La violenza ostetrica è una forma della violenza di genere. Comprende una serie di abusi verbali e fisici subiti durante l’assistenza al parto e, più in generale, in ambito ginecologico.
Cos’è la violenza ostetrica?
La violenza ostetrica è una forma della violenza di genere. Comprende una serie di abusi verbali e fisici subiti durante l’assistenza al parto e, più in generale, in ambito ginecologico.
Quindi è un insieme di comportamenti che hanno a che fare con la salute riproduttiva e sessuale delle donne.
La violenza ostetrica si può descrivere come la forma più invisibile e naturalizzata della violenza contro le donne che, in questo caso, si verifica all’interno dei sistemi sanitari.
Storia e origine
E’ stata descritta per la prima volta in America Latina nei primi anni 2000 ed è in aumento nei Paesi europei. Deriva dalla mancanza di comunicazione tra il personale sanitario e la donna che sta per dare alla luce un figlio. Le donne sono vittime di pratiche violente o che possono essere percepite come tali. Le pratiche riconducibili alla violenza sono da ricercare nella mancanza di personale, nell’afflusso elevato di pazienti, negli stipendi bassi. Come pure nei turni lunghissimi, nella mancanza di infrastrutture. Tutte queste situazioni generano condizioni di lavoro stressanti e possono far scaturire in comportamenti irrispettosi e poco professionali da parte del personale medico.
Tra le altre, pratiche lesive sono: le episiotomie o esplorazioni vaginali realizzate senza consenso. Come pure interventi dolorosi eseguiti senza anestesia. E ancora cesarei non necessari.
Qualche dato della violenza ostetrica
Da studi è emerso che il 21% delle donne dichiara di aver subito episodi di violenza ostetrica. Inoltre, colpisce che il 6% delle donne intervistate è rimasta traumatizzata dall’esperienza vissuta da decidere di non volere altri figli.
Il 41%, cioè 4 donne su 10, ha affermato di aver ricevuto pratiche lesive della propria dignità.
Categorie della violenza ostetrica
La violenza ostetrica può essere realizzata da tutti i professionisti sanitari che assistono la donna e il neonato. Ne esistono cinque categorie:
- interventi di routine, ridondanti e con eccessiva medicalizzazione, eseguiti sulla madre e/o sul bambino;
- abuso verbale, umiliazione o aggressione fisica;
- insufficiente disponibilità di attrezzature mediche e strutture inadatte;
- procedure mediche eseguite senza aver ottenuto il consenso della donna, quindi in assenza di informazioni complete ed esaurienti;
- qualsiasi forma di discriminazione culturale, economica, religiosa ed etnica.
Importanza del consenso informato
Le donne hanno il diritto di essere informate e di scegliere i trattamenti ai quali essere sottoposte. I professionisti sanitari hanno il dovere di informarle in maniera corretta. Inoltre, se una donna ha prima acconsentito a un pratica, qualora cambiasse successivamente idea, è libera di revocare il proprio consenso.
Dichiarazione dell’OMS
La donna che sta per partorire quasi mai è coinvolta nelle decisioni che riguardano il proprio corpo, nel momento in cui sta per dare alla luce un figlio. Uno dei momenti più belli della vita, che può essere rovinato e portare conseguenze e traumi a livello fisico e psicologico. Nel 2014, l’OMS ha reso noto un documento denominato “La prevenzione e l’eliminazione della mancanza di rispetto e degli abusi durante il travaglio e il parto presso le strutture sanitarie”.
Qui si denuncia che in tutto il mondo molte donne durante il parto in ospedale, hanno esperienza di trattamenti irrispettosi e abusanti. Questi ultimi non solo violano il diritto delle donne ad un’assistenza sanitaria rispettosa, ma possono anche ‘minacciare il loro diritto alla vita, alla salute, all’integrità fisica e alla libertà da ogni forma di discriminazione’.
Nel 2019 è stata approvata la Risoluzione n. 2306/2019 del Consiglio d’Europa, che qualifica la violenza ostetrica contro le donne come violenza di genere. Pertanto, essa è inserita nel quadro normativo della Convenzione di Istanbul, stipulata nel 2011.
Pratiche nocive secondo l’OMS
Sono quindici le pratiche considerate nocive o inefficaci da parte dell’OMS. Tra queste, ci sono:
- l’uso di routine del clistere e della rasatura pubica. Come pure della routine di far mettere la donna in posizione supina o sdraiata con le gambe piegate a 90 gradi, con o senza staffe, durante il travaglio;
- l’uso di routine di compresse o iniezioni di farmaci che contraggono la parete uterina nella terza fase del travaglio;
- l’esplorazione manuale dell’utero dopo il parto.
Per contrastare e informare sulla violenza ostrica, sono state realizzare campagne di sensibilizzazione, collegate ad hashtag proprio per una maggiore divulgazione e conoscenza: #maisole e #BastaTacere:lemadrihannovoce
https://www.periodicodaily.com/violenza-di-genere-tra-cronaca-leggi-e-iniziative/