venerdì, Aprile 19, 2024

L’Agricoltura Italiana: Nel settore agroalimentare non c’è carenza di manodopera, ma di diritti per i lavoratori

Situazione attuale in Europa

Oggi, in Europa, alcuni dei principali settori ad alta intensità di manodopera, come la produzione e la distribuzione agroalimentare, i quali si affidano all’impiego di una forza lavoro migrante, caratterizzata da un’elevata flessibilità, da bassi salari e da condizioni di sfruttamento del lavoro. I principali fattori che spingono a ricorrere a questa forza lavoro sono il fatto di puntare sempre a un ribasso dei prezzi e dei costi nonché lo scompenso di potere nelle lunghe catene di approvvigionamento. Allo stesso tempo, questo sistema sfrutta le incoerenze delle politiche europee e nazionali in materia di migrazione, asilo e mobilità del lavoro.

Dallo scoppio della crisi COVID-19, l’aumento della domanda di beni essenziali – soprattutto alimentari – riconosce che i lavoratori agricoli, e in particolare i lavoratori migranti, come forza lavoro fondamentale nel nutrire i paesi europei. In questo scenario, l’isolamento delle frontiere – che ha immobilizzato migliaia di lavoratori stagionali stranieri, soprattutto dall’Europa dell’Est – ha causato il timore di carenze di manodopera e perdite di produzione alimentare in molti Paesi dell’UE.

Le misure adottate dall’Italia

In Italia, ad esempio, secondo le stime ufficiali, quest’anno mancheranno circa 370 mila lavoratori stagionali immigrati, provenienti soprattutto da Romania, Bulgaria e Polonia. Più del 25% del cibo prodotto in questo territorio dipende dalla manodopera di questi lavoratori migranti. Il governo italiano stabiliva che i permessi di soggiorno in scadenza (anche per il lavoro stagionale) siano prorogati per la validità fino al 15 giugno 2020. Ciò non è stato sufficiente a colmare la carenza di manodopera in agricoltura.

Il Voucher, dannoso per il lavoro agricolo

Alcune delle principali organizzazioni nazionali di agricoltori, pertanto, hanno suggerito di implementare il sistema dei voucher in questo settore, al fine di facilitare l’assunzione di pensionati nazionali, studenti e disoccupati. Questa proposta è sostenuta anche dai partiti di destra. Ma, come hanno sottolineato i sindacati, invece di contribuire ad attrarre più lavoratori, l’uso dei voucher, che riguarda i rapporti di lavoro occasionali, non farebbe altro che contribuire a rendere il lavoro agricolo più precario e non protetto, anche in termini di tutela della salute.

Quando produrre è più importante

Le organizzazioni degli agricoltori hanno anche chiesto la creazione di “corridoi verdi” speciali. Questi corridoi consentono la circolazione dei lavoratori stagionali all’interno dell’UE per rafforzare le fila della forza lavoro nei campi nazionali. Questa proposta è sostenuta dal Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali italiano. Sulle linee guida della Commissione Europea della libera circolazione dei lavoratori durante COVID-19 – ha iniziato a lavorare allo sviluppo di accordi con i Paesi dell’Est dell’Unione Europea per portare i lavoratori stagionali in Italia, “garantendo loro condizioni di lavoro sicure”. Ciò fa molto riflettere su come le politiche di lavoro e quelle migratorie fanno acqua da tutte le parti. Appare chiaro un fatto molto sconcertante. Lavoratori da paesi UE che vengono garantite le condizioni di lavoro sicure mentre a lavoratori extraUE, e qui si parla di africani sub-sahariani costretti a lavorare sotto sfruttamento totale.

La soluzione dell’amministrazione tedesca

In molti paesi ci sono tutt’ora in corso controlli massicci su aziende agricole per tutte le verificare del caso. Se il lavoratore è assunto regolarmente, se il salario è conforme alle leggi, se il lavoratore può operare in sicurezza. La dove gli viene garantito l’alloggio che rispetti le condizioni igenico sanitarie e la metratura per persona.

Caporalato. Ecco cosa c’è dietro l’intermediazione illecita di manodopera in agricoltura

Le condizioni precarie di migliaia di lavoratori

Nel frattempo, le condizioni di vita disastrose e degradanti delle aree rurali italiane sollevano ancora più preoccupazioni in questo momento di emergenza sanitaria. Soprattutto nel sud del Paese, dove migliaia di lavoratori agricoli migranti si trovano in un vero inferno. Sono bloccati in edifici isolati e affollati, tendopoli, o in baraccopoli, senza servizi di base come l’accesso all’acqua e alle strutture igienico-sanitarie.

Come dimostra chiaramente l’emergenza Covid-19, per combattere lo sfruttamento del lavoro nel sistema agroalimentare è necessario attuare interventi strutturali. Questo per rafforzare i salari e i diritti dei lavoratori e garantire condizioni di vita dignitose. Nuovi sforzi per sostenere quelle catene agroalimentari alternative che possono assicurare condizioni di lavoro eque e sostenibilità ecologica appaiono ora chiaramente essenziali.

Le quote annuali

Alcuni politici italiani e organizzazioni di agricoltori hanno invocato la rapida adozione del decreto governativo annuale per l’impiego di lavoratori migranti extracomunitari in agricoltura. Questo sistema, che fissa quote annuali per diverse categorie di lavoratori, si è rivelato inadeguato ad essere attuato. Ha portato principalmente a “regolarizzazioni ex post” e a pratiche abusive. Dal 2011, le quote per i lavoratori stagionali extracomunitari sono drasticamente ridotte. Ciò ha reso questo sistema ulteriormente incapace di soddisfare la domanda di manodopera in settori come l’agricoltura.

Dovid19 ha temporaneamente fermato i Caporali

Le misure di contenimento nella lotta contro il Covid19, hanno stabilito elevate restrizioni e controlli sulla mobilità. Ciò ha reso difficili le azioni criminali dei gangster, i cosiddetti caporali che in alcune zone d’Italia, tutt’oggi sfruttano, intimidiscono e schiavizzando molti braccianti agricoli. Quest’ultimi in combutta con imprenditori conniventi organizzano e gestiscono a livello capillare l’intermediazione illecita nell’agricoltura.

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