Bologna è una città che sa stupire di giorno ma che, proprio quando il sole lascia il posto alle luci dei lampioni, rivela lati ancora più intimi. Ogni maggio, con la Notte dei Musei, questo fascino si moltiplica: gallerie civiche, chiese sconsacrate, palazzi storici e laboratori d’arte restano aperti fino a tarda ora per una maratona culturale che costa appena un euro — la scusa perfetta per perdersi tra capolavori e specialità gastronomiche.
Una sera che accende i portici
Alle 19 in punto piazza Maggiore diventa un salotto diffuso. I portici UNESCO si illuminano, gli studenti di conservatorio accordano gli archi sotto la statua del Nettuno e un aroma di ragù fuoriesce dai vicoli attorno al Quadrilatero. Proprio qui conviene fare la prima scelta: iniziare dalle collezioni d’arte antica di Palazzo d’Accursio oppure imboccare via Manzoni verso il Museo della Musica. Qualunque direzione si prenda, il suono ovattato dei passi sul marmo e le facciate secolari faranno da coreografia.
Prima di farsi trascinare dal flusso di gente, un consiglio pratico: liberarsi delle valigie se si arriva in treno o se si parte all’alba per la Riviera. Il servizio di deposito bagagli bologna a due passi dalla stazione centrale assicura mani libere e spalle leggere; un dettaglio prezioso quando ci si muove tra scale a chiocciola, cortili affrescati e stand gastronomici improvvisati.
Pianificare senza fretta
L’errore più comune è tentare di “fare tutto”. Meglio limitarsi a tre luoghi, scegliendoli per contrasto: un tempio dell’antico, un fulcro di contemporaneo e uno spazio dedicato alla scienza. Un itinerario bilanciato potrebbe includere il Museo Civico Archeologico (per le sue mummie egizie perfettamente conservate), il MAMbo con le installazioni di videoarte e, infine, il Museo di Palazzo Poggi dove modelli in cera raccontano la storia della medicina. Le code scorrono rapide grazie ai volontari distribuendo brochure e sorrisi.
Per ottimizzare il percorso conviene segnare gli orari delle visite guidate speciali, spesso gratuite: alle 20.30 partono tour in italiano, alle 22 altri in inglese; un’occasione unica per ascoltare aneddoti che di giorno vengono ignorati.
Pausa d’autore fra tortellini e jazz
Quando la fame bussa, la Notte dei Musei offre un fuori menù irresistibile. Dalla loggia del Mercato del Quadrilatero parte un itinerario gastronomico “a tappe”: tagliere di mortadella tiepida, tigelle con squacquerone e un calice di Pignoletto frizzante. Le osterie restano aperte fino a dopo mezzanotte; nelle corti interne spesso suonano piccoli ensemble jazz, perfetti per ricaricare le energie prima di riprendere la maratona culturale.
Se viaggiate con neonati, sappiate che molte sedi hanno predisposto corner allattamento e fasciatoi. Portare con sé gli Accessoires de tire-lait giusti (sacchetti igienici, biberon termici) permette di conciliare le tempistiche dei più piccoli con quelle del programma serale senza rinunciare a nulla.
Quando il contemporaneo incontra la storia
Dopo le 22, il quartiere Manifattura delle Arti diventa la tappa d’obbligo. Gli ex stabilimenti del tabacco ospitano officine di design e performance di arte digitale con proiezioni sulle facciate in mattoni rossi. La combinazione tra architettura industriale ottocentesca e suoni elettronici rende l’atmosfera quasi irreale. Poche centinaia di metri più in là, il Museo del Patrimonio Industriale racconta invece l’epopea della seta bolognese grazie a telai in legno ancora funzionanti, azionati per l’occasione da maestri artigiani in costume.
Il contrasto tra passato e presente non si ferma nelle sale espositive. Anche le vie adiacenti partecipano: burattinai in abiti rinascimentali si alternano a writers che completano murales temporanei, celebrando la città come spazio creativo in continua evoluzione.
Bologna segreta alle prime ore
Se i musei chiudono a mezzanotte, la festa non termina di certo con il giro di lancette. Molti bar storici prolungano l’orario fino alle due, servendo liquori artigianali come l’Amaro Carducci o il nocino dei colli. Vale la pena raggiungere la scalinata del Pincio: la vista su via Indipendenza illuminata compensa ogni attimo di stanchezza. Da lì, i più energici possono salire al Santuario di San Luca, raggiungibile con una passeggiata di 3,8 km tutta coperta dai portici. La ricompensa? Una città addormentata che assomiglia a un presepe di luci soffuse.
Chi ha ancora voglia di arte può puntare sull’Oratorio di Santa Cecilia, aperto eccezionalmente fino all’una per mostrare gli affreschi di Francesco Francia vivificati da un delicato gioco di lampade LED. Il custode racconta come le figure dei santi, illuminate in modo radente, assumano profondità che di solito sfuggono alla luce diurna.
Salutare i portici con il profumo di caffè
Arriva il momento di recuperare i bagagli e di prenotare un taxi o un treno del mattino. Sotto le volte della stazione, l’aroma di caffè appena macinato dei bar notturni incontra il profumo dolce delle brioches alla crema. Le foto scattate durante la serata appaiono già nostalgiche sullo schermo del telefono: le mummie, i neon, i capitelli medievali, le biciclette appoggiate alle colonne. Si lascia Bologna con la sensazione di averne vissuto una versione sospesa, come se la città avesse voluto presentare, tutta in una notte, la sua passione per lo studio, per la buona tavola e per l’ospitalità.
Chi tornerà il prossimo anno avrà nuovi itinerari da segnare, perché la Notte dei Musei muta di edizione in edizione, inseguendo mostre temporanee e protagonisti sempre diversi. Ma resterà intatto il battito collettivo che si sente passeggiando sotto archi secolari animati da passi moderni: quello di una Bologna che, anche quando la luna va a spegnersi dietro le due torri, continua a raccontare storie con voce bassa e sapori indimenticabili.