martedì, Aprile 16, 2024

Laura Di Raimondo: il bene supremo nel donare organi

Laura Di Raimondo fa sentire la propria voce nel contesto sociale e medico. Donare organi è di fatto un gesto di grande amore verso il prossimo e, la salvaguardia di una vita, come un nuovo inizio della stessa. La donna ha subito per prima un trapianto di rene da un familiare vivente. Ciò ha dato origine ad una seconda esistenza per la Di Raimondo.

Quanto è importante donare organi?

Che il donatore sia vivente o non vivente, la donazione di organi è fondamentale in ogni caso. Il momento pandemico che stiamo vivendo ha reso le cose estremamente difficili. Ma sebbene ciò, l’equipe medica cerca di andare avanti nonostante tutto e dare adito alle persone che si trovano in situazioni precarie, necessitando interventi di trapianti. Laura Di Raimondo, al fine di sensibilizzare le persone alla donazione di organi o, a diventare donatori dopo la morte, racconta la propria esperienza. E la fa combaciare alla dedizione che il personale ospedaliero verso nei confronti dei pazienti maggiormente colpiti. Il paese ha bisogno di comprendere che un gesto d’amore quale la donazione è segno di un bene superiore verso i propri simili. Ed è proprio tale concetto che deve necessariamente entrare a far parte della nostra cultura quanto della nostra società.


A 56 anni riceve il primo trapianto completo della trachea


L’aspettativa oltre la paura

Un fondamentale approccio da tenere i considerazione per i pazienti che attendono il trapianto è l’aspettativa che si traduce nel tempo come vera e propria paura. Più il tempo passa, più la speranza tende ad affievolirsi per tutti quesi soggetti in lista che attendono la “buona” notizia ed una nuova vita. Perché di fatto si tratta di questo. Ricevere un organo sia da un donatore vivente che da uno non vivente significa cominciare di nuovo a vivere, ad amare ed apprezzare le piccole cose attorno a noi. Ma i donatori sono ancora troppo pochi e, se è tanto vero che potrebbe capitare a tutti di dover affrontare tale iter, è altrettanto giusto l’aiuto empatico da parte dell’intera popolazione. Quel che è fatto, potrebbe salvare una vita. Anche un non-donatore potrebbe aver bisogno di un trapianto di organi e, dall’altra parte ci sarebbe un muro se tutti la pensassero come il caso poc’anzi citato.

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