Con l’avvento dei dispositivi tecnologici moderni, che consentono una scrittura attraverso tastiera, sia fisica che virtuale, sempre meno sono le occasioni, in cui si scrive manualmente; carta e penna, sono quasi finiti nel “dimenticatoio”.
Secondo la grafologa Maria Teresa Morasso, che da anni tiene al Palazzo Ducale di Genova, registrando sempre il tutto esaurito, corsi a insegnanti che vogliono comprendere meglio chi hanno davanti, ovvero, studenti sia grandi che piccini, l’abbandono totale della scrittura a mano, avrebbe delle serie ripercussioni sul cervello.
Il corso “L’osservazione grafologica: uno strumento per conoscere gli allievi”, secondo la grafologa, specializzata in “Educazione del gesto grafico”, è uno strumento per meglio comprendere gli adolescenti attraverso la loro grafia; è come il Dna o le impronte digitali: indicano la nostra unicità, sono diversi ed inimitabili, anche se la scienza è ormai in grado di manipolare il Dna.
La grafia, infatti, dal greco “γραϕία”, “graphía”, che significa anche “disegno”, “descrizione”, “studio”, “trattato”, richiama il nostro carattere, quello interiore e la nostra emotività, perché attraverso il modo in cui viene editato il segno grafico, qualsiasi esso sia, si può comprendere che tipo di persone siamo.
La scrittura manuale è da più di trent’anni, oggetto di interesse e di indagine della Morasso; laureata alla facoltà di Urbino, ha poi finalizzato le sue competenze alla consulenza professionale e, in ambito culturale più ampio, all’approfondimento conoscitivo di personalità in campo letterario, storico, artistico, musicale e scientifico.
“Per aiutarli nella comprensione delle loro caratteristiche, ma anche dei loro disagi – spiega Maria Teresa riferendosi agli studenti – l’analisi della scrittura, consente anche di mettere a fuoco il loro potenziale, che per loro può essere ancora sconosciuto e inconsapevole. Anche per poterli orientare nelle scelte di vita e scolastiche.”
E precisa: “La scrittura ci rappresenta in tutte le nostre caratteristiche: intellettive, emozionali, affettive. Attraverso la lettura approfondita del segno grafico, possiamo individuare, per esempio, la qualità dell’intelligenza: come la si usa e verso cosa è orientata, se verso il piano più pratico o più speculativo, e se la persona tende più ad analizzare gli elementi che osserva, o se ha un atteggiamento più intuitivo e impulsivo.”
La Morasso, che a Gennaio, condurrà un incontro sul “genio”: “Paganini e Hendrix: il linguaggio nelle mani”, spiega anche che: “Abbandonare la scrittura a mano significa non usare il cervello. È più in linea col nostro pensiero e quindi favorisce lo sviluppo del pensiero critico, la capacità di concentrazione, di memoria e di sintesi. In particolare, il corsivo meglio rappresenta la coesione col nostro pensiero”.
L’importanza del segno grafico, della scrittura a mano nei diversi caratteri, del resto, era ed è ben nota anche a chi ha rivoluzionato il mondo digitale; modello e maestro per Steve Jobs per esempio, fu il sacerdote calligrafo di origine italiana Robert Palladino.
Si sa, infatti, che Steve Jobs aveva compreso bene il valore della calli-grafia: lui stesso aveva seguito un corso sulla “bella grafia”, che gli sarebbe servito per realizzare il primo MacIntosh, con i caratteri tipografici che tutti oggi conosciamo e usiamo.
Insomma, la scrittura non solo è la nostra “impronta”, ma è anche un importantissimo strumento, per esercitare l’intelligenza; quindi sarebbe sicuramente meglio, se trovassimo tutti il modo, almeno ogni tanto, per scrivere manualmente, magari anche solo la lista della spesa, dato che oggi esistono delle “App”, che riescono a sostituire anche quella.