La lettura del comportamento umano come forma di prevenzione al terrorismo

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Gli studiosi S. Cottee e Hayward (2011) nella rivista “Studies in Conflict and Terrorism”, invitano, più che a normalizzare ,ad “umanizzare “ i criminali (principalmente si riferiscono ai terroristi)   considerandoli prima di tutto uomini dotati di emozioni e sentimenti propri , potenzialmente capaci di non superare ( a volte) “la barriera emotiva della paura e dello scontro”(Collins,2013) e di concentrarsi quindi sul loro comportamento para-verbale e non verbale (online offline).

Il focus sulle persone è fondamentale anche per una maggiore prevenzione nel campo della web security: l’individuo è tanto rilevante quanto la tecnologia più avanzata. Lo studio della scienza della comunicazione non verbale è un campo molto interessante che affascina tutti e, grazie agli approfonditi studi e ricerche di esperti e psicologi e criminologi del calibro di De Paulo, Ekman, Navarro, Vrij , Mark Karlins, viene sempre più perfezionato ed utilizzato in vari campi : aziendali, giudiziari, criminologici, per la selezione di personale ecc.

Il linguaggio silenzioso del corpo può essere padroneggiato e non è per nulla semplice capire ed interpretare le intenzioni degli altri e la decodifica e l’utilizzo del comportamento non verbale è un compito importante oggi per molti investigatori in sede di colloquio in quanto può essere un notevole aiuto per la raccolta di informazioni. Le persone sono differenti nel loro modo di agire, comunicare, esprimere emozioni, differenti quindi nel comportamento e tali diversità sona date da moltissimi fattori che si manifestano anche durante un colloquio investigativo come “stress cognitivo”, situazione socio-economica, istruzione, situazione affettivo-religiosa, età, abitudini ecc..

Considerando che circa il 55% di quello che comunichiamo deriva dal non verbale con questi studi si è cercato, quindi, di creare una classificazione per l’interpretazione della comunicazione gestuale ed espressiva alla scopo di trovare uno schema di riferimento sistematico per la semiologia della menzogna. E’ chiaro dunque, come la CNV fornisca , in ogni campo, delle “indicazioni” sui processi mentali innescati in una conversazione e non fornisca dei significati assoluti. Lo stesso vale per le espressioni facciali di un ipotetico criminale, che potrebbe comunque aiutare nell’azione di prevenzione di un omicidio o attacco terroristico.

 

La foto sotto ( n°1) ritrae l’attentatore italo-marocchino, Youssef Zaghba, responsabile dell’attacco terroristico di pochi giorni fa sul London Bridge, ma prima del suo percorso di radicalizzazione; infatti notiamo un volto sereno, scherzoso, un soggetto che comunica ancora la sua voglia di partecipare ed essere presente nella quotidianità, anche se in parte dai suoi occhi emergono elementi di insicurezza e di lieve tristezza, qui non c’è nessun tipo di conflitto interiore, rabbia e odio per il mondo esterno.

La foto (sotto, n°2) ritrae sempre lo stesso soggetto, dopo il suo arrivo a Londra, dove secondo la madre “ avrebbe iniziato a frequentare persone sbagliate”.

E’ chiaro qui come l’espressione facciale rigida del ragazzo, anticipi già l’evento tragico: un cambiamento psico-emotivo, una visione del mondo differente, una chiusura da un punto di vista relazionale, un odio per la sua vita precedente, la volontà di mostrarsi al mondo nella sua nuova veste: come soldato di Allah.

Anche se la foto, che gira ormai su tutti i media, non sia poi cosi nitida, rabbia, disgusto e paura lieve (ma molto controllata), sono le emozione leggibili dalla sua espressione.

Notiamo ad esempio:

-Rabbia: non si può chiaramente essere sicuri, ma si nota una leggera contrazione e assottigliamento delle labbra. Tale segno può essere uno dei più precoci della rabbia, che ci mette in guardia prima che le cose divengano irreversibili.

-Disgusto: l’indizio è la lieve contrazione del muscolo che fa arricciare il naso e stringere/irrigidire i muscoli oculari.

-Paura controllata/ apprensione: la configurazione delle sopracciglia è uno dei segni più affidabili di questi stati d’animo. Anche le labbra leggermente tese ci aiutano ad individuare questo tipo di emozione.

Gli studiosi di terrorismo, in particolare, hanno a lungo trascurato questo aspetto sotto il profilo socio-culturale : la voce tremolante, lo sguardo agitato, la contrazione del viso del terrorista, in realtà assumono una grande importanza e , soprattutto, accrescono la nostra conoscenza del terrorismo e dei soggetti radicalizzati.

 

Bibliografia

Antinori A.(2012) ,Terrorismo e forme di comunicazione, Cemiss, Roma

Antinori A.,Marotta G.(2007), Cyberterrorism, Guerini e Associati, Milano

Collins R.(2014), Violenza .Un’analisi sociologica,Rubettino editore,CZ

Marotta G.(2014), Profili di criminologia e comunicazione, Franco Angeli, Milano

White J.R.(2013),Terrorism and Homeland Security, Cengage Learning, Stanford