Manca un mese e mezzo al World Business Forum, un evento organizzato e curato da WOBI tra America, Europa e Oceania che riunisce i personaggi più celebri del mondo del business.
All’evento che si terrà a Milano nelle giornate del 30 e 31 ottobre, tra i tanti, prenderà parte anche Daniel Goleman, psicologo, scrittore e giornalista statunitense. La sua conferenza, prevista per il 31 ottobre dalle ore 9.00 alle 10.30 circa, avrà come tema ” PSICOLOGO E AUTORITÀ MONDIALE IN MATERIA DI INTELLIGENZA EMOTIVA”.
Il protagonista è infatti il padre dell’ EMOTIONAL INTELLIGENCE ormai conosciuta in tutto il mondo come EQ per distinguerla dall’ IQ che invece si riferisce al quoziente d’intelligenza. L’EQ riguarda un aspetto irrazionale del nostro essere che è quello che ci permette di creare un mix tra la consapevolezza ed il controllo di noi stessi e la capacità di capire e coinvolgere gli altri: questa caratteristica sarebbe la chiave di svolta per il successo. Secondo l’autore questa è una dote innata che si potrebbe, però, ottimizzare e migliorare.
Goleman esplicò questo suo pensiero pubblicandone un omonimo libro nel 1995. Lo scritto ebbe un impatto non indifferente sia nel campo della psicologia, dell’insegnamento ma anche e soprattutto in materia di leadership aziendale. Negli anni, il successo di questo concetto ha reso l’ideatore famoso in tutto il mondo tanto che il Wall Street Journal e il Financial Times l’hanno definito uno dei più influenti business thinker al mondo. Anche la Harvard Business Review ha apprezzato la teoria dell’intelligenza emotiva che sarebbe, secondo il magazine, “un’idea rivoluzionaria”. L’articolo in questione, “The Focused Leader”, è stato premiato dal HBR McKinsey Award come miglior articolo dell’anno 2013. A seguito della vincita l’articolo si trasformerà , l’anno dopo, in un altro best seller intitolato “Focus: The Hidden Driver of Excellence”.
L’intervento di Goleman al World Business Forum sarà incentrato su come diventare un leader di successo instaurando profonde relazione interpersonali. Chiarirà soprattutto il vero significato di Emotional Intelligence che negli anni è stato storpiato e tramandato in malo modo su varie testate giornalistiche, anche autorevoli. Per EQ non si intende una particolare empatia, una spiccata simpatia o profonda gentilezza e non è neanche la valorizzazione della parte femminile di noi, come molti hanno fatto credere.
L’autore definisce l’EQ come la “capacità di riconoscere le proprie emozioni, quelle degli altri, gestire le proprie, e interagire in modo costruttivo con gli altri”. Questa definizione è stata formulata sulla base di un modello che riconosce quattro domini ai quali vengono ricollegate dodici specifiche competenze:
- Self Awareness – emotional self awareness
- Self Management – emotional self control, adaptability, achievement orientation, positive outlook
- Social Awareness – empathy, organizational awareness
- Relationship Management – influence, coach and mentor, conflict management, teamwork, inspirational leadership
Semplificando la teoria si possono riconoscere due fattori che contribuiscono al successo di una leadership: uno interno che riguarderebbe la capacità del leader di auto-gestirsi e l’altro esterno che si ricondurrebbe alla capacità di entrare in empatia con il team ottenendo cosí il massimo dalle loro prestazioni.
Come rilevare l’intelligenza emotiva in un candidato durante un colloquio di lavoro? Improvvisando una simulazione, sottoponendo il candidato ad un problema per vedere in che modo riesce ad affrontarlo e risolverlo o semplicemente chiedendo quale sia stato l’errore più grave della sua carriera ed in che modo l’ha gestito o ha tratto insegnamenti da esso.