Sulla sommità del monte Pirchiriano si trova la Sacra di San Michele, dalla quale si può ammirare tutta la Val di Susa. L’abbazia ha ispirato, almeno in parte, il compianto scrittore Umberto Eco a scrivere il suo testo più famoso: Il nome della rosa. Inoltre è anche il simbolo della regione Piemonte, oltre che della Città Metropolitana di Torino.
La Sacra di San Michele: cenni storici
Le origini della Sacra di San Michele sono antichissime. La sua costruzione risale agli anni tra il 983 e il 987. Il complesso prende il nome dalla figura biblica dell’Arcangelo Michele. Nasce come abbazia benedettina e dal 1836 passa sotto la gestione dei Padri Rosminiani. Il luogo è legato per sempre al bestseller di Umberto Eco Il nome della rosa, pubblicato nel 1980. Nel 1994 viene riconosciuta monumento simbolo della Regione Piemonte. Al XII secolo risale la chiesa al suo interno, dove sono sepolti alcuni membri della famiglia reale dei Savoia.
L’Università di Bologna ospiterà la biblioteca di Umberto Eco
Il Sepolcro dei Monaci
Il Sepolcro dei Monaci è ciò che rimane di una piccola chiesa romanica con absidi quadrate e semicircolari. La pianta rotonda centrale ricorda la Rotonda dell’Anastasis, edificio costruito sul luogo della deposizione del corpo e della resurrezione (in greco “anastasis“) di Cristo. Luoghi simili (martirya) sono sorti nei primi secoli del Cristianesimo in prossimità dei luoghi di martirio o di sepoltura dei santi. Si tratta della stessa tipologia di costruzione riproposta nei battisteri, luoghi dove si praticava appunto il battesimo per introdurre i neofiti alla nuova vita in Cristo. Il Sepolcro dei Monaci è stato restaurato tra il 1989 e il 1992 dalla Soprintendenza dei Beni Architettonici del Piemonte.
Lo Scalone dei Morti
Lo Scalone dei Morti collega l’ingresso principale alla chiesa. La sua edificazione risale a metà XII secolo. Si chiama così perché fino al 1936 nella nicchia centrale erano custoditi alcuni scheletri di monaci. Un tempo era luogo di sepoltura di uomini illustri, abati e benemeriti del monastero. Solo cinque di queste tombe sono sopravvissute fino a oggi.
Il Portale dello Zodiaco
Lo Scalone dei Morti termina a ridosso del Portale dello Zodiaco, pregevole opera di età romanica, scolpita dal Maestro Nicolao, noto scultore e architetto piacentino. Chiamato così perché sui pilastrini rivolti verso lo scalone sono scolpiti a destra i dodici segni zodiacali, mentre a sinistra compaiono le costellazioni boreali e australi. Sui capitelli sono raffigurate queste scene: Caino e Abele, Tre persone furibonde che si strappano i capelli a vicenda, Le avventure di Sansone, Due donne che allattano quattro serpenti, Quattro falconi in cerchio, Il leone furente, Tre tritoni.
La chiesa
Raggiungere la chiesa significa anche toccare la cima del Monte Pirchiriano (962 m.), che spunta alla base di uno dei grossi pilastri che sostengono l’edificio. La posizione del luogo di culto non è casuale. Infatti l’abside, in stile romanico, è orientato nel punto esatto in cui il sole sorge durante la festività di San Michele (29 settembre). Lungo la navata si trovano elementi architettonici di transizione dal romanico alla fase gotica, con volte a crociera e arcate a sesto acuto. Sulla controfacciata della chiesa troviamo opere pittoriche di pregio risalenti al XVI e XVII secolo: un polittico e una tavola di Defendente Ferrari, una tela attribuita a Giovanni Angelo Dolce e tre affreschi di Secondo del Bosco da Polrino. Nella cripta troviamo delle cappelle primitive datate tra il IV e l’inizio del XII secolo. Queste formano la trìcora, primo insediamento dell’intera Sacra.
L’area del monastero nuovo
Con la crescita della comunità monastica, sorse l’esigenza di realizzare dei lavori di ampliamento. Il risultato è la costruzione di un edificio a cinque piani, rimaneggiato nel corso dei secoli da bombardamenti e calamità. Oggi si possono ancora vedere delle rovine. Questa area termina con la Torre della Bell’Alda. All’interno dei muri perimetrali si trova ancora un luogo insolito: una “cassetta” costruita nel XIX secolo, che fungeva da stazione per comunicazioni militari con il sistema del telegrafo ottico. L’area di ampliamento venne restaurata tra il 1999 e il 2002. Si può ancora vedere un’antica ghiacciaia, un frigorifero ante litteram dove erano conservate le derrate alimentari. Infine è ancora visibile una cisterna che puà contenere circa 70 mila litri d’acqua. Oggi funge da irrigazione dei prati soprastanti.
Le rocce della Sacra sono di origine oceanica
La Sacra di San Michele sorge su una zona dove si può praticare il turismo geologico. Infatti le rocce con le quali è stato costruito il complesso sono in gran parte di origine oceanica. Alla base stanno i calcescisti, che derivano da fanghi finissimi risalenti a prima dell’innalzamento delle Alpi. Questi si depositavano sul fondo marino a causa della decantazione del plancton calcareo mescolato ad argille trasportate da correnti marine. Arrivando alla sommità della sacra, troviamo le prasiniti, formate dalla trasformazione delle lave sottomarine sgorgate dai vulcani della dorsale oceanica pre-alpina. Il Monte Pirchiriano, invece, è composto da serpentiniti, che derivano dalla trasformazione delle rocce magmatiche tra le più profonde a noi note, le peridotti del mantello. Anche i marimi che compongono il Portale dello Zodiaco sono stati estratti da rocce di antichissima origine oceanica.