giovedì, Aprile 25, 2024

L’evoluzione del terrorismo dall’11 settembre a oggi

 

Il mondo dichiarava, subito dopo quel maledetto Undici settembre, che niente sarebbe stato più come prima. Il ricordo dell’invincibile America rappresentava, da quel 2001 quando è stata colpita al cuore, ormai un passato generato da un mito che appariva, nella mentalità comune, come intramontabile. Nessuno avrebbe potuto immaginare le azioni, così spietate, di quel martedì pomeriggio che hanno tenuto incollate, davanti al televisore, moltissime persone in tutto il mondo. L’intero Occidente prendeva atto della propria debolezza e del nuovo modo di agire di un nemico, tanto subdolo quanto conosciuto, come il terrorismo. Le settimane successive erano avvolte dalla paura di nuovi attentati peggiori di quelli contro il World Trade Center, il Pentagono e quella zona disabitata della Pennsylvania trasformata improvvisamente in un cimitero di eroi che, grazie alla loro ribellione, secondo le cronache dell’epoca, avrebbero evitato lo schianto del quarto velivolo, fuori controllo, contro la Casa Bianca.

E’ iniziata così una nuova lotta contro un nemico invisibile, oscuro, ma capace di provocare ulteriori morti, feriti e danni con altre azioni eclatanti in grado di attrarre quella logica, massmediatica perversa, che fonde in un’unica realtà la spettacolarizzazione con i drammi di migliaia di persone. Il pericolo di attacchi con armi di distruzione di massa, inoltre, ha dominato per mesi dimostrando, per la prima volta, che c’era (e vi è tutt’ora) il rischio che il loro utilizzo non fosse più una prerogativa esclusiva degli Stati, ma pure dei privati.

E’ vero che tutto ciò è rimasto in Occidente (per il momento) un pericolo teorico e che non abbiamo più assistito a dirottamenti aerei finiti male. Bisogna registrare, tuttavia, avvenimenti altrettanto gravi come le azioni di kamikaze, accompagnate spesso da quelle di guerriglia urbana con presa di ostaggi, ma anche persone accoltellate in luoghi pubblici o investite da automobili.

Una certa parte del mondo jhadista poi, sostenuto ovviamente da Paesi occidentali desiderosi di continuare a esportare la democrazia in case altrui, ha rispolverato, negli ultimi anni, l’antico mito del Califfato. E’ nato così lo Stato Islamico che, a differenza dell’ideatore degli attacchi dell’Undici settembre Osama Bin Laden, ha impostato la sua azione in precise dimensioni territoriali con dinamiche organizzative quasi impeccabili. Si è dotato così anche di armi sofisticate (comprese quelle chimiche usate, ad esempio, in Iraq e Siria) e un potente apparato mediatico in grado di veicolare messaggi tanto persuasivi quanto dannosi per chi li ascolta e per le conseguenze che producono.

Non possiamo dimenticare che molti attentati sono stati realizzati da persone nate e cresciute nei Paesi occidentali. E’ troppo facile accusare l’immigrato, anche se i cosiddetti viaggi della speranza possono incrementare il terrorismo, ma sarebbe più utile avviare una riflessione sulla perdita di valori da parte della nostra cultura. Tale relativismo sterile, che ha generato un’estrema confusione in ogni campo dell’agire quotidiano, ha imposto all’Europa un falso multiculturalismo a scapito della propria storia e di quei principi cristiani che ne sono alla base.

Il clima di incertezza così generato, unito a ideologie fondamentaliste sedimentate nei secoli, sta rendendo simili le nostre città a quelle israeliane, degli anni Novanta, dove gli attentati erano all’ordine del giorno. Questo deve essere unito poi alla grande attrattiva dello jhadismo globale che ha saputo ricondurre a sé pure rivendicazioni nazionaliste, anche se non strettamente connesse alla sua causa, con cui ad esempio la Russia è costretta a fare i conti da sempre. Non è escluso,  dagli investigatori, che l’attentato di ieri, a San Pietroburgo, rientri in questo contesto e che sia dunque soltanto l’ultimo di una lunga e tragica serie.

 

                                                                                                                                      Marco Paganelli

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