Le sentenze del caso Cucchi

Prima amarezza per il proscioglimento dei cinque medici, poi soddisfazione per la condanna dei carabinieri ritenuti responsabili. "Ci sono voluti 10 anni di dolore ma abbiamo mantenuto la promessa fatta a Stefano l'ultima volta che ci siamo visti che saremmo andati fino in fondo" le parole di Ilaria Cucchi.

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Giornata decisiva quella di oggi per le sentenze attese da anni a carico di medici e carabinieri coinvolti nella morte di Stefano Cucchi.

Ma andiamo per ordine.

La sentenza nei confronti dei medici

La prima ad arrivare è stata la sentenza nei confronti dei medici.

Quattro sentenze di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione e una di assoluzione quelle pronunciate oggi dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma per i cinque medici imputati di omicidio colposo ai danni di Stefano Cucchi. Gli imputati erano il primario del Reparto di medicina protetta Aldo Fierro, e altri quattro medici, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite, Silvia Di Carlo. Nei loro confronti il procuratore generale Mario Remus aveva chiesto di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. C’era poi Stefania Corbi, unica assolta per non aver commesso il fatto.

Inizialmente l’accusa nei confronti era per abbandono d’incapace. Nel giugno 2013 ci fu la condanna per omicidio colposo, ma poi l’assoluzione in appello. La Corte di Cassazione rimandò indietro il processo, ma i nuovi giudici d’Appello confermarono l’assoluzione che fu impugnata dalla Procura generale. La Cassazione rinviò nuovamente in appello disponendo una nuova attività dibattimentale, arrivata oggi a conclusione.

Il procuratore generale Remus durante la requisitoria aveva ricordato che il processo “evidentemente è iniziato male, con imputazioni traballanti e con una perizia in primo grado che è arrivata a valutare i fatti in maniera evidentemente erronea“. Ha anche detto che Cucchi “era un paziente difficile sotto l’aspetto psicologico; un paziente difficile che non è stato trattato per come doveva essere trattato. Un tocco di umanità, questo sarebbe bastato per farlo bere un po’ di più, per farlo mangiare un po’ di più, per salvarlo. Credo che questo paziente non sia stato ascoltato dal punto di vista sanitario e dal punto di vista psicologico“. “La prescrizione del reato è una sconfitta per la giustizia, ma questo processo è stato fatto fra mille difficoltà“.

Parole che comunque hanno lasciato perplessa e insoddisfatta la famiglia del ragazzo.

Sono momenti di estrema tensione perché sono passati dieci anni, è evidente ormai che Stefano è morto per le conseguenze di un pestaggio. Spero possa avere giustizia e riposare in pace“, ha detto Ilaria Cucchi.

La sentenza nei confronti dei 5 carabinieri

Un’insoddisfazione colmata dalla seconda sentenza, quella a carico dei cinque carabinieri, che non si è fatta attendere molto.

Poche ore fa la Corte d’Assise di Roma ha pronunciato il dispositivo di sentenza con cui ha condannato per omicidio preterintenzionale i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 12 anni. Assolto dall’accusa di omicidio Francesco Tedesco, l’imputato-accusatore che con le sue dichiarazioni ha fatto chiarezza sul pestaggio e a suo carico resta solo la condanna a 2 anni e sei mesi per falso. Per lo stesso reato il comandante interinale della stazione Appia, Roberto Mandolini, è stato condannato a 3 anni e otto mesi. Assolti Vincenzo Nicolardi, Tedesco e Mandolini dall’accusa di calunnia.

La Corte ha disposto il pagamento di una provvisionale di centomila euro ciascuno ai genitori di Cucchi e alla sorella Ilaria. Di Bernardo, D’Alessandro, Mandolini e Tedesco dovranno risarcire anche le parti civili: Roma Capitale, Cittadinanzattiva e i tre agenti della polizia penitenziaria. Sono stati condannati al pagamento delle loro spese legali per complessivi trentaseimila e cinquecento euro.

Di Bernardo e D’Alessandro sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, mentre Mandolini è stato condannato all’interdizione per soli cinque anni.

L’insoddisfazione dei difensori degli imputati

Per i difensori dei condannati la “sentenza non si concilia con prescrizione medici. Faremo ricorso“. “Se secondo la corte d’assise d’appello non è escluso che Cucchi sia morto per colpa dei medici come si può concepire una morte per omicidio preterintenzionale? Leggeremo le motivazioni della sentenza e faremo certamente appello. Abbiamo aspettato 5 anni per farci riconoscere dalla Cassazione, nel processo mafia capitale, quello che abbiamo sostenuto fin dall’inizio. Abbiamo pazienza anche per questo processo“.

La famiglia Cucchi invece è soddisfatta. Dopo dieci anni di sofferenza “Finalmente ci sono i colpevoli“.

C’è davvero contraddizione tra le due sentenze emesse oggi? Restiamo in attesa del deposito di entrambe le motivazioni per conoscere gli iter argomentativi dei diversi organi giudicanti.