Era il 14 gennaio 1976 quando la Repubblica arrivava per la prima volta tra le mani degli italiani. Grazie al suo fondatore Eugenio Scalfari, esce da Piazza Indipendenza a Roma come un quotidiano di poche pagine, concentrato principalmente su temi come politica, economia, cultura e spettacolo.
Una sinistra laica
In mano a uomini di sinistra, si dichiara come un modello liberal. L’obiettivo è dunque quello di dare un background politico completo cercando di non schierarsi all’interno di alcuna corrente. L’idea era quella di giudicare sia gli aspetti positivi che negativi di tutti i partiti di sinistra. Accanto a quotidiani come Unità, viene visto come un “secondo giornale” ovvero un quotidiano di approfondimento.
La Repubblica nasce come un’agenda politica che propone non tutte le notizie della giornata ma solo quelle ritenute più importanti, a favore di una tematizzazione. Ciò significava dare per scontato che il pubblico aveva già letto i fatti del giorno altrove. In più, la formula scelta da Scalfari era quella della settimanalizzazione, ovvero della trasmutazione di stili, formule e temi tipici dei settimanali a un quotidiano.
All’inizio della sua storia, non usciva il lunedì ed era composto da cinque pagine in tutto, con sei colonne anziché le tradizionali nove. In più, al posto della terza pagina tradizionale, la cultura era collocata nel paginone centrale. Solo successivamente, grazie al grafico Franco Bevilacqua, la Repubblica si comporrà di testo e fotografie. A portare rilevanza al quotidiano anche i suoi commenti, specialmente quelli di Giampaolo Pansa, che, proveniente dal Corriere della Sera, ricopriva il ruolo di inviato speciale a Milano.
La svolta
Dopo il caso Moro però, nel 1978, il nuovo giornale di Roma acquisisce un numero sempre più rilevante di lettori che lo porterà ad uscire con 24 pagine. Da quel momento arriveranno anche nuovi inserti di varietà per combattere il dominio che in quegli anni era in mano al Corriere della Sera. Tra questi si ricorda «Satyricon», il primo inserto di un quotidiano italiano dedicato completamente alla satira. Dieci anni dopo invece, arriverà «Affari e Finanza».

La vera svolta arriverà solo nel 1981 quando, grazie allo scandalo che travolgerà il Corriere della Sera (accusato di essere finanziato dalla loggia P2), raggiungerà il primato tra i giornali italiani, strappando all’avversario firme come Enzo Biagi e Alberto Ronchey. Grazie al nuovo successo la direzione porta la foliazione a 40 pagine per aumentare lo spazio di cronaca, spettacoli e sport.
La nuova direzione
Nel 1996 la direzione del giornale passa nelle mani di Enzo Mauro che porterà la Repubblica all’interno di una nuova fase della sua storia, tra cui l’apertura all’online con repubblica.it. La redazione romana aveva colto l’occasione delle elezioni di quell’anno per aprire il sito, a quel tempo denominato appunto Elezioni 1996. Mauro era stato l’unico a tentare quella via, rivelatasi poi un successo. La notte delle elezioni infatti, più di 500mila persone provarono a connettersi online per rimanere aggiornate sullo spoglio.
Nel 2007 si è tenuto infine un fatto insolito. L’intera redazione ha scioperato a causa delle condizioni contrattuali che portano i giornalisti a bloccare l’uscita del quotidiano per sette giorni. Nello stesso anno la Repubblica si rinnova profondamente sia nella grafica che nell’impaginazione aggiungendo la parte di R2, una sezione online a pagamento con approfondimenti, inchieste e reportage.
Dal 19 febbraio 2019 alla direzione è arrivato Carlo Verdelli. Prima di lui, per tre anni, la Repubblica era stata diretta da Mario Calabresi. Ad oggi, dopo il Corriere della Sera, è il quotidiano più diffuso in Italia.