L’evoluzione dei coronavirus

Uno sguardo ai virus degli ultimi 20 anni e al lavoro degli scienziati.

0
2138

Negli ultimi venti anni, l’uomo ha conosciuto e affrontato, con seri rischi per la salute, tre tipi di coronavirus: SARS nel 2002, MERS nel 2012 e ora 2019-nCoV, con serie conseguenze anche sull’economia di tutto il mondo.

Il virus negli ultimi 20 anni

Prima della SARS, i coronavirus erano noti per essere una delle cause del raffreddore comune. Questi virus normalmente possano causare gravi malattie nei neonati, negli anziani e in persone già affette da altre patologie con sistema immunitario debole, mentre si manifestano in modo più lieve (o banale) nelle persone sane.

L’avvento della SARS ha dimostrato per la prima volta in assoluto che questi virus, che infettano le parti inferiori dei polmoni, possono causare gravi patologie anche negli adulti sani.

Il nuovo coronavirus, in particolare, può causare una grave polmonite, cambiando l’incidenza di questi virus sullo scoppio di nuove e gravi patologie, soprattutto per i soggetti fisicamente più deboli.

La necessità della costante informazione

Il timore della diffusione di un’epidemia determina nell’uomo la necessità di essere costantemente aggiornato, ecco perché è sempre alla ricerca di notizie e informazioni che possano chiarire i numerosi dubbi sull’evoluzione del virus del momento.

Oggi il mondo dei social media è inondato di informazioni, giuste o sbagliate che siano, a differenza di quanto accadeva nei primi anni 2000 allo scoppio della SARS o dell’influenza suina, permettendo così a tutti il costante aggiornamento sull’avanzamento del virus, sintomi, prevenzione e cure possibili.

Già il 31 dicembre scorso, l’OMS era stata avvisata di un ceppo di polmonite probabilmente collegato a un mercato di Wuhan. Gli scienziati cinesi hanno isolato immediatamente il virus e sequenziato il suo genoma usando una tecnologia all’avanguardia chiamata sequenziamento di prossima generazione.

Il sequenziamento di prossima generazione

Con questa tecnologia gli scienziati determinano rapidamente il codice genetico di un organismo, rilevando tutte le variazioni o mutazioni del genoma, raccogliendo indizi sui tassi di mutazione, fonte del virus e modalità di diffusione tra la popolazione.

Il 10 gennaio, il primo codice genetico che descrive la struttura di questo virus è stato reso noto. Mentre inizialmente l’origine del virus era stata identificata nel mercato di pesce di Wuhan, le prime analisi hanno indicato i serpenti come possibile fonte del virus. Successivamente gli scienziati del Wuhan Institute of Virology hanno riferito che il virus era simile alla SARS e che probabilmente aveva avuto origine nei pipistrelli, in quanto la sequenza del virus era per circa il 96% identica al coronavirus di pipistrello.

Sapere che il 2019-nCoV è un virus simile alla SARS ha permesso agli scienziati di dedurre informazioni importanti su come il virus viene trasmesso da una persona all’altra e su come si lega alle cellule per produrre numerose copie di sé stesso in un processo chiamato replica.

Conoscere dunque la sequenza del genoma virale è di assoluta importanza perché consente agli scienziati di iniziare a progettare e sintetizzare le proteine ​​virali per lo sviluppo del vaccino.

I social network per collaborare alla ricerca

Attraverso l’utilizzo dei social, clinici, virologi, bioinformatici ed epidemiologi di tutto il mondo si sono concentrati e hanno unito le loro forze per combattere l’epidemia e contenerne la diffusione. In particolare, gli scienziati stanno usando Twitter per fare brainstorming e fornire idee che aiutano a far avanzare la ricerca su 2019-nCoV.

Attualmente gli scienziati sono ancora in una fase di studio del “comportamento”, dell’evoluzione e della struttura del virus, ma occorrerà del tempo per avere notizie certe sul trattamento del coronavirus.

Sono ancora in corso cicli di analisi ed esperimenti controllati che porteranno ad una conoscenza specifica di questo virus e delle somiglianze e differenze con altri coronavirus.

Ad oggi, il 2019-nCoV si è diffuso principalmente in Cina e in altri 18 paesi del mondo.