giovedì, Aprile 25, 2024

La storia di Trotula – prima donna medico d’Europa

Circa un millennio fa una donna, a Salerno, praticava l’arte medica e fu la prima a scrivere di ginecologia, ostetricia e cosmesi nell’Europa occidentale. Il suo nome era Trotula.

Trotula non è una leggenda

Trotula De Ruggiero fu la prima medica d’Europa, o meglio la prima ginecologa: esperta di corpo e cose femminili, dalle mestruazioni alla gravidanza, dal parto fino alle cure di bellezza.

In un’epoca in cui il ruolo della donna, pur con le dovute differenze da luogo a luogo, non era certo valorizzato, lei curava e insegnava: fu sanatrix e magistra, terapeuta e docente, incaricata dell’onore di trasmettere il sapere (secondo alcuni non fu in realtà magistra ma quasi magistra, non potendo ricevere il titolo pieno in quanto donna – in ogni caso fu una “specialista” la cui autorevolezza e sapienza era pienamente riconosciuta nella società e nelle circostanze in cui visse).

La biografia scritta da Pietro Greco

Il giornalista scientifico Pietro Greco le ha dedicato quest’anno una biografia (Trotula, L’Asino d’oro Edizioni), e l’editore Manni ha pubblicato i due principali trattati che le vengono attribuiti, uno di stampo medico e clinico (La sinfonia del corpo), e l’altro che riguarda la cosmesi e la cura del corpo (L’armonia delle donne).

Recentemente è stata protagonista anche di due romanzi storici: Io, Trotula – Storia di una leggendaria scienziata medievale, di Dorotea Memoli Apicella, e Trotula, di Paola Presciuttini, scrittrice fiorentina.

Questo volume è inserito nella collana Profilo di donna, dedicata a donne straordinarie che hanno saputo affermarsi in ogni campo, dalla musica alla politica, dall’arte alla scienza.

Non si hanno molte certezze su di lei, ci avverte l’autore, a partire dal fatto che non risulta acclarato se fosse effettivamente una componente della potente famiglia aristocratica, di origine normanna, dei de’ Ruggiero. E, per dirla tutta, non si sa con precisione neppure se il suo nome fosse Trotula e non Trota, come sostengono alcuni.

Ma quello che si sa di certo è che fu la prima e sola donna «magistra» della celeberrima Scuola medica salernitana, e colei che viene considerata come la fondatrice della ginecologia e dell’ostetricia in Europa, secondo «un approccio di tipo laico, scientifico, moderno», come scrive Greco.

Nel libro di Greco c’è dunque la storia di una donna eccezionale, quella della Scuola medica di Salerno e della medicina occidentale. Ma c’è anche molto altro: la ricostruzione di un Sud bellissimo, terra di sapere e di contaminazione tra culture, da cui la scienza si è diffusa nel resto d’Europa.

Gli scritti di Trotula

Greco dedica tutta la seconda parte del libro a un’analisi dei testi di Trotula e della loro storia editoriale.

Trotula infatti, secondo Greco, avrebbe scritto un’opera ampia e organica su tutta la materia medica, e le cinque opere in nostro possesso sarebbero degli estratti, realizzati da più autori vicini all’autrice, forse suoi assistenti, colleghe e colleghi.

Da questa conclusione Trotula non esce affatto ridimensionata, anzi. La donna che scrisse per le donne, non si è limitata in realtà alla materia femminile ma si è occupata anche di medicina generale. Come qualsiasi altro medico dell’epoca.

Arrivare a questa rivelazione non è tuttavia così agevole per il lettore, a meno che non abbia un’infarinatura della metodologia filologica e in particolare della tradizione dei testi. Questa è forse la maggiore criticità dello scritto di Greco: per molti, la seconda parte potrebbe risultare molto più ostica rispetto al resto della narrazione, di lettura decisamente più agile.

Se Trotula ha potuto fare tutto ciò in un’epoca spesso a torto definita buia, lo deve a due straordinarie circostanze: l’essere nata in una famiglia nobile dove può studiare (e non le viene impedito) e vivere nella Salerno di quel tempo.

La vasta erudizione dell’autore ricompone, una città laica e aperta, dove le conoscenze dei Latini, dei Greci, degli Arabi, degli Ebrei, dei Bizantini, dei Longobardi e dei Normanni si fondono, dando vita a un ambiente culturale eccitante di cui Trotula fu figlia privilegiata e straordinaria.

La visione di ippocrare

Non solo Trotula si occupa di curare, ma inserisce la sua pratica medica in un quadro teorico scientifico, ovviamente in accordo con il suo tempo. Trotula si rifà alla visione di Ippocrate, con il corpo e la salute dominate dall’equilibrio tra quattro elementi: il sangue caldo-umido, il flegma freddo-umido, la bile gialla calda-secca, la bile nera fredda-secca.

Ecco allora che le malattie si spiegano all’interno di quel contesto teorico. Le mestruazioni (che Trotula chiama “fiori”, senza aderire alla tradizioni che le vuole come un’onta per le donne), per esempio, sono la “specifica purgazione” predisposta dalla Natura per compensare gli umori in eccesso.

I disturbi di quella sfera, riconosce Trotula, si ripercuotono su molti altri ambiti della salute, causando vari disturbi: inappetenza, vomito, dolori, febbre, idropisia, fitte al cuore… Le mestruazioni possono venire a mancare anche a causa di “un dolore soverchio, o per rabbia, nervosismo o paura”. Lo squilibrio provoca anche in questo caso altri danni alla salute e malattie.

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