Le elezioni parlamentari, tenutesi il 13 settembre, hanno incoronato il partito laburista come primo partito del paese con 48 seggi. Al secondo posto si è posizionato il partito di destra della premier uscente Erna Solberg e al terzo il partito centrista con 28 seggi. La transizione al potere in Norvegia avviene dopo otto anni ininterrotti di dominio del partito conservatore.
Come sarà composta la nuova maggioranza?
La nuova coalizione di governo sarà presumibilmente guidata dal leader del partito laburista Jonas Gahr Stoere. Questi è impegnato a conciliare le parti e trovare una solida maggioranza parlamentare per contrastare la controparte di destra. Il nuovo patto politico sarà probabilmente sancito tra i partiti vincenti del 13 settembre: il partito laburista, il partito del centro e il partito socialista. Quest’ultimo è arrivato 5° per numero di seggi. Stoere ha già avuto, nell’ultima settimana, incontri individuali con il leader del partito di centro Trygve Slagsvold Vedum e Audun Lysbakken della sinistra socialista. Mentre, oggi, i tre leader si incontreranno per la prima volta insieme, ad nord di Oslo, per definire le linee guida della eventuale nuova coalizione governativa di sinistra e “incoronare” il proprio capofila.
Elezioni politiche in Norvegia
Transizione governativa in Norvegia
L’incontro di oggi, 23 settembre, è stato definito come un primo colloquio esplorativo per determinare se vi è una visione comune tra i partiti di sinistra. Tale visione comune sarà significativa per attuare una vera e propria transizione di governo in Norvegia. Poiché, si aprirebbero le porte ad un nuovo governo di sinistra dopo otto anni di destra. Inoltre, se verrà trovata una solida intesa tra i partiti vincitori, settimana prossima si apriranno i negoziati e il “totonomine” per i vari ministeri. Se così non fosse il leader laburista Stoere dovrà accontentarsi di governare con un governo di minoranza e maggiormente instabile.
Il punto in comune
La sostenibilità ambientale è il tema più caldo su cui si è basata la campagna elettorale del paese nordico. Infatti, la Norvegia è il più grande produttore di petrolio d’Europa e per decenni ha incentivato la propria crescita economica sull’esportazione dell’oro nero e del gas naturale. Però, le ultime elezione hanno urlato al cambiamento e alla transizione green. Ma, per un paese produttore, come la Norvegia, la transazione non può certo avvenire da un giorno all’altro. L’aspettativa di questo primo incontro preliminare tra i leader è quella di poter trovare una solida ideologia comune su cui costruire un’altrettanto solida base parlamentare per promuovere il cambiamento nel paese. Il fine principale è quello di perseguire gli obiettivi sostenibilità ambientale in linea gli accordi internazionali sul clima e con le richieste della società.
Le difficoltà strutturali ed economiche
Le elezioni hanno chiaramente fatto emergere la tendenza ambientalista dei giovani norvegesi e la nuova sensibilità della società verso la transizione climatica. Il cambiamento verso nuove fonti di energia dovrà essere graduale e pianificato siccome la Norvegia è il 13° esportatore mondiale di petrolio. E la sua industria fornisce da sola 4 milioni di barili di petrolio al giorno che rappresentano il 40% per cento delle entrate delle esportazioni annuali. Inoltre, il settore petrolifero contribuisce a circa 200.000 posti di lavoro in tutta la Norvegia.
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La transizione ecologica in Norvegia
Il partito socialista vorrebbe fermare tutte le esplorazioni di nuove risorse presenti nel Mar di Barents, oltre quelle in corso nel Mare del Nord. Ma, sia per il partito laburista che il partito di centro questa possibilità è assolutamente remota. L’unica soluzione è quella di dare tempo all’industria petrolifera e del gas di trasformarsi incoraggiando il progressivo trasferimento di personale e di conoscenze verso le nuove attività verdi. Il partito laburista, infatti, sostiene il programma di aiuto statale per avanzare nella lunga transizione verso le energie rinnovabili. Ma, per adesso, per promuovere la transizione ecologica sono ancora necessari i proventi del petrolio.