mercoledì, Novembre 29, 2023

Legami tra virus: verità o bugie?

Abbiamo intervistato Sandro Mattioli, presidente di una delle associazioni più autorevoli in Italia per quanto riguarda la salute sessuale e i temi inerenti all’HIV, PLUS. Insieme abbiamo cercato di capire quali siano i reali legami tra due virus, HIV e COVID19, che sempre più spesso vengono accostati, a volte anche in maniera azzardata.

Dal momento che sempre di più si parla di legami e somiglianze e legami tra HIV e COVID19 ci potresti spiegare il legame tra i due virus?

Sempre di più si parla della connessione tra i due virus. Dal punto di vista storico in realtà i due non hanno niente a che fare tra di loro. Dal punto di vista sociale sicuramente hanno più legami. Alcuni attivisti storici in campo HIV come Marks King, autore del blog in lingua inglese My Fabulous Desease ad esempio sono un po’ infastiditi da questo paragone tra le due pandemie che ritengono assolutamente improprio. Secondo questi attivisti la differenza, ad esempio, è nell’approccio al contagio da parte delle famiglie delle persone “positive” negli anni ’80 decisamente meno inclusivo verso i contagiati e da parte dei governi che decisamente si comportarono in maniera differente e meno compassionevole.

Anche io però sto vivendo qualche deja vu perché a mio parere stanno tornando a galla un po’ di brutte abitudini dal punto di vista sociale. Come ad esempio l’individuare dei colpevoli come è successo spesso in Italia fino a qualche settimana fa. Oggi sembra quasi che la cosa importante sia individuare qualcuno con una colpa e dargli addosso. Questo purtroppo avviene anche da parte di alcuni importanti attivisti del mondo dell’HIV, che forse a volte lo fanno senza rendersene conto.

Non sarebbe invece male capire perché abbiamo invece così pochi strumenti per fermare il nuovo virus. Si parla tantissimo in questo periodo di tagli alla sanità. Di solito replico dando ragione a questa tesi ma ricordo anche i tantissimi sprechi fatti, come ad esempio la costruzione di numerosi ospedali senza poi mai renderli funzionanti. Questo non è di certo un bel segnale sulla corretta gestione dei soldi pubblici. E poi importanti sono anche i comportamenti individuali. Non ci dobbiamo arrabbiare solo verso i comportamenti dei singoli ma c’è anche dell’altro. Ci concentriamo sui comportamenti umani perché mediamente pensiamo siano la cosa più facile da tenere sotto controllo. Ma in realtà non è mai stato così. Su questo punto possiamo fare un paragone con HIV. Quante leggi ad esempio sono state fatte in molti paesi del mondo per criminalizzare il contagio da HIV. Questo però non è mai servito a nulla e alcuni paesi ancora oggi hanno in vigore queste norme. Esistono invece studi che hanno dimostrato invece in queste nazioni dei peggioramenti netti nei casi di contagio. Le associazioni impegnate nella lotta all’HIV hanno percepito il legame e alcune realtà, come l’americana ACT UP, hanno cominciato ad adottare slogan contro COVID19.

Un altro tema che sta venendo alla ribalta è quello sessuale. E’ facile anche immaginare che alcune persone abbiano infranto le normative vigenti per avere attività sessuale. Sia all’epoca che oggi il sesso in qualche modo era stato messo al bando senza tenere conto che è uno dei bisogni primari delle persone.

Cosa ne pensi della nuova app IMMUNI, proposta dal governo per tenere sotto controllo la possibile diffusione futura del contagio?

Sono cavolate. Si possono fare tutte le app che si vogliono. La conoscenza parte dall’ignoranza. Noi siamo ancora in una prima fase. Non sappiamo ancora nulla di questo virus. Ad oggi non sappiamo ancora con certezza se una persona che guarisce resta immune o meno. E se resta immune per quanto tempo? Ancora non lo sappiamo. La app non la conosco ancora quindi non mi sbilancio ma credo che sia essenziale prima sapere cosa contro combattiamo esattamente.

Le persone sieropositive sono immuni?

Allo stato attuale non risultano statistiche su questo. L’idea probabilmente nasce da alcune sperimentazioni. Tipo quella fatta a Napoli dove si usa l’Lopinavir, il vecchio Kaletra, cioè un vecchio farmaco contro l’HIV. Pare che questo farmaco abbia anche qualche efficacia contro COVID19. Da qui si è passati, senza nessuna ragione a sostenere che chi già usa farmaci antiretrovirali (i farmaci utilizzati per controllare in una persona l’infezione da HIV, ndr) sono persone immuni o hanno un percorso diverso. Immuni decisamente no. Ci sono persone sieropositive in ospedale o a casa con il nuovo coronavirus. Si ha un decorso diverso? Non si sa. Rispetto ai 60 milioni di italiani nel nostro paese le persone con HIV sono più o meno lo 0,2% della popolazione. Ci sta quindi che ci siano relativamente pochi casi. Possiamo però ipotizzare che avendo avuto quel tipo di esperienza le persone con HIV siano un po’ più attente a rispettare ciò che dice il governo.

Se i farmaci antiretrovirali hanno una reale funzione per combattere COVID19, credi che nel prossimo futuro ci sia un rischio di carenza nella produzione e nella distribuzione?

Diciamo che alcuni farmaci come il Kaletra ad oggi vengono usati veramente poco. Non perché non funzionino ma perché sono stati trovati nuovi medicinali con minor effetti collaterali. Questo farmaco invece è attualmente ancora molto usato in alcuni paesi in via di sviluppo.

C’è invece una dichiarazione di EMA, l’ente europeo del farmaco (European Medicines Agency) che afferma che nel nostro continente attualmente non ci siano problemi di approvigionamento di questi farmaci.

Attualmente i nostri utenti non hanno ancora segnalato infatti disservizi o problemi in merito.

Invece tutti hanno segnalato la sospensione delle visite di controllo. Le urgenze invece sono sempre garantite. Attualmente a Bologna l’ambulatorio HIV dell’Ospedale Sant’Orsola e la farmacia ospedaliera sono attivi per l urgenze. C’è anche un infettivologo presente. Contrariamente a quello che si crede l’HIV per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) oltre d essere una pandemia in corso è ancora un’infezione a possibile esito infausto. Oggi si muore ancora di AIDS, ma ovviamente di meno rispetto ad una volta. I farmaci per l’HIV sono fortunatamente considerati salvavita quindi al momento speriamo che si continui a non aver problemi in merito.


Ci parli della rete DON’T PANIC della quale PLUS fa parte?

Plus ha aderito come tante altre associazioni bolognesi a una mega rete chiamata Don’t Panic coordinate dal Forum del terzo settore in diretto collegamento con il Comune di Bologna. Il network ha messo a disposizione le varie competenze. Al momento si è concentrata molto sul supporto alimentare (persone povere e anziane o chiuse in casa che non potevano fare la spesa autonomamente) e psicologico delle persone. Si sono attivati anche progetti verso i gruppi sociali che di solito non vengono mai presi in considerazione. Un esempio può essere l’associazione Ombre Rosse che ha fatto una raccolta di fondi per le e i sex worker. Come PLUS, grazie ai volontari e volontarie del nostro BLQ Checkpoint (dove durante le nostre normali attività facciamo test rapidi per l’HIV e test per l’HPV, il Papilloma Virus UMano) ci stiamo attivando per evitare che le persone con HIV si rechino in ospedale a ritirare i medicinali e ci stiamo organizzando per portargli i farmaci ospedalieri a casa. Questo permetterà loro di evitare di uscire e di riempire anche i corridoi dell’ospedale eliminando anche così una possibilità di infezione nosocomiale (si stimano che siano tra i 400 e i 500 gli individui che si sarebbero dovuti recare a ritirare i farmaci antiretrovirali a Bologna).

E anche le conferenze a tema HIV verranno spostate. Giusto?

ICAR la più importante conferenza sul tema al momento è stata spostata ad ottobre. Stiamo però ragionando se sarà confermata o meno. Vedremo come proseguirà la pandemia nel nostro paese.

A quando la riapertura del BLQ Checkpoint?

Per il momento continuiamo a rimanere chiusi. Abbiamo attivato un numero verde che è 800 586 992 dove i nostri volontari rispondono dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 20 . Per la persona che chiama è gratuito. Di recente siamo anche stati anche contattati dal Policlino Sant’Orsola perché una nota azienda americana ha sviluppato un nuovo test molecolare per la ricerca del vaccino sul COVID19. I macchinari sono stati bloccati negli Stati Uniti da Trump e attualmente noi abbiamo due piccole macchine che sono idonee per la ricerca e a breve le presteremo al laboratorio di mcirobiologia. Ovviamente è una goccia nel mare. Sono solo 8 gli slot che andremo ad aggiungere su più di 1000 test fatt giornalmente a Bologna.

Stiamo invece già cercando di contattare alcuni centri clinici per cercare di capire come dovremo riaprire e quali saranno le linee guide da seguire sia per quanto riguarda la parte dedicata ai test rapidi sia per quanto riguarda il nostro progetto Sex Check dedicato al counseling rivolte alle persone in PREP, le profilassi pre-esposizione da HIV, servizio che attualmente è ovviamente sospeso.

Sandro ci puoi spiegare meglio la differenza tra tampone e test sierologico?

I test di screening sul sangue periferico (ad esempio quello che viene fatto con la puntura nel dito) per l’HIV cercano gli anticorpi. Anche quelli che vengono fatti in ospedale per l’epatite C ad esempio, quindi cercano di comprendere la reazione fisica di una persona all’aggressione virale. I tamponi invece, che sono usati anche per individuare clamidia e gonorrea toccano pareti mucosali per individuare se li si annida il virus. Il bastoncino utilizzato per il test viene poi messo in particolari liquidi e in macchinari che “esaltano” alcune particolarità. La reale differenza è che il tampone è molto “operatore dipendente” La mano dell’infermiere ha un suo ruolo importante. Ed è di solito un servizio costoso. Un tampone per la gonorrea come servizio dovrebbe costare più o meno sopra i duecento euro. Poi c’è anche il rischio di avere un risultato falso negativo di più nei test con operatore rispetto a quelli guidati da macchine. Anche per questo, oltre per i costi, si sta molto spingendo sui test sierologici. Con COVID19 è anche più difficile tenere sotto controllo la situazione. Con HIV devi avere un rapporto a rischio Con il nuovo coronavirus ti potresti essere contagiato anche tra un tampone e l’altro di controllo o subito dopo un primo tampone risultato negativo. Diventa un costo immenso per una risposta non particolarmente attendibile e di difficile interpretazione.

Ultima domanda. Quale è stato errore che è stato fatto con HIV che potrebbe essere evitato per COVID19?

Non si può mettere a paragone. Sono virus molto diversi che sono venuti fuori in anni molto diversi. Basta solo pensare alle conoscenze genetiche di adesso e quelle del 1981. Sono situazioni non paragonabili. Evitiamo però di ricommettere gli stessi errori sul piano sociale come lo stigma verso le persone che sono risultate positive.

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