Le ribelli della montagna: storie di donne e partigiane della Resistenza

Paola, Carla, Irma sono nomi di donne e partigiane della Resistenza. Anch’esse, mosse dall’amore per la libertà, impugnarono le armi e si ribellarono contro il nemico oppressore e contro una cultura che le aveva relegate al ruolo di “angelo del focolare domestico”

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donne e partigiane

Le donne della Resistenza: staffette, portatrici di bombe e coperte, informatrici segrete, osservatrici attente, partigiane e combattenti delle montagne. La Resistenza per le partigiane assunse un valore ancora più forte, più preciso. Per le donne fu anche una guerra “privata” per l’emancipazione da quella che era stata la cultura fascista in Italia, cultura improntata al rispetto delle gerarchie fuori e dentro le mura domestiche; cultura che aveva condannato la donna ad essere solo la sposa e madre esemplare.

Ci fu un Manifesto dei Gruppi di difesa della donna, pubblicato nell’Ottobre del 1943, che spiegava molto bene che cosa è stata la Resistenza per le donne partigiane: «le donne rivendicano il diritto di disporre della loro sorte. Chi dice che il posto della donna è nella casa tradisce e mente».

Nelle righe che seguiranno, compariranno nomi di partigiane, nomi che sono testimonianze, storie di dolore e commozione, storie di giustizia e di libertà. Possiamo leggere queste storie e percepire l’eco di quelle vicende lontanissime, possiamo leggere le storie e avvertire un brivido nella coscienza, brivido che ci ricorda che alle spalle abbiamo un passato di nobili ideali. Possiamo guardare a quel passato per meglio vivere il presente e per spingerci al futuro nella giusta direzione.

Donne e partigiane: la storia di Carla Capponi

Carla Capponi, gappista romana, portò a termine insieme ad altri partigiani l’attentato di Via Rasella, l’azione della Resistenza romana contro un battaglione delle SS. Carla entrava spesso in contrasto con i suoi compagni partigiani. Si racconta che la giovane si ribellò anche al suo gruppo di liberazione: quando i compagni non vollero darle una pistola, se la prese da sé, con caparbietà e sicurezza. Carla divenne comandante dell’unità partigiana operante tra Valmontone e Zagarolo e fu insignita della Medaglia d’oro al valor militare.

Carla Capponi

Paola Garelli

Un’altra storia, triste e struggente, è quella di Paola Garelli. Paola, con il nome di battaglia Mirka, svolse la sua attività clandestina assolvendo ai compiti di collegamento e di rifornimento viveri e materiali. Aveva 28 anni quando le camicie nere l’arrestarono e la fucilarono nel novembre del 1944. Paola, prima di morire scrisse una missiva a sua figlia: «Mimma cara, la tua mamma se ne va pensandoti e amandoti…non devi piangere né vergognarti per me. Quando sarai grande capirai meglio. Ti chiedo una sola cosa: studia, io ti proteggerò dal cielo».   

Paola Garelli

Walkiria Terradura

La partigiana Walkiria, figlia di un avvocato del Foro perugino, disprezzò il regime fascista fin da fanciulla. Walkiria, per la sua tenacia e forza d’animo, divenne la comandante di un gruppo di partigiani uomini sui monti del Burano.

Walkiria Terradura

Irma Bandiera

Irma Bandiera fu catturata dai fascisti mentre trasportava armi e bombe alla base della sua formazione a Castel Maggiore: la partigiana fu torturata e vessata. I fascisti interrogarono Irma per molti giorni: volevano informazioni sugli altri partigiani ma la donna non confessò mai e fu ulteriormente martoriata. I suoi aguzzini l’accecarono e quando fu allo stremo delle sue forze la fucilarono. La federazione bolognese del PCI il 4 settembre 1944 fece circolare un foglio clandestino in cui si ricordava il senso patriottico del sacrificio di Irma, incitando i bolognesi a intensificare la lotta partigiana.

Irma Bandiera

Donne e partigiane: Gabriella Degli Esposti

Gabriella Degli Esposti, di umili origini, madre di due bambini, fu coordinatrice dei Gruppi di Difesa della Donna e fu solo grazie al carisma della Gabriella che, nelle giornate del 13 e del 29 luglio 1944, centinaia di donne scesero in piazza a Castel Franco per protestare contro la guerra. La ribelle fu arrestata, torturata a lungo. I fascisti le strapparono i seni, le squarciarono il ventre e le cavarono gli occhi. La donna era in attesa del terzo figlio.

Gabriella Degli Esposti

Cecilia Deganutti

Cecilia, insegnante di scuola elementare, svolse l’attività clandestina sia come staffetta che come crocerossina. Finì rinchiusa nella famigerata Risiera di San Sabbia e a poche settimana dal 25 aprile fu uccisa e arsa nel forno crematorio.

Cecilia Deganutti

Iris Versari

La partigiana Iris Versari prese parte a numerose azioni di guerriglia e si distinse per un coraggio indescrivibile: nell’agosto del 1944, Iris, ferita ad una gamba, si rifugiò in una casa colonica. Quella casa fu scoperta dai nazifascisti, i partigiani opposero resistenza e quando la giovane donna capì di non potersi muovere per via della gamba, per evitare di mettere in pericolo l’intera formazione si uccise.

Iris Versari

Anna Maria Enriques Agnoletti

Anna Maria Enriques Agnoletti fu tra i dirigenti del Movimento cristiano sociale e coordinò alla radio una trasmissione di informazione agli alleati. La partigiana fu tradita da un agente provocatore che si spacciò per un ex ufficiale, fu catturata e fucilata.

Anna Maria Agnoletti

Le donne e partigiane della Resistenza: fiere combattenti per la libertà

Queste sono solo alcune delle storie di donne e partigiane della Resistenza. Storie tristi e commoventi. Testimonianze crude e terribili. Le partigiane, ostinatamente idealiste, furono fiere combattenti: lasciarono le mura domestiche, abbandonarono le cucine per il fronte clandestino delle montagne. Donne e partigiane, dolci o dure, composte o trasgressive, operaie, madri, figlie, principesse e contadine ma tutte unite nel segno dell’amore più grande: la libertà.

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