venerdì, Marzo 29, 2024

La Guerra Oscura: storia della campagna di Grecia

             

Signori e cavalier che ve adunati
per odir cose dilettose e nove
state attenti e quïeti, et ascoltati
la bella istoria che ’l mio canto muove.
Matteo Maria Boiardo
(1441-1494)

        Le mani inglesi sulla Grecia

                                E se…

Oleum vivum in principio erat. Se la Romania non fosse stata ricca di giacimenti petroliferi, è quasi certo che la guerra di Grecia non avrebbe avuto luogo. I Tedeschi, infatti, conclusero, il 27 maggio 1940, il famoso “patto del petrolio” con il governo di Bucarest: la Romania ne avrebbe vendute alla Germania 3.000.000 tonnellate ad un terzo del prezzo sul mercato internazionale. In che modo c’entra la Grecia? Ad Atene il potere era, apparentemente, in mano a dei fascisti o, almeno, a delle personalità fascisteggianti. Ambedue, il re Giorgio II e Ioannis Metaxas, presidente del Consiglio, erano notissimi filo-tedeschi già all’epoca della Prima Guerra mondiale.

L’esercito d’altra parte era in buona sostanza comandato da un’organizzazione semi-segreta, la cosiddetta “Lega Militare”, il cui capo e sottocapo, rispettivamente i generali Konstantinos Platis ed Alexandros Papagos, erano allora ministro della Guerra il secondo e sottosegretario allo stesso ministero il primo. La Marina inoltre aveva già rotto, durante gli anni 1928-1932 -cioè quando il paese era governato da Eleutherios Venizelos-, i suoi legami tradizionali con la Gran Bretagna e, rinnovando la tradizione del primo decennio del XX secolo, si era volta all’Italia.

                  L’italia in guerra

Perché l’Italia? Perché Mussolini aveva dato la sua garanzia personale che nel caso in cui la Grecia avesse dovuto entrare in guerra per Salonicco, minacciata allora dagli Jugoslavi, non sarebbe stata sola. Ciò venne detto il 23 settembre 1928, quando si firmò a Roma il Patto di Amicizia Italo-Greco. In altre parole, se la Jugoslavia, forte dell’imponenza del suo esercito, avesse aggredito la Grecia, in sostanza disarmata all’epoca, i Greci sarebbero stati soccorsi dagli Italiani.

Insomma, non c’era nessuno ad Atene che volesse una guerra con la Germania ed a fortiori con l’Italia. L’Italia infatti era la potenza par excellence amica della Grecia. Il problema era importante per il governo di Londra.Non si deve dimenticare il fatto che sino alla fine degli anni trenta l’Italia era per l’Inghilterra un avversario più temibile della Germania. Quest’ultima era già stata vinta nella Grande Guerra degli anni 1914-1918; la prima però, alleato d’ieri, ora aspirava al dominio del Mar Mediterraneo.

Ed era ben noto che nel caso in cui una nuova guerra fosse scoppiata, la Grecia, governata sia dal Venizelos sia dai suoi nemici di vecchia data, cioè Metaxas ed il re Giorgio II, sarebbe stata belligerante contro l’Inghilterra o quantomeno neutrale. Così gli Inglesi vollero “riequilibrare” le cose e vi arrivarono per gradi, cioè:

I.  Spinsero Venizelos a organizzare il fallimentare colpo di Stato del 1° marzo 1935, a seguito del quale lo statista greco si rifugiò nelle isole italiane dell’ Egeo, poi a Napoli ed infine a Parigi. Poco tempo dopo Venizelos morì nella capitale francese con il cuore spezzato.

         Giorgio II e il suo operato

II. In quello stesso anno, la Repubblica fu abolita ed il re Giorgio II ripristinato nelle sue funzioni. Il sovrano arrivò in Grecia il 25 novembre 1935, dopo un lungo esilio passato sopratutto a Londra, dove visse sotto la protezione della Casa Reale britannica; e quel periodo amaro della sua vita fu per lui come una scuola. Aveva capito bene che, dopo il crollo della Russia imperiale, il ruolo dell’Inghilterra, paese vincitore, con relativamente limitati sacrifici, della Grande Guerra degli anni 1914-1918, era ormai preponderante in Grecia (La Francia non contava, dato che la sua sicurezza era basata sull’alleanza con il Regno Unito).

In altre parole, se il re Giorgio avesse voluto riprendere la sua corona e mantenerla, avrebbe dovuto attenersi alle direttive di Londra. Certo ci sono dubbi se il re sia rimasto fino alla sua morte, avvenuta nel 1946, uno strumento della politica britannica, com’è in generale creduto e scritto. L’importante però è che almeno sino all’inizio della guerra greco-tedesca, nell’aprile 1941, Giorgio II con angoscia cercò di allinearsi alle direttive britanniche.

III. Caso simile quello del generale Ioannis Metaxas. A dir la verità, Metaxas, benché fosse di stirpe ebraica, fu il vero fondatore del Fascismo. Durante gli anni 1915-1917 aveva infatti organizzato le famose “associazioni di combattenti”, precursori dei Fasci Italiani. Anzi si potrebbe dire che le Associazioni rappresentavano il Fascismo ideale perché avevano ab ovo et origine risolto il problema fondamentale del Fascismo europeo, vale a dire quello delle relazioni tra i fascisti ed il sovrano.

I combattenti Greci infatti erano radunati intorno al re Costantino XII, che si considerava come il successore di Costantino XI Paleologo, ultimo imperatore bizantino, ed era un vero re-soldato. Di modi schietti, assomigliava molto allo zar Alessandro III di Russia, zio di sua madre. Era il vincitore delle due Guerre balcaniche e, sposato alla sorella dell’imperatore di Germania Guglielmo II, non voleva entrare in guerra contro suo cognato.

Così i combattenti Greci erano apertamente ostili alle Potenze dell’Intesa. Nel novembre 1916, truppe Francesi ed Inglesi sbarcarono al Pireo e marciarono su Atene. I combattenti si sollevarono, armarono il popolo e schiacciarono gli aggressori. Nella primavera del 1917 però i Francesi ritornarono ed il re, dato che lo zar Nicola II, suo amico e protettore nel seno dell’Intesa aveva già perduto il trono, preferì andarsene.

I combattenti si sollevarono di nuovo, ed è molto importante il fatto che fossero in maggioranza operai del Pireo, allora l’unica città industriale greca. I loro quadri però erano ufficiali dell’esercito che, secondo il costume dei militari Greci, passavano il pomeriggio e la notte in casa e non nella caserma. Così il comandante francese delle truppe dell’Intesa mise sentinelle nella stazione della ferrovia del Pireo che collegava questa città con Atene ed arrestò tutti i militari di carriera che alla mattina di buon’ora andavano ad inquadrare gli operai e che erano i soli a sapere dove fossero depositate le armi.

    La dittatura protofascista di Metaxas

Così gli operai non poterono resistere alle truppe dell’Intesa, il re Costantino abbandonò il paese e Metaxas fu internato in Corsica, da cui scappò per rifugiarsi in Italia. Quando il re Costantino tornò in Grecia nel dicembre 1920, Metaxas lasciò Firenze, dove viveva con la sua famiglia, e rientrò ad Atene. Diede le sue dimissioni dall’esercito e cominciò una carriera politica.

Le sue idee erano autoritarie ed assomigliavano molto a quelle di Mussolini. La Grecia però non era l’Italia e molto presto Metaxas capì che senza il consenso degli Inglesi non sarebbe mai arrivato al potere. E così si creò uno dei casi più paradossali della storia europea. Gli Inglesi fecero cadere Venizelos e organizzarono la restaurazione del re Giorgio II. Poi imposero al sovrano Metaxas come capo del governo nell’aprile 1936 e poco  dopo, il 4 agosto di quel medesimo anno, il re permise a Metaxas di costituire un regime dittatoriale: il Parlamento era sciolto, alcuni articoli della Costituzione erano sospesi ed il governo governava non con leggi ma con decreti.

C’era però qualcosa di molto importante in quell’affaire della dittatura “alla greca”: tutto il sistema era basato sull’accordo del sovrano, perché lui aveva permesso, con la sua firma, che il Parlamento fosse sciolto ed il vigore di alcuni articoli della costituzione sospeso. Se Giorgio II avesse ritirato il suo accordo, la dittatura sarebbe crollata. In più, il re aveva tenuto nella sua unica ed esclusiva giurisdizione la politica estera.

In altre parole, se Metaxas non si fosse conformato alla politica filo-britannica del re, pochi sarebbero stati i suoi giorni come capo di governo; ed il re, dalla sua parte, sapeva benissimo che se non fosse stato fedele alla linea prescritta da Londra, avrebbe subito la sorte di suo padre, Costantino XII, morto nel 1923, in Italia, all’età di appena 51 anni.

IV. In primo luogo, Metaxas prese da Papagos il portafoglio della Guerra ed in cambio gli concesse la nomina a capo dello Stato Maggiore dell’Esercito. Papagos, vedendo che Metaxas portò a termine tutto ciò grazie all’appoggio del re, inghiottì l’amaro boccone, ma Platis, capo della Lega Militare e risolutamente filo-tedesco, no. Dunque semplicemente attendeva l’occasione per agire.

                                                 La conclusione?

Mussolini aveva praticamente ragione quando, dopo l’inizio delle ostilità, parlava così:

“Dopo un lungo pazientare abbiamo strappato la maschera ad un paese ‘garantito’ dalla Gran Bretagna; un subdolo nemico: la Grecia… I Greci odiano l’Italia come nessun altro popolo: è un odio che appare a prima vista inspiegabile , ma è generale, profondo, inguaribile in tutte le classi, nelle città, nei villaggi, in alto, in basso, dovunque. Il perché è un mistero… Su quest’odio, che si può definire grottesco, si è basata la politica greca di questi ultimi anni. Politica di assoluta complicità con la Gran Bretagna. Né poteva essere diversamente, dato che il Re è inglese, la classe politica è inglese, la borsa – nel senso figurato e nel proprio – è inglese. Questa complicità, estrinsecata in molti modi, era un atto di ostilità continua contro l’Italia .”

Certo è molto discutibile il fatto che “i Greci odiano l’ Italia”. Ma è vero però che la borsa era “inglese” come “la classe politica”. Il Duce però non sapeva – e forse non poteva sapere – che il sovrano e la classe politica fossero “Inglesi” per timore e non per convinzione. Metaxas, appena scoppiata la Seconda Guerra mondiale, permise che truppe Inglesi sbarcassero a Creta e nello stesso tempo convinse (senza troppa pena, per dire la verità) gli armatori Greci a mettere a disposizione dell’Inghilterra un numero importante delle loro navi.

Era troppo e Platis, al limite della sua pazienza, decise di agire. Così, il 3 luglio 1940, si presentò a Papagos e gli fece sapere che i Tedeschi volevano lui (cioè Platis) come capo di Stato Maggiore dell’Esercito. In altre parole Platis chiedeva che Papagos desse le dimissioni designandolo però prima come proprio successore.

Platis era ingenuo a tal punto? Difficile crederlo. Con ogni probabilità, era ancora convinto che Metaxas ed il re, filo-tedeschi convinti, insieme con Papagos, suo subalterno nella gerarchia della Lega militare, appena trasmesso il “messaggio” di Berlino e dati i risultati delle operazioni belliche, allora molto favorevoli all’Asse, si sbrigassero a far di lui il capo dello Stato Maggiore. Aveva però molto sottovalutato la paura che le esperienze della Prima Guerra mondiale ispiravano ai filo-tedeschi governanti della Grecia.

                La fine di Metaxas

Così il microcosmo greco non cambiò; Platis invece, ufficiale brillante, si mise a disposizione  e gli altri quadri filo-tedeschi dell’Esercito e della Marina, il generale Ioannis Striber e l’ammiraglio Alexandros Sakellariou, non osarono più muoversi. Si limitarono ormai a dei commenti (anodini) sulla politica estera del governo Metaxas. Presto però sarebbe toccato e a quest’ultimo.

Come è risaputo, se non ci fosse stato Ciano, la guerra italo-greca non sarebbe mai scoppiata. È vero che costui aveva mantenuto contatti con il nemico fin dal principio del 1940 arrivando a far sistemare a Palazzo Chigi una radiotrasmittente sempre collegata con Londra? È meglio non rispondere categoricamente. In ogni caso, gli Inglesi volevano che la Grecia entrasse nel conflitto mondiale per poter bombardare, come si è già detto, i giacimenti petroliferi rumeni a Ploieşti. Da Creta, i loro aerei non potevano arrivare là; così era per loro una questione vitale avere una base aerea a Salonicco, da cui la Romania non era lontana.

Metaxàs però non voleva acconsentire a nessun prezzo. La guerra contro l’Italia poteva essere innescata. In fin dei conti, le truppe italiane avevano invaso la Grecia e non le truppe greche l’Albania. Ma una base inglese a Salonicco sarebbe stata, molto probabilmente, un casus belli per i Tedeschi. Così Metaxàs resistette fino al 30 dicembre 1940: permise quindi che una base inglese fosse impiantata a Salonicco, tuttavia appena un giorno dopo revocò la propria decisione. Nel gennaio 1941 arrivò ad Atene Sir Archibald Wavell, comandante supremo delle forze britanniche in Medio Oriente, per convincere il capo del governo della necessità di lasciar sbarcare “alcune truppe” inglesi a Salonicco. Metaxàs rifiutò di nuovo e pochi giorni dopo morì a causa di un’infezione alle tonsille! 

Il suo successore fu Alexandros Korizis, governatore della Banca Nazionale di Grecia. Costui seguì la linea prescritta da Metaxas e l’8 febbraio 1941 spiegò al plenipotenziario britannico ad Atene che una base inglese a Salonicco non ci sarebbe stata. Con ogni probabilità, il nuovo capo del governo greco faceva affidamento sull’esercito, i cui capi erano sempre filo-tedeschi. Nel marzo, gli Italiani sferrarono in Albania il grande “attacco di primavera”; prima però che l’attacco finisse, il re Giorgio II lanciò all’improvviso un’epurazione del corpo degli ufficiali: molti generali filo-tedeschi furono pensionati;

Il re poi insistette presso Korizis perché questi permettesse finalmente che le truppe britanniche sbarcassero a Salonicco. Al capo del governo greco mancò il coraggio ed acconsentì. Così, nel marzo del 1941, grandi unità Inglesi occuparono punti strategici nella Grecia settentrionale e il 6 aprile 1941, il plenipotenziario del Reich ad Atene informò Korizis che, a causa dello sbarco di truppe britanniche sul suolo europeo, l’esercito tedesco aveva già cominciato le ostilità contro la Grecia.

           Lo stoicismo di Korizis

Pare che gli Inglesi si aspettassero che l’esercito greco avrebbe potuto resistere ai Tedeschi molto a lungo in modo che gli aerei britannici potessero distruggere o almeno danneggiare enormemente i pozzi di petrolio rumeni. Si dimostrò però che gli ufficiali Greci filo-tedeschi erano in moltissimi malgrado l’epurazione che il re aveva realizzato. In tre giorni, cioè il 9 aprile 1941, i Tedeschi occuparono Salonicco. Ed undici giorni dopo, il 20 aprile, la maggior parte dell’esercito greco si ribellò e chiese che fosse concluso l’armistizio.

Korizis subito capì che gli ufficiali germanofili erano sul punto di dare il via ad un governo e disse al re che era d’accordo con i militari e voleva dare le sue dimissioni, per lasciar loro campo libero. Il sovrano gli rispose che forse aveva ragione ma che avrebbe tuttavia dovuto rifletterci. Korizis si recò a casa, e poco dopo lo trovarono ucciso con due palle al cuore. L’assassino era un inglese, David Balfour, che circolava ad Atene vestito da prete ortodosso. Mai il detto “l’abito non fa il monaco” si rivelò più verace.

Purtroppo il re cercò di fare un governo filo-tedesco, ma alla fine fu rapito dagli Inglesi e portato a Creta, poi in Egitto e infine a Londra. Suo fratello, il principe ereditario Paolo, ancora più filo-tedesco di lui, fu mandato in Sudafrica. Per gli Inglesi, infatti, era importante che i Greci continuassero la guerra, affinché le truppe britanniche che si trovavano in territorio greco potessero evacuarlo e fosse tenuta l’isola di Creta. È ben noto che quest’ultima fu occupata da paracadutisti Tedeschi nel maggio del 1941; le truppe britanniche però furono salvate e portate ad Alessandria.

                        Conclusioni

La guerra di Grecia: una strage inutile… una miseria senza fine per i Greci sotto l’occupazione dell’Asse ma anche per gli Italiani dopo l’armistizio di Badoglio. Chi scrisse la canzone (La Badoglieide, N.d.C.) aveva ragione: i soldati mandati al macello… Ma c’è anche di più: a causa della stolta guerra voluta da Ciano (perché gli Inglesi volevano bombardare Ploieşti) l’invasione dell’Unione Sovietica dai Tedeschi ritardò per poche ma molto critiche settimane. E le unità della Wehrmacht che avevano conquistato l’Europa vennero distrutte dal freddo alle porte di Mosca. (Stalingrado ne fu semplicemente il corollario.)

Gli Inglesi però, grazie a Metaxas, a Korizis ed ai generali dell’esercito greco e malgrado lo sforzo di Ciano, non poterono bombardare la Romania; e il Reich era ormai in grado di avere il petrolio necessario per la continuazione della guerra. La vendetta degli Alleati contro il popolo greco non fu terribile, però la sua storia potrebbe essere oggetto di ulteriori approfondimenti. Limitiamoci qui alla sorte degli Italiani. Quelli che, a partire dall’anno 1942, furono catturati dai partigiani comunisti ebbero infatti una sorte tragica: furono ammazzati sia perché nelle regioni montane, dove le “bande rosse” si muovevano, i viveri erano scarsi e dunque non si poteva “nutrire i prigionieri” ma anche perché l’alto comando alleato aveva dato l’ordine ai partigiani greci di “non fare prigionieri”.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre inoltre la strage si generalizzò perché spesso venivano uccisi pure i Tedeschi. Solo gli Italiani che non accettarono la capitolazione, come per esempio quelli dell’isola di Lero, nel Dodecanneso, poterono difendere l’onore e la loro vita. Gli altri furono salvati da Greci che li ospitarono specie nelle grandi città, sopratutto ad Atene. La storia delle truppe italiane in Grecia dopo l’8 settembre è una storia da scrivere e si deve scriverla perché quelle truppe formarono il gruppo delle vittime più tragiche della guerra insensata del Ciano.

Sara Ferrillo
Sara Ferrillo
Educatrice professionale, dott.ssa in Scienze Filosofiche. Cont: [email protected]

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