All’interno della CEZ (la zona di esclusione di Chernobyl) recenti studi dimostrano come, diversamente da quanto si pensava, le radiazioni hanno avuto effetti negativi anche sulla fauna selvatica.
Il numero di mammiferi all’interno dell’area è diminuito del 60%.
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Meglio le radiazioni che l’uomo
Normalmente si riteneva che in quella zona la fauna selvatica fosse più prospera, probabilmente a causa dell’assenza umana.
Si pensava che gli effetti dell’uomo sulle popolazioni di animali selvatici fossero superiori ai danni subiti dalle radiazioni.
Di vero c’è sicuramente che gli animali da quelle parti hanno modificato i loro ritmi e periodi di attività divenendo più visibili senza i disturbi antropici.
Senza contare gli animali che hanno ripopolato quelle aree in un secondo momento dopo l’incidente del 1986. Provenendo da zone di caccia e pressione umana decisamente superiori hanno trovato rifugio in quei luoghi dai quali l’uomo non è più presente.
La verità sugli effetti per la fauna selvatica
Tuttavia le conseguenze all’esposizione delle radiazioni esistono anche per loro. Vite più brevi e tassi riproduttivi più bassi sono solo alcune.
Gli uccelli, inoltre, sembrano aver subito variazioni nella dimensione dei loro cervelli.
Dunque, sebbene non siano visibili effetti diretti sui singoli individui le radiazioni hanno comunque apportato danni alla fisiologia degli animali con effetti maggiormente visibili nel corso di più generazioni.
Anche a Fukushima sono diminuiti gli uccelli a causa delle radiazioni
Tuttavia c’era d’aspettarsi una simile conseguenza per gli animali. Anche un precedente studio pubblicato su Nature nel 2015 riportava le conseguenze delle radiazioni sugli uccelli intorno all’area di Fukushima dove nel 2011 avvenne un altro incidente nucleare molto importante.
Anche qui le radiazioni sembrano aver influito sulle capacità riproduttive degli animali e nell’area circostante gli uccelli sono diminuiti del 50%.