La luce da sempre attrae l’uomo, è simbolo di conoscenza e rischiara gli animi. Al Maec di Cortona sono riunite lampade etrusche e oggetti collegati ad antichi riti romani. La mostra “Luci dalle tenebre” presenta anche i sistemi per illuminare gli ambienti del passato.
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Come sono le lampade etrusche?
Sono dei contenitori in terracotta, in uso anche tra i Romani, riempiti con olio e poi accesi nei pressi di tombe e templi. La forma era allungata e molte lampade avevano un manico per trasportarle più agevolmente. Inizialmente erano aperte, ma poi gli artigiani realizzano coperchi per proteggere ciò che hanno all’interno. I materiali possono variare in base al contesto, si sono conservate anche lucerne in argento e oro, e la decorazione è soprattutto mitologica. Presentavano anche dei fori dove passavano catenelle e corde con cui erano appese.
I temi della mostra “Luci dalle tenebre. Dai lumi degli Etruschi ai bagliori di Pompei”
L’esposizione affronta gli argomenti della luce divina, naturale e delle tecniche di illuminazione. Per le civiltà antiche gli Dei si manifestavano attraverso il sole e le stelle, quindi le ore di irradiazione della Terra erano la loro rappresentazione. Le feste etrusche erano incentrate sui cambiamenti stagionali, sul salire o abbassarsi dell’astro. Le genti dell’Italia centrale utilizzavano lampadari nei luoghi pubblici e un modello tridimensionale ne mostra il funzionamento.
La statua di efebo con candelabro
La collaborazione col Mann di Napoli permette di presentare anche alcuni reperti provenienti da Pompei. In particolare, è degna di nota la statua in bronzo di un efebo con un candelabro ritrovata integra in una dimora di via dell’Abbondanza. La scultura è collocata con uno speciale allestimento nella sala dei Mappamondi. C’è anche una sezione di materiali sull’illuminazione nella cultura nuragica della Sardegna preromana. La mostra è in programma dal 5 giugno al 12 settembre al Museo dell’Accademia etrusca e della Città di Cortona. Apertura: tutti i giorni dalle 10 alle 19.