giovedì, Dicembre 12, 2024

Letteratura mitteleuropea nelle parole di Elias Canetti

Tra i più noti rappresentanti della letteratura mitteleuropea spicca Elias Canetti. Pensatore, saggista, filosofo e studioso che della scrittura ha fatto la sua vocazione e il senso del suo vivere.

Con letteratura mitteleuropea intendiamo la cultura dei paesi centrali dell’Europa. In particolar modo dell’Europa della prima metà del novecento. In quel crocevia di culture, lingue e tradizioni prese forma la straordinaria carriera di Elias Canetti.

Letteratura mitteleuropea in Elias Canetti

Elias Canetti: saggista e scrittore, Europa e 900


Letteratura mitteleuropea: Canetti un nuovo Kafka

Oggi ricordiamo Elias Canetti attraverso dieci citazioni, profondissimi pensieri sull’umanità, sulla vita e sull’esistenza interiore e esteriore dell’uomo.

Canetti può essere descritto anche come uno scrittore “sovranazionale”: un cosmopolita della letteratura. Di lingua tedesca ma di origini ebraiche, cresciuto a Vienna ma vissuto in Spagna, Inghilterra e Zurigo, Canetti ha sempre portato l’Europa intera nel suo cuore.

Il pensatore proprio come Franz Kafka, suo continuo modello, ha inteso la letteratura come un confronto con quella crisi di ogni sistema di valori, di ogni totalità. Elias Canetti ha sentito fino in fondo il crollo dell’immagine unitaria e armoniosa del mondo.

Dieci citazioni di Elias Canetti

Le parole di Canetti hanno una qualità sconcertante. Impongono al lettore di misurarsi con la grandezza. Infatti tutti i suoi scritti della grandezza hanno l’ambizione, il respiro. Hanno l’ossessione morale.

Lo scrittore intende la “sua” letteratura mitteleuropea come una sorta di missione. Canetti di sè dice di essere “l’ultimo custode delle metamorfosi“. La metamorfosi è la capacità mitica di fare il vuoto dentro di sè e riempire il vuoto con tutte le contraddizioni e trasformazioni cui l’uomo va incontro.

Le citazioni di Elias Canetti:

Com’è facile dire: trovare se stesso! Quanto ci si spaventa, quando davvero accade“.

La letteratura come professione è distruttiva: si deve avere più paura delle parole“.

Letteratura mitteleuropea e scrittura di Canetti

Letteratura mitteleuropea in Elias Canetti

Non che dai romanzi la mente tragga molto nutrimento. Il piacere che forse essi offrono lo si paga a carissimo prezzo: essi finiscono per guastare anche il carattere più solido. Ci s’abitua ad immedesimarsi in chicchessia. Si prende gusto al continuo mutare delle situazioni. Ci si identifica con i personaggi che piacciono di più. Si arriva a capire qualunque atteggiamento. Ci si lascia guidare docilmente verso le mete altrui e si perdono di vista le proprie. I romanzi sono dei cunei che un autore con la penna in mano insinua nella chiusa personalità dei suoi lettori. Quanto più egli saprà calcolare la forza di penetrazione del cuneo e la resistenza che gli verrà opposta, tanto più ampia sarà la spaccatura che rimarrà nella personalità del lettore. I romanzi dovrebbero essere proibiti dalla legge”.

Le parole di Elias Canetti: specchio della verità e tragedia del 900

Chi obbedisce a se stesso soffoca non meno di chi obbedisce ad altri. Soltanto l’incoerente non soffoca, colui che si dà ordini ai quali si sottrae. Talvolta, in circostanze particolari, è giusto soffocare“.

La memoria si blocca. Ma è ancora lì tutta intera. Anche le cose più dimenticate si ripresentano, ma quando vogliono loro“.

Nell’eternità tutto è inizio, mattino profumato“.

Può un uomo che non impara più nulla provare ancora responsabilità“?

I pensieri di Elias Canetti

Sono sempre più convinto che le mentalità sorgono dalle esperienze di massa. Ma gli uomini hanno colpa delle loro esperienze di massa? Non vi incorrono assolutamente indifesi? Come dev’essere fatto un uomo per potersene proteggere? […] Bisogna forse poter formare masse proprie per essere immuni dalle altre?

Io credo infatti che faccia parte del sapere il volersi rendere manifesto e non contentarsi di un’esistenza nascosta. Il sapere muto mi pare pericoloso, perché, ammutolendo sempre più, finisce per diventare un sapere segreto che poi deve vendicarsi della propria segretezza“.

Da La lingua salvata

Si occupò del trasferimento in Germania, un Paese, come diceva, segnato a fuoco dalla guerra. Si era fatta l’idea che mi sarei trovato a una scuola più dura, fra uomini che erano stati in guerra e conoscevano il peggio.
Io cercai di oppormi con ogni mezzo al trasferimento, ma lei non volle sentir ragioni e mi portò via. Il paradiso zurighese era finito, finiti gli unici anni di perfetta felicità. Forse se lei non mi avesse strappato da lì avrei continuato a essere felice. Ma è anche vero che venni a conoscenza di altre cose, diverse da quelle che sapevo in paradiso. È vero che io, come il primo uomo, nacqui veramente alla vita con la cacciata dal paradiso
“.

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