Le repressioni attuate dal governo in Bielorussia potrebbero costituire crimini contro l’umanità. Ad affermarlo è un rapporto delle Nazioni Unite.
Le repressioni in Bielorussia sono un crimine contro l’umanità?
Un rapporto pubblicato dall’Ufficio per i diritti delle Nazioni Unite afferma che le violazioni dei diritti umani compiute dalle autorità bielorusse, compresa la repressione sistematica di manifestanti e dissidenti, potrebbero costituire crimini contro l’umanità. Il rapporto copre il periodo compreso tra maggio 2020 e la fine del 2022, comprese le contestate elezioni presidenziali che hanno dato ad Aleksander Lukashenko il suo sesto mandato, nonché la brutale repressione dei manifestanti e dei critici che ne è seguita. Centinaia di persone sono state arrestate e picchiate dalle forze di sicurezza durante le manifestazioni che hanno avuto luogo dopo che Lukashenko è stato dichiarato vincitore del voto presidenziale del 2020, un risultato che l’opposizione e i paesi occidentali hanno dichiarato fraudolento.
Le violazioni delineate nel rapporto includono “l’ampio uso non necessario e sproporzionato della forza” da parte dei servizi di sicurezza, la tortura, gli arresti arbitrari e l’impunità. Il rapporto afferma anche che gli abusi “sembrano aver fatto parte di una campagna di violenza e repressione” contro coloro che criticavano il governo.
“Nuova relazione dell’ONU. L’Ufficio per i diritti umani sottolinea i crimini contro l’umanità commessi dal regime bielorusso, compreso l’uso sistematico della tortura e della violenza sessuale. Mi associo all’appello rivolto agli Stati membri delle Nazioni Unite affinché utilizzino la giurisdizione universale per ritenere il regime responsabile dei suoi crimini”, ha affermato la leader dell’opposizione bielorussa Svetlana Tikhanovskaya, che è stata appena condannata a 15 anni di reclusione e attualmente si trova in esilio.
Leggi anche: La Bielorussia condanna la leader dell’opposizione in esilio a 15 anni di carcere
