Nell’agosto di un secolo fa viene smascherata la truffa dei Protocolli dei Savi di Sion, la pubblicazione antisemita più famosa dell’era moderna.
Cosa sono i Protocolli dei Savi di Sion
I Protocolli dei Savi di Sion sono un presunto resoconto di alcune sedute segrete tenute a Basilea al tempo del congresso sionista del 1897. Lo scopo di questi incontri sarebbe stato quello di escogitare un piano di dominio mondiale degli Ebrei attraverso l’economia e la finanza, i media e i conflitti religiosi. Il testo è suddiviso in 24 capitoli, nei quali sono illustrati i sistemi per ottenere il controllo del mondo. Uno di questi è convincere con l’inganno i non Ebrei ad assecondare la loro volontà. I loro metodi preferiti sono la diffusione di idee liberali, il sovvertimento della morale, la promozione della libertà di stampa, la contestazione dell’autorità tradizionale e dei valori cristiani e patriottici.
La storia dei Protocolli
Quando sono nati questi protocolli e perché? Per quanto tempo si è creduto nella veridicità di questo documento? Quando è stata scoperto l’inganno?
Le origini
I Protocolli hanno iniziato a circolare, seppur in forma abbreviata, nel 1903 nella Russia zarista tramite il giornale Znamya (“Il Manifesto”). Il testo è stato redatto probabilmente da un agente della Ochrana, la polizia segreta russa, al fine di informare la corona di una presunta cospirazione ebraica contro lo Stato. Gli zar non vedevano gli Ebrei di buon occhio, perché li reputava potenziali alleati dei liberali. La versione definitiva viene pubblicata per la prima volta nel 1905, come Appendice a Il Grande all’interno del Piccolo: la Venuta dell’Anti-Cristo e il dominio di Satana sulla Terra, dello scrittore russo Sergei Nilus. Per poi essere tradotta in più lingue.
La diffusione dei Protocolli dopo la Rivoluzione Russa
L’opera si diffuse su scala mondiale soprattutto negli anni successivi alla Prima guerra mondiale. Dopo la Rivoluzione russa del 1917, alcuni anti-bolscevichi portarono i Protocolli in Occidente. In poco tempo iniziarono a essere divulgati in tutta Europa, negli Stati Uniti, Sud America e Giappone. Anche in Una traduzione araba apparve per la prima volta negli anni Venti.
Il Dearborn independent pubblica L’Ebreo Internazionale
I Protocolli raggiunsero l’apice del successo a partire dal 1920, quando il giornale di proprietà del magnate dell’automobile Henry Ford, The Dearborn Independent,, iniziò a pubblicarne una serie di articoli. Questi scritti vennero raccolti in un libro, poi tradotto in almeno 16 lingue, L’Ebreo Internazionale. Il testo arrivò anche nelle mani di Adolf Hitler e di Joseph Goebbels, futuro Ministro della Propaganda nazista, che lodarono Ford per questo lavoro.
I Protocolli dei Savi di Sion nella Germania nazista
In Germania Hitler fece spesso riferimento ai Protocolli in alcuni dei suoi primi discorsi politici e continuò a sfruttare il mito degli “Ebrei-Bolscevichi” che cospiravano per controllare il mondo. Il partito infatti pubblicò almeno 23 edizioni dei Protocolli, tra il 1919 e il 1939. Il testo fece breccia nelle scuole a scopo di indottrinamento dal 1933, quando il Nazismo prese il potere.
La verità sui Protocolli dei Savi di Sion
Nel 1921 Philip Perceval Graves, corrispondente a Costantinopoli del londinese Times, scrisse una serie di articoli, poi pubblicati tra il 16 e il 18 agosto. Con questi scritti dimostrò per la prima voltache i Protocolli non erano altro che un vero e proprio plagio, fatto pure male. Dagli stessi articoli si evince che l’opera è frutto di un riadattamento in chiave antisemita di un libro contro Napoleone III di Maurice Joly del 1864: Dialogo all’Inferno tra Machiavelli e Montesquieu. Si tratta di un libro circolato al tempo illegalmente, perché antimonarchico. Joly non fa alcun riferimento agli Ebrei. L’opera del francese si rifà ad un famoso romanzo di Eugène Sue, I misteri del popolo, nel quale il ruolo dei cospiratori era affidato ai Gesuiti. Altre ricerche rivelarono che i Protocolli sono stati rielaborati da un capitolo del romanzo dell’autore prussiano e antisemita Hermann Goedsche Biarritz (1868).
Il confronto tra Joly e i Protocolli dei Savi di Sion
Sia Joly, sia l’autore dei Protocolli utilizzano le stesse parole per affermare che la politica non ha nulla a che vedere con la moralità. Ad esempio, nel testo francese il diritto è “assolutamente vago”, similmente per il falso è “un’idea astratta stabilita da nessuno”. Joly mette in bocca a Machiavelli queste parole: “Pongo meno attenzione al bene e alla morale che all’utile e al necessario”. Analogamente i Protocolli usano la stessa frase, ma usando la parola “redditizio” al posto del termine “utile”. Entrambi i testi esaltano il dispotismo come unica soluzione contro l’anarchia.
Le prime condanne dopo il 1921
Nel 1935 un tribunale svizzero multò due leader nazisti, rei di aver fatto circolare a Berna un’edizione tedesca dei Protocolli. La sentenza del giudice dichiarò i Protocolli “diffamatori”, “un chiaro falso” e “un cumulo di ridicole sciocchezze”. Nel 1964 il Senato Americano definì i Protocolli un’opera di pura “invenzione”, con contenuti “privi di senso”. Nel 1993 un tribunale russo considerò la pubblicazione dei Protocolli da parte di Pamyat, un’organizzazione di estrema destra, un vero e proprio atto antisemita. Nonostante l’accertata falsità dell’opera, i Protocolli rimangono il testo antisemita più influente pubblicato negli ultimi cento anni e continuano ad attirare gli antisemiti, sia gruppi sia singoli individui.
I Protocolli dei Savi di Sion oggi
Le bugie che i Protocolli dei Savi di Sion contengono sugli Ebrei, anche se più volte screditate, continuano a circolare ancora oggi, specialmente su Internet. Il Rapporto sull’Antisemitismo Globale, redatto nel 2004 dal Dipartimento di Stato Americano, riporta che “l’obiettivo dei Protocolli è chiaramente quello di incitare all’odio contro gli Ebrei e contro Israele”.
In Occidente e in Giappone
Negli Stati Uniti e in Europa, i Protocolli vengono promossi e fatti circolare dai Neo-nazisti, da coloro che sostengono la supremazia della razza bianca, e dai Negazionisti. Altri testi basati sull’argomento sono disponibili anche in Giappone, dove la presenza degli Ebrei è marginale.
Nel mondo arabo
Nelle scuole dei Paesi musulmani viene inculcato agli studenti la veridicità dei Protocolli dei Savi di Sion. Il testo ha ispirato innumerevoli discorsi politici, articoli di giornale e persino cartoni animati per bambini. Nel 2002, la televisione egiziana, sponsorizzata dal governo, mandò in onda una miniserie basata proprio sui Protocolli. Per non parlare dell’organizzazione palestinese Hamas, nemica diretta di Israele, che utilizza in parte i Protocolli per giustificare gli atti terroristici contro gli Ebrei.
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La situazione attuale
Internet ha aumentato drammaticamente la possibilità di accesso ai Protocolli. Sulla rete esistono molti siti che affrontano questo tema. Se da un lato sono sempre più diffuse le notizie che considerano i Protocolli un vero e proprio falso, dall’altro emergono sempre più pagine che li utilizzano come strumento di propaganda antisemita.