Le 300 renne uccise da un fulmine in Norvegia

Durante l’Agosto del 2016 circa 300 renne sono morte, su un altopiano norvegese, a causa di un fulmine.

La politica europea riguardo la gestione dei cadaveri, anche di animali selvatici, è molto rigida. Normalmente le carcasse vengono rimosse dall’ambiente naturale e smaltite al fine di evitare epidemie e scenari sgradevoli ai visitatori di parchi e riserve.

In via del tutto eccezionale, e date le cause naturali della morte di questi animali, gli scienziati hanno deciso di lasciare i corpi delle renne nello stesso posto in cui sono morte. Il fine era quello di osservare il processo naturale di decomposizione delle carcasse e le interazioni che si sarebbero create con l’ambiente circostante.

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Come prevedibile, durante gli anni, la permanenza delle renne morte ha giovato a moltissimi animali.

Ad esempio, i corpi sono stati una notevole fonte di nutrimento per ghiottoni, volpi, uccelli rapaci, e molti altri animali definiti spazzini.

In un secondo momento sono arrivate anche svariate specie di uccelli insettivori per nutrirsi dei numerosi insetti necrofagi, come le mosche e le loro larve ad esempio.

Poi, spariti gli animali spazzini più grossi, si sono presentati in questa “valle della morte” anche molte specie di roditori che, per ovvi motivi, hanno aspettato che andassero via i potenziali predatori che circolavano nei dintorni.

La natura ha bisogno anche della morte

Le osservazioni effettuate duranti questi anni su questa “landa di morte” portano ancora una volta a ridiscutere la gestione delle carcasse in ambente selvaggio in tutto Europa.

Per quanto possa essere triste la vista di un corpo animale che giace privo di vita è importante tenere conto delle innumerevoli conseguenze e benefici che esso può portare all’ambiente.

Ad esempio diversi rapaci e uccelli necrofagi risentono della scarsa disponibilità di carcasse sul territorio europeo.

Inoltre dove giace un animale morto raramente i grossi erbivori si aggirano nei suoi dintorni. In questo modo la vegetazione intorno alle carcasse cresce, e molte specie vegetali prosperano in assenza di grossi erbivori che ne limiterebbero la crescita o la riproduzione.

Si creano così ambienti più eterogenei e diversificati, che incrementano la biodiversità.

E’ chiara la preoccupazione di agricoltori e veterinari per i possibili danni al bestiame domestico (nel caso di animali morti per malattie), ma è altrettanto evidente l’importanza delle carcasse nelle reti trofiche naturali.

In qualche modo è necessario che le creature, morendo, possano restituire i nutrienti alla terra. Tutto fa parte di un ciclo che, dove possibile, sarebbe opportuno lasciar completare.

Dario Geloso
Dario Geloso
Classe 1994. Originario della Sicilia vivo a Brescia dove lavoro in qualità di commesso per un negozio di articoli sportivi. Nel tempo libero studio da semplice appassionato la natura e i suoi sistemi di conservazione, amo le gite nel verde e scrivo articoli di carattere scientifico.

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