venerdì, Marzo 29, 2024

L’arresto di Giordano Bruno a Venezia

Dopo il processo per eresia nei confronti di Giordano Bruno, apertosi a Napoli nel 1576, il grande filosofo aveva dovuto abbandonare l’Italia.

Sapeva che non era conveniente per lui farvi rientro.

Per cui desta una qualche sorpresa la decisione di venire a Venezia, accettando l’invito fattogli dal nobile Giovanni Mocenigo.

Sta di fatto, comunque, che Giordano Bruno arrivò nella Serenissima e dovette scontrarsi, almeno inizialmente, in modo verbale con il nobile, che non era soddisfatto degli insegnamenti impartitegli.

Le sue insistenze divennero sempre più pesanti, soprattutto nel tentativo di trattenerlo, quando gli fu manifestata l’intenzione di rientrare a Francoforte.

I fatti narrano addirittura che la notte del 22 maggio 1592 Giovanni Mocenigo fece imprigionare il filosofo nei solai del suo palazzo dai suoi servitori.

Si dice ancora che l’ira del nobile fu tale che il mattino successivo scrisse una denuncia contro Giordano Bruno che consegnò alla Santa Inquisizione di Venezia nella persona di Giovan Gabriele di Saluzzo.

La lettera del nobile fu il documento chiave di tutta la vicenda processuale, su cui si baserà la sentenza.

Le accuse mossegli riguardavano, in particolare, la negazione del dogma della presenza nell’Eucarestia del corpo e sangue di Cristo, della verginità di Maria e della Trinità.

A questa lettera nel seguirono altre due del nobile che rincararono la dose di accuse, tra le quali quella di aver soggiornato in paesi eretici.

Per le accuse gravissime mossegli, Giordano Bruno fu prelevato dalla casa del nobile e tradotto nelle carceri del Sant’Uffizio di San Domenico di Castello.

Fu l’inizio della sua fine.

Estradato a Roma da Venezia, vicino alla culla della Cristianità, il filosofo aveva ben poche occasioni di uscire vivo dal carcere.

Infatti, dal carcere Giordano Bruno uscirà solo per essere giustiziato in Campo de’ Fiori.

Nonostante diversi prelati avessero tentato di ottenere un suo ripensamento, l’ostinazione manifesta lo portò diritto al rogo.

Vicenda davvero densa di significati storici, ma anche testimonianza di un’epoca dai grandi contrasti su temi fondamentali per la Chiesa Cattolica.

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