Salve! Questa volta non parliamo di un esordiente, ma di un artista già da tempo nel panorama musicale: lui è Lele Battista.
Nato nel 1975, inizia la sua carriera con il gruppo La Sintesi, composto oltre che da lui da Giorgio Mastrocola (chitarra), Michelino Sabella (batteria) e Giuse Sabella (basso).
Con loro partecipa a Sanremo (il brano era Ho mangiato la mia ragazza), nel 2002. E sempre col gruppo realizza due album, il primo nel 1999 (L’eroe romantico) e il secondo nel 2002 appunto (Un curioso caso). Nel primo disco vediamo la collaborazione di Morgan, e lo stile dei Bluvertigo era presente in alcuni brani.
Qualche anno dopo questa parentesi (si sciolgono nel 2003) si avventura nella carriera solista, e nel 2006 esce il suo disco d’esordio, Le ombre, che si avvale della collaborazione di Giorgio Mastrocola, chitarrista, già membro dei La Sintesi. Nel 2010 è la volta di Nuove esperienze sul vuoto, prodotto dalla Mescal.
Tre anni dopo ha occasione di partecipare al secondo album dell’attrice Violante Placido, Sheepwolf, e insieme a lei compie un tour di più di venti concerti, nei quali si esibiscono in duetti di pezzi di entrambi. Tra le sue collaborazioni citiamo anche Fabio Cinti.
Oltre che cantante Battista si rivela un ottimo produttore, tanto che nel 2014 si trova a lavorare di nuovo al fianco di Morgan, questa volta nella trasmissione televisiva X Factor.
E arriviamo qui ad oggi, con il terzo e ultimo album. Mi do mi medio mi mento è composto di sole otto tracce, ed è firmato dalla neonata Parola Cantata Dischi. Il fondatore è Mauro Ermanno Giovanardi, ideatore anche del gruppo La Crus, che (solo uno dei suoi tanti progetti) nel 2015 ha partecipato come ospite al De André Day celebrato all’Isola d’Elba, allora alla diciassettesima edizione.
Tornando al disco di Lele Battista, anche in questo caso le collaborazioni sono validissime: di nuovo Giorgio Mastrocola, qui anche ai sintetizzatori, insieme a Niccolò Bodini alla batteria (La Scapigliatura, gruppo cremonese) e Gaben al basso.
Il primo estratto è il singolo Un casino pazzesco, una ballata cantautorale sullo stile elettro-pop. Il lavoro intero è all’insegna della raffinatezza, sia dal punto di vista dei testi che delle melodie (la definizione generica può essere cantautorato elettronico). E sembra che i musicisti siano stati lasciati liberi di improvvisare, non essendo a conoscenza della melodia vocale: in sostanza, ascoltavano i provini una sola volta, e poi stava alla loro capacità creativa arrangiare e registrare la musica. E troviamo anche, nella realizzazione del testo di due brani, la mano dello stesso Giovanardi e ancora di Violante Placido.
Non serve invitarvi a cercare il disco su Spotify, e nemmeno consigliarvi l’ascolto, perché di sicuro il nome Lele Battista è una garanzia. Detto questo, questo album è solo una conferma di un successo già consolidato.