giovedì, Aprile 18, 2024

Leonardo Bruni: derivazioni ed origini delle lingue latine

Leonardo Bruni è uno scrittore, umanista e diplomatico italiano, della fine ‘300 e prima parte ‘400. All’epoca, il letterato esercita la carica di Cancelliere nella Repubblica di Firenze, allora tra i più alti ruoli governativi. Anche filosofo, Bruni diviene scrittore di diverse opere, tra cui: Aristotele Ethica nicomachaea, Commentarius de bello punico, De bello italico adversus Gothos ed altre.

Leonardo Bruni chi è?

Leonardo Bruni (in arte Leonardo Aretino) nasce ad Arezzo l’1 febbraio 1370 e decede a Firenze il 9 marzo 1444. Dalle origini toscane, Leonardo studia col maestro Giovanni Malpaghini, emanuense ed umanista italiano, anche segretario di Francesco Petrarca. Con le capacità dell’arte oratoria e dell’eloquenza, Bruni approfondisce gli studi sui modelli linguistici, per le diverse ideologie letterarie, del periodo.

Durante la formazione umanistica, Bruni nota delle discordanze nella lingua latina, con delle differenze di assimilazione della stessa. Di fatto, l’umanista sostiene l’esistenza di una lingua simile al latino originale, ma di utilizzo quotidiano e con una terminologia poco corretta.

Leonardo Bruni: la questione della lingua

Con l’utilizzo della lingua volgare nasce una disputa letteraria, per la comprensione della lingua in uso. A fronte di ciò, Bruni negli scritti del commediografo romano Tito Maccio Plauto nota delle somiglianze linguistiche. Consegue la teoria sull’evoluzione della lingua latina in due distinzioni, ovvero una di uso quotidiano senza grammatica e l’altra di origine.

In verità, le lingue di uso comune del Medioevo seguono l’influenza latina, ma con le distanze dalla forma classica. Nel 476 d.C. con la deposizione di Romolo Augusto, Imperatore romano, la lingua latina subisce delle trasformazioni per idiomi e dialetti. Ecco il significato del nome di lingua volgare, che intende raggruppare l’uso verbale della lingua latina e vernacolare, dalla forma senza schemi e regole grammaticali.

All’epoca dell’Impero romano ed anche nel Medioevo, la lingua scritta ed orale origina distanze tra le classi sociali. A ragion per cui, le diverse realtà culturali dei popoli e dei ceti sociali formano i dialetti volgari, con differenti lingue di uso quotidiano. In seguito, la lingua volgare evolve nelle lingue romanze, tra cui: l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il romeno. Di fatto, la lingua volgare diviene riferimento in gran parte, delle forme di base letterarie e della lingua italiana.

Le lingue romanze

In verità, le lingue latine o romanze hanno origine dalla lingua latina, ovvero indoeuropea. Anche note, come lingue latino – falische trovano diffusione nell’Europa meridionale, area geografica che i Romani conquistano e trasformano in colonie. Dal XVI e XVII secolo, la supremazia delle potenze d’Europa raggiunge anche l’America, l’Asia, l’Oceania e l’Africa. A fronte di ciò consegue la diffusione delle lingue romanze a livello mondiale, con l’utilizzo delle stesse in forma verbale.

Tuttavia, lo spagnolo risulta l’idioma più parlato, mentre seguono il portoghese ed il francese. Nel XV secolo emergono pareri discordanti, sulla veridicità della lingua volgare. A ragion per cui, i letterati Coluccio Salutati e Lorenzo Valla criticano la validità di una lingua, assente dalle forme grammaticali. Al contrario, gli studiosi Battista Alberti e Nicola Cusano contribuiscono al riconoscimento della lingua volgare, nella sua dignità letteraria.

Le opere

Le opere letterarie principali di Bruni sono: Vita Ciceronis o Cicero novus, Aristotele Ethica nicomachaea, Oratio in hypocritas, De primo bello punico, Pseudo – Aristotele Libri oeconomici, De militia, Commentarius rerum graecarum, De interpretatione recta ed altre. Lo scrittore italiano decede a Firenze il 9 marzo 1444.

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

- Advertisement -spot_img

Latest Articles