sabato, Aprile 20, 2024

La storia di Santiago: protezione sussidiaria perchè leggeva la Bibbia

Questa è la storia di Santiago, papà di 35 anni, nato in Costa d’Avorio. La sua vita l’ha passata scappando dalla guerra, tra il carcere ed il Centro d’Accoglienza, ma ora rischia di finire in strada.

Questa è la vita di Santiago, che la burocrazia sintetizza in due parole: Protezione Sussidiaria.

Il Tribunale di Roma gli ha riconosciuto la Protezione Sussidiaria: una forma di protezione internazionale, poiché se ritornasse nel suo Paese d’origine andrebbe incontro al rischio di subire dei gravi danni. Santiago, attualmente, si trova nel Centro di Accoglienza di Montevarchi (Arezzo) gestito da 100 fiori. Nel momento in cui dovrà lasciare il centro però potrebbe ritrovarsi solo e sulla strada; questo, se non entrerà nel sistema Sprar trovandosi un lavoro che gli garantisca di sostenere le spese di un affitto per la casa.

La sua storia

Santiago racconta di quando era impegnato in politica, nel suo Paese, a sostegno dell’allora Presidente della Repubblica.

Nel 2011 scoppiò la guerra ed i ribelli entrarono ad Abidjan, città posta sulla costa atlantica meridionale della Costa d’Avorio, e successivamente nella capitale.

Il primo marzo del 2011, qualcuno bussa alla porta di Santiago, urlando di aprire. L’uomo è spaventato.

Aprendo la porta si ritrova davanti 8 uomini armati con Kalashnikov e con il viso coperto. Uno degli oppositori gli parla, chiedendogli dove nascondesse le armi. Alla negazione del possesso, iniziano a colpirlo: prima gli spaccano il naso con il calcio del fucile, poi gli conficcano i resti di una bottiglia di vetro nella schiena, infine lo atterrano con calci e pugni.

Mentre che Santiago è a terra dolorante, sopraffatto da un dolore mai provato, i ribelli riempiono d’acqua la vasca da bagno. L’intento è quello di ucciderlo, affogandolo.

Credendo di aver concluso il loro tragico progetto, abbandonano il corpo sul pavimento e scappano.

La fortuna lo accompagna: un vicino di casa arriva in tempo per accorgersi che Santiago respirava ancora e cerca di proteggerlo e curarlo. Prima gli cuce la ferita sulla schiena, senza anestesia, salvandolo da una morte altrimenti certa per dissanguamento, e poi lo aiuta a fuggire.

Tutt’ora, Santiago porta il segno di una lunga cicatrice slabbrata sulla schiena e sul fianco sinistro, oltre che numerosi segni di ferite sul resto del corpo.

Intanto, i ribelli, appiccano le fiamme alla casa di Santiago.

Dopo una settimana il trentacinquenne tenta la fuga verso un posto più sicuro: solo, con l’equivalente di 50 euro e dei vestiti nuovi, tutto quello che i vicini hanno potuto dargli. Si avvia verso la vicina foresta, riconosciuta Patrimonio dell’Unesco, e si unisce ad un gruppo di civili nascondendosi in una casa abbandonata.

Camminando durante la notte, al riparo dalla sorveglianza, Santiago raggiunge la capitale, Yamoussoukro. Riesce ad evitare troppi controlli e cerca rifugio nel paese della madre, ma anch’esso è assediato dai ribelli.

L’uomo si rimette in viaggio, a piedi, e raggiunge prima il Burkina Fasu e poi il Niger, dove lavora per due anni. Poi si reca in Libia ma viene arrestato ed incarcerato: leggeva la Bibbia durante la pausa pranzo.

Dopo sette mesi di detenzione riesce ad ottenere un permesso per dei lavori fuori dal carcere e, successivamente, a mettersi in contatto con una persona che l’avrebbe portato in Italia.

Il 3 Luglio 2015 Santiago sbarca in Italia e raggiunge Montevarchi, trovando alloggio in una struttura di accoglienza gestita da Betadue all’interno del raggruppamento 100 fiori. In questi anni ha conseguito il diploma di Licenza Media, ha preso la patente di guida ed ha frequentato il corso di Primo Soccorso alla Misericordia di Montevarchi.

Un lavoro è quello che cerco. Mi va bene qualsiasi mestiere. Non posso tornare a casa mia: molti amici che erano con me prima della guerra sono morti o sono spariti. Altri hanno trovato la morte in prigione perché le condizioni di reclusione non sono umane. Io devo vivere e mandare i soldi a mio figlio ed alle mie sorelle.

Santiago per Arezzo Notizie

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