giovedì, Dicembre 12, 2024

Le lettere dell’Ortis: l’eternità di Foscolo

Le lettere dell’Ortis ci appaiono come il racconto di chi si butta allo sbaraglio nei tempi e nella vita. La storia di chi esce sconfitto dall’esistenza per irrimediabile disagio.

Le ultime lettere di Jacopo Ortis, opera che uscì tra il 1789 e il 1802, senza dubbio è un romanzo d’amore e di passione politica. Probabilmente il primo della modernità.

Oggi ricorre l’anniversario della morte di Ugo Foscolo. Ricordiamo il poeta con dieci passi del romanzo epistolare.


10 settembre 1827 muore Ugo Foscolo


Le lettere dell'Ortis: il ritratto dell'Ortis

Le lettere dell’Ortis: il primo romanzo d’amore e di passione politica della modernità

Sì, le lettere dell’Ortis hanno dato forma e contenuto al primo romanzo d’amore e di passione politica della modernità. Ancora quest’ultimo è il libro della solitudine e della disperazione ma dell’amicizia come ultimo approdo.

Il romanzo è il ritratto del suo autore. Lo scritto ci spiega l’esistenza di Ugo Foscolo. Quell’esistenza fatta di passioni indomabili e di libertà senza compromessi. Ci parla del poeta, delicatissimo ma indomabile. Mette in risalto il suo pensiero libero e puro.


Ugo Foscolo: impeto, amore, furia e libertà in versi


Le lettere dell’Ortis: il libro della prosa della nuova Italia

Le ultime lettere di Jacopo Ortis rappresenta ancora oggi la prosa della nuova Italia. L’Ortis foscoliano occupa, nella letteratura italiana, la posizione di primo romanzo moderno. Non solo, il libro conclude la grande tradizione di narrativa epistolare europea, segnata da Rousseau e Goethe. Quindi esso si colloca su questi giganti ma ne rovescia l’impostazione tonale, completamente.

Le lettere dell’Ortis compongono il primo grande testo della disperazione di vivere dopo la rivoluzione.

Foscolo ha sempre definito le lettere dell’Ortis come il romanzo del suo cuore. In quella scrittura ha mostrato la sua anima e ha fatto i conti con la sua incontenibile personalità.

Il poeta ha scritto così: ”mi sono fedelmente dipinto con tutte le mie follie nell’Ortis…ho dipinto, sotto il nome del mio sfortunato amico, tutto me stesso. Ho dipinte le mie opinioni con ingenuità e i nostri tempi con pari coraggio”.

Dieci piccoli passi tratti dall’Ortis per ricordare il poeta Ugo Foscolo

Leggendo Le ultime lettere di Jacopo Ortis si passa dal cuore all’Io del Foscolo. Proprio come se il poeta fosse accanto al lettore. Ecco dieci estratti del romanzo.

E perché farci vedere e sentire la libertà, e poi ritorcela per sempre… e infamamente?

Credo che il desiderio di sapere la storia de’ tempi andati sia figlio del nostro amor proprio che vorrebbe illudersi e prolungare la vita unendoci agli uomini e alle cose che non sono più, e facendole, sto per dire, di nostra proprietà. Ama la immaginazione di spaziare fra i secoli di possedere un altro universo”.

Cos’è l’uomo se tu lo lasci alla sola ragione fredda, calcolatrice? Scellerato, e scellerato bassamante”.

Sono infelice! Io avea concepito tutto il terribile significato di queste parole, e gemeva dentro l’anima, veggendomi innanzi la vittima che dovea sacrificarsi al pregiudizio e all’interesse”.

Le lettere dell'Ortis di Foscolo

Gli aforismi dal libro del cuore di Ugo Foscolo

Le sublimi anime passeggiano sopra le teste della moltitudine che oltraggiata dalla loro grandezza tenta d’incatenarle o di deriderle, e chiama pazzie le azioni ch’ella immersa nel fango non può ammirare e conoscere”.

Dopo quel bacio io son fatto divino. Le mie idee sono più sublimi e ridenti, il mio aspetto più gaio, il mio cuore più compassionevole. Mi pare che tutto s’abbellisca a’ miei sguardi: il lamentar degli augelli, e il bisbiglio deì zefiri fra le frondi son oggi più soavi che mai; le piante si fecondano, e i fiori si colorano sotto a’ miei piedi; non fuggo più gli uomini e tutta la natura mi sembra mia”.

Illusioni! Ma intanto senza di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o nella rigida e noiosa indolenza. E se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani e lo caccerò come un servo infedele”.

Un giovine dritto e bollente di cuore, ma povero di ricchezze, ed incauto d’ingegno come sei tu, sarà sempre o l’ordigno del fazioso, o la vittima del potente”.

Io taceva, ed egli alzandosi per lasciarmi, riprese: i libri m’insegnavano ad amare gli uomini e la virtù; ma i libri, gli uomini e la virtù mi hanno tradito”.

O mortali che giudicate inconsiderato tutto quello che non è prospero, mettetevi una mano sul petto e poi confessate… siete più savi o più fortunati?”.

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