Il mondo delle auto ha subito grandi trasformazioni nell’ultimo decennio, con la tecnologia a farla sempre più da padrone. I veicoli nuovi sono sempre più carichi di elettronica, che ormai comanda ogni aspetto della vettura. L’industria corre velocemente, spinta dal progresso tecnologico, e la politica cerca di stare al passo. Tuttavia manca un ingrediente alla ricetta, che potrebbe essere fondamentale per lo sviluppo del settore. Questa domanda se la pone Mike Rutherford, editorialista di Auto Express, il quale fa una riflessione tanto semplice quanto ignorata. Scopriamo quale.
Tecnologia auto: ma ci serve davvero?
Lo scenario è il seguente. Le case costruttrici propongono soluzioni sempre più avanzate. Hanno cominciato vent’anni fa mettendo uno schermo per un navigatore satellitare. Poi, quello schermo è diventato sempre più grande fino a diventare il moderno infotainment da millemila pollici e trecento funzioni. C’è poi la sicurezza attiva, che dagli airbag degli anni ’90 è arrivata ai sistemi di guida avanzata, che sterzano e frenano al posto del guidatore. Su tutte queste promesse (mai fu termine più azzeccato), la politica disegna il mondo del futuro: ed ecco che si parla di smart cities, di autostrade intelligenti con auto connesse. Tutto bello e… tecnologico. Ma manca un piccolo dettaglio: ci hanno mai chiesto se ne avevamo bisogno? E qui che sta l’obiezione di Rutherford.
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Aiuti non richiesti
Pensiamoci un attimo: secondo voi, un tassista o un camionista accetterebbe mai che il proprio veicolo si guidi da solo? Ovviamente no, perché sarebbe un “usurpamento” del proprio lavoro. Riguardo all’infotainment, non hanno mai chiesto se uno schermo più grande ci avrebbe facilitato la vita, lo hanno messo e basta. Risultato: bestemmiamo per far connettere un cellulare tra blouetooth che va e viene, e ci distraiamo causa il megaschermo da cinema. Ma tanto c’è la frenata d’emergenza che funziona: peccato che non funzioni sempre…
Insomma, il mondo dell’auto si evolve con l’aiuto della tecnologia. Ma si è dimenticato di un piccolo particolare: l’automobilista! Che poi non è l’anello finale della catena, ma quello che l’auto materialmente l’acquista, e che può decretare il successo e il fallimento di una strada percorsa. Farebbero meglio a starci a sentire, ogni tanto, se non vogliono brutte sorprese!