che amano il rosa lo nascondono. Gli uomini, dal canto loro, sono ancora più restii ad ammettere di apprezzare questo colore, per paura che questo li possa far apparire effeminati. Abbattere questo stereotipo può sembrare superficiale, ma in realtà è un piccolo passo verso una nuova concezione della femminità: non più fragilità e dipendenza, ma forza di carattere e autodeterminazione. La prossima volta che indosserete qualcosa di rosa, dunque, o che sceglierete un vestito rosa per le vostre figlie, fatelo sentendovi libere e liberi dagli stereotipi di genere: il rosa è solo un colore, e amarlo o indossarlo non incide sulla vostra forza o sulla vostra personalità.

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