martedì, Aprile 16, 2024

La Metro a Milano si trasforma in galleria d’arte

Da lunedì sarà più piacevole passeggiare nella linea della metro a Milano. Nei lunghi corridoi della linea M5 infatti saranno esposti più di ottanta opere tra foto, video e dipinti di artisti italiani, statunitensi ed etiopi.

Da dove nasce l’idea di rendere la metro a Milano una galleria?

La fondazione Monica Cembrola for art, in collaborazione con Metro 5 di Milano e Igp Decaux, ha scelto di esporre le opere nelle stazioni Garibaldi, Zara e Lotto (linea lilla). In tutte le altre stazioni della rete però sarà possibile ammirare le opere grazie a dei videoschermi. La mostra è parte del progetto Underground Art ed è stata battezzata “Resurrection”, in linea con i segnali di ripartenza dalla pandemia. Monica Cembrola for Art Foundation mette insieme ogni tipo di pubblico, in particolare i viaggiatori, in dialogo con artisti, curatori e storici, per costruire percorsi di carriera attraverso le arti. La fondazione è molto attenta all’istruzione e le borse di studio, messe a disposizione negli anni, sviluppano le capacità di leadership dei giovani artisti e li aiutano a diventare contributori attivi alla crescita della Fondazione e alla trasformazione di una più ampia comunità artistica.


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Conosciamo gli artisti della metro a Milano

La presenza più forte sarà quella di due artisti etiopi: Engdaget Legesse Amede, artista che vive e crea le sue opere a Berlino e Michael Tsegaye, fotografo nato a Addis Abeba, città in cui risiede e da cui esporta la visione interna della vita nell’Etiopia al giorno d’oggi. Con la presenza di questi due artisti si vuole anche affrontare la tematica del razzismo, dell’inclusione e delle diverse culture perché, molto spesso, sono tematiche che escludono la partecipazione dei diretti interessati. Gli altri artisti etiopi che contribuiscono alla mostra sono Dawit Abebe, Dawit Adenew e Mehari Teshome. Saranno inoltre esposte le opere della statunitense Susan Kleinberg e dei connazionali Luigi Spina, Gianpaolo Berto e Antonio e Valentina Maragnani.

“Resurrection” è il nome scelto

La pandemia ci ha portato a dover riscoprire e rivalutare i luoghi, gli spazi aperti e a dover rivedere l’utilizzo delle dimensioni. “Resurrection” vuole proprio porre il focus sul fenomeno dello spostamento degli eventi negli spazi pubblici. L’arte vuole essere riscoperta e non le bastano i musei e le gallerie. Forse è stata rinchiusa per troppo tempo ed ora finalmente dilaga per le vie, le strade e, perché no, le metro. Ormai è palpabile la voglia di socialità dell’essere umano e l’arte è una delle espressioni di comunicazione che meglio ci contraddistingue. Ed è meraviglioso che sia alla portata di tutti in questo momento. Monica Cembrola spiega: “Resurrection rispecchia una visione dell’arte che fonde ricordi, archetipi con immagini future, aperta al mondo, e siamo per questo convinti che gli amanti dell’arte apprezzeranno con entusiasmo le opere esposte”.

Ma non è tutto…

A Milano la proposta artistica si sta moltiplicando continuamente. Possiamo scoprire una mostra fotografica che ricopre i cantieri edili nel quartiere Rogoredo/Santa Giulia, oppure possiamo visitare un’enorme galleria a cielo aperto creata da 8 artisti al Prologis Park di Lodi. C’è la possibilità di procedere nel percorso artistico nell’ex ospedale Paolo Pini chiamato Mappaperto. Oppure alla Triennale, al Castello, al parco dell’arte dell’Idroscalo e addirittura all’aeroporto di Linate… Si respira aria di ripartenza e c’è un gran bisogno di cose belle, e finalmente eccole che arrivano.

Jari Girardi
Jari Girardi
Giornalista non giornalista. Scrivo per diletto ma provo qualcosa nel raccontare la verità. Ironico, a volte troppo. Non so farne a meno e continuerò. Sarcastico quanto basta. Polemico costruttivo, di distruzione ce n'è ormai troppa. Ho passione per la batteria, la chitarra, la musica in genere, gli animali e la mia moto. Convivo con la mia ragazza, una tartaruga, una gatta e un cane. Nel tempo libero ho un lavoro fisso ma niente di serio.

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