martedì, Marzo 19, 2024

La PMA consente di avverare un sogno? riflettiamoci su

Si dice che la vita sia un cammino in continuo divenire. Qualsiasi essere umano possiede due principale tendenze. Quella a ricordare il passato. E quella a proiettarsi nel domani. Alla prima possiamo associare molteplici sentimenti e sensazioni. Quali la nostalgia. Il dolore. L’armonia di ciò che è stato. Al contrario, il futuro è fondamentalmente avvolto da due estremità. La speranza e il mistero. Capita spesso, infatti, di considerare scontate alcune fasi di quel che sarà. Eppure, non sempre la vita va secondo i nostri piani. Tuttavia, per date incombenze esistono dati rimedi. Per quanto riguarda un certo aspetto della vita, troviamo la PMA.

Che cos’è la PMA?

In gergo comune, si definisce genitore o genitrice colui o colei che genera la vita. Dunque, chiunque metta al mondo uno/a o più bambini/e. Esiste altresì la convinzione che il diventare madri o padri sia una sorta di vocazione. Una sorta di richiamo che prima o poi, inevitabilmente, si farà sentire. La realtà, al contrario, è tutt’altro che lineare. Esistono persone che non possiedono alcun desiderio di procreare. Tuttavia, non possiamo evitare di menzionare l’altro lato della realtà. Quella appartenente a coloro che, invece, viaggiano con la mente. Fantasticando su un/a bambino/a da amare e crescere. Lo figurano all’interno della loro mente. L’immagine di quella creatura è talmente vivida e vera da poterla constatare realmente. Da riuscire a percepirne il battito cardiaco. Accarezzarne la pelle. Udire il suono di quella risata che scalda il cuore. E quando tutto ciò rimane pura immaginazione, ecco che ha inizio una sofferenza atroce. Come venirne fuori? Sono molte ormai le persone che ricorrono alla PMA. Ossia: la procreazione medicalmente assistita.

Uno sguardo da vicino

Quando si parla di procreazione medicalmente assistita, si tirano in ballo una serie di dubbi e perplessità. Questo perché spesso i pregiudizi si sovrappongono alla realtà oggettiva. Cerchiamo dunque di fare un po’ di chiarezza. Innanzitutto, possiamo suddividere questa procedura in due categorie fondamentali. Da una parte troviamo le tecniche di PMA di primo livello. Dall’altra quelle di secondo e terzo livello. Le prime vengono svolte all’interno dell’apparato genitale femminile. Al contrario, le seconde trovano la loro procedura in vitro. La scelta del processo dipende dal quadro clinico e psicologico dei soggetti coinvolti. Il fine, in ogni caso, rimane l’avvicinamento dello ovulo e dello spermatozoo. Dunque, la semplificazione della fecondazione.

Inseminazione artificiale (IUI), in vitro e fecondazione eterologa

Tra le tecniche di PMA, l’inseminazione artificiale (IUI) è la più semplice. Al fine di una maggior possibilità di successo, la pratica è preceduta da una stimolazione ormonale della paziente. La quale dovrà dunque sottoporsi a una terapia farmacologia atta a incentivare l’ovulazione. Il procedimento è piuttosto modesto. S’inserisce un catetere nel canale vaginale della donna. Questo strumento costituirà il mezzo tramite il quale verrà infuso il liquido seminale. L’incontro tra ovuli e spermatozoi è altresì realizzabile in laboratorio. Dunque, in vitro. In questo caso, vengono prelevati i gameti da entrambe le parti. Dopodiché, si procede alla loro unione all’interno di un campione sterile. Lo zigote risultante verrà poi impiantato all’interno dell’organismo femminile. Dobbiamo inoltre menzionare un’ulteriore possibilità. Ossia, quella della fecondazione eterologa. Quest’ultima, in Italia, veniva impedita dalla legge 40 del 2004 sulla PMA. La quale è stata modificata, rendendo legale questa tecnica anche sul territorio italiano. La fecondazione eterologa prevede l’utilizzo di gameti esterni alla coppia. Si parla quindi di ovodonazione e/o donazione di spermatozoi.


Fecondazione assistita e adozione


PMA: il desiderio di rinascere?

La vita è strana. Talvolta arriviamo a odiarla. Certo, esistono momenti nei quali apprezziamo le sue sfumature. Tuttavia, non possiamo di certo affermare che respirare sia un gioco da ragazzi/e. Peccato che non sempre questo pensiero faccia parte di noi. E anzi, nel momento in cui il desiderio di procreare padroneggia la nostra mente, la visione insiemistica dell’esistenza ci abbandona. Improvvisamente proviamo il desiderio di mettere al mondo una nuova creatura. Il quale cammino è ancora da segnare. E la quale esistenza, magari donerà un senso al nostro fluire. Solo che la realtà è ben diversa. Non è delegando la nostra felicità a qualcun altro che rimetteremo insieme i pezzi della nostra vita. Per quanto il bisogno di prenderci cura di un altro essere vivente sia comprensibile, il tutto viene troppo spesso sottovalutato. Senza contare un altro punto di vista. Si stima che per la maggior parte delle persone di nazionalità italiana, la PMA è vista come la seconda opzione. Ossia, l’alternativa più in voga alla fecondazione naturale.

L’ultima spiaggia rimane l’adozione. Questa discrepanza potrebbe essere in parte dovuta alla difficoltà di poter aiutare un/a bambino/a in difficoltà. L’adozione rimane ad oggi inaccessibile a molte categorie. Oltre che particolarmente dispendiosa. Non possiamo dunque affermare che sia il desiderio di un pancione, l’unico responsabile di questa differenza. Dovremmo solamente tenere a mente un ulteriore fatto: la vita non è un dono. Vederla come tale è forse una delle più immense fortune che si possa possedere. Ed è solo quando si arriva a tale pensiero, che è il caso di dare alla luce un nuovo battito cardiaco. Poiché solo chi considera il proprio respiro un regalo può a sua volta creare un’esistenza desiderosa di essere vissuta.



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