venerdì, Marzo 29, 2024

La responsabilità dei dati inizia da te

Le persone amano i grafici e le mappe. In questo mondo spesso deprimente di azioni umanitarie, i dati luccicano. Ma per come sta andando il mondo, è tempo di parlare delle responsabilità dei dati. La disinformazione si sta scatenando. I dati possono essere e vengono utilizzati come armi.

Il lavoro in un quotidiano e la responsabilità dei dati

Quello che faccio per lavoro da dodici anni riguarda principalmente parole e giornalismo. Ma anche questi sono dati. Il nostro scopo in Periodicodaily è informare. Non formuliamo raccomandazioni, ma cerchiamo di fornire gli ingredienti per un migliore processo di comprensione. Forse siamo meno sexy e cliccabili di alcuni, ma non daremo mai ai lettori una caricatura della realtà.

Nessuno può rivendicare la neutralità assoluta nel giornalismo, ma cerchiamo di essere consapevoli di dove potrebbero essere i nostri pregiudizi e di non indulgere nelle peggiori abitudini di cui i media possono essere colpevoli. Questi sono principi giornalistici abbastanza convenzionali: non solo impegno per l’accuratezza, ma anche attenzione nella ricerca, senso di equilibrio.

I numeri sono neutri?

Dato quanto sta succedendo nel mondo ora, la maggior parte dell’informazione sulle crisi e sui soccorsi di emergenza è ora guidato da numeri, mappe e grafici. Quei valori contano davvero anche per il modo in cui i dati vengono presentati. Vedi, le tue mappe, i tuoi sondaggi, i tuoi grafici COVID-19, le tue fantastiche infografiche, tutto quello che condividi nei social non è neutrale. Quei fatti vengono tutti da qualche parte, carichi di storia, di errori e stime inevitabili. Quando li metti insieme, stai anche tu agendo come giornalista, fai analisi. In quei dati si riversano idee politiche istituzionali e una serie di correnti sotterranee economiche, sociali e culturali.

Come puoi parlare di non fare del male se non sai nemmeno quale potrebbe essere il danno?

Nel multiverso delle crisi odierne, anche il responsabile dell’informazione deve comprendere l’influenza che esercita: non appena iniziamo a costruire un database, a pubblicare un questionario, a codificare un modello, prendiamo una posizione. In base ai numeri che diamo, alla scelta che facciamo nel dare o non dare un taglio differente ai numeri cambia la percezione di chi li legge. In questo periodio i numeri che vediamo sono sempre gli stessi e non sono mai completamente onesti. Lo sappiamo? Si. Lo sappiamo tutti. Possono essere mostrati diversamente gli stessi dati? Si. Si può parlare della gravità di una situazione anche senza contare solo i morti. E allora perché quasi tutti i giornali, e non noi, lo fanno? Perché è quello che la gente pensa di voler leggere. E’ quello che gli fa vendere più click. E’ il modo che hanno per tenere in ansia milioni di lettori che saranno automaticamente tentati di leggere anche domani se i numeri sono gli stessi.

Questo è un punto ben sottolineato da Nathaniel Raymond della Yale University: come puoi parlare di non fare del male se non sai nemmeno quale potrebbe essere il danno? Questa riflessione richiede un po’ di umiltà. È un altro motivo per cui i professionisti dei dati dicono: “Abbiamo mai pensato a tutti i possibili modi in cui questo potrebbe andare storto e, se non lo abbiamo fatto, chi potrebbe aiutarci a pensarci bene?”

Gli strumenti dell’etica nella responsabilità dei dati


Esiste una pletora di linee guida sui dati: i principi dello sviluppo digitale, il codice del segnale di Harvard, un apporto di otto pagine dell’UN OCHA sulle trappole etiche. Nel frattempo, il CICR è già alla seconda edizione del suo Manuale sulla protezione dei dati: 312 pagine, signore e signori. Tutti meritano attenzione.

Non aspettare che qualcuno ti dica che devi cambiare. Non rimanere bloccato sul manuale di 300 pagine. Puoi iniziare in qualsiasi momento, semplicemente dicendo al tuo direttore: “Penso che dovremmo forse ripensare questo pezzo”. Dobbiamo fare meglio queste cose. Siamo la prima linea di difesa. I valori nel set di dati devono riflettere i tuoi valori.

Post-verità: una notizia certa che è solo una ipotesi

Sowmya Sofia Riccaboni
Sowmya Sofia Riccaboni
Blogger, giornalista scalza (senza tesserino), mamma di 3 figli. Guarda il mondo con i cinque sensi, trascura spesso la forma per dare sensazioni di realtà e di poter toccare le parole. Direttrice Editoriale dal 2009. Laureata in Scienze della Formazione.

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