“Non esiste altra società al mondo nella quale i genitori abbiano sui propri figli un potere maggiore di quello dei padri romani” Gaio, giurista romano
Da sempre la famiglia ha rivestito un ruolo fondamentale nella società, soprattutto nell’antica Roma.
Essa era intesa come l’insieme dei beni, ovvero gli schiavi, e delle persone soggette alla patria potestas del capofamiglia, autorità indiscussa del patriarcato romano.
La parola famiglia (familia), a Roma, indica un gruppo diverso da quello che oggi intendiamo con questo termine.
Ciò che accomuna i componenti di una familia non è il legame di sangue o il matrimonio o la convivenza. È la comune sottomissione a un pater familias, dotato di ampi poteri, che arrivano sino allo vitae necisque potestas, il diritto di decidere la vita o la morte dei componenti del gruppo.
Alla nascita di un figlio, era il padre a decidere il destino del neonato esercitando il proprio potere giuridico in tre diritti fondamentali : lo ius exponendi, il diritto di abbandonare i figli neonati in luoghi pubblici; lo ius vendendi, il diritto di vendere come schiavo il proprio figlio; lo ius noxae dandi, il diritto di cedere ad altri un figlio per liberarsi delle conseguenze giudiziarie di un atto illecito commesso dal padre o come garanzia per il pagamento di un debito.
Anche il riconoscimento del figlio spettava al pater familias che, in segno di gradimento, sollevava il neonato da terra concretizzando la paternità.
L’educazione, l’istruzione e l’addestramento dei figli rivestivano una particolare importanza, come ricorda Plinio il Giovane:
<<Ciascuno aveva come maestro il proprio padre>>
Nei primi sette anni di vita, l’educazione e la crescita dei figli era affidata alla madre, la mater familias. Essa era la padrona della casa, la domina, esente dal lavoro domestico e agricolo, essa si occupava della corretta manutenzione della domus coordinando il lavoro della servitù. Suo compito fondamentale era quello di tessere la lana e di realizzare abiti per lei e per i membri della famiglia. Le era concesso partecipare ai banchetti, assistere a cerimonie e spettacoli, ma la sua esistenza si svolgeva interamente in funzione della famiglia e del matrimonio.
Tutte le persone appartenenti alla familias, anche se soggette alla patria potestas, erano membri a pieno titolo del gruppo, in particolar modo i figli , soprattutto i maschi, contitolari di uno stesso patrimonio comune anche se non ne potevano godere a pieno titolo sino alla morte del pater, momento in cui i figli diventano sui iuris: dotati di personalità giuridica autonoma.
Dello stesso gruppo facevano parte anche altre categorie di persone, pur non avendo alcun legame di sangue né con il pater né con gli altri membri della famiglia: gli schiavi, persone soggette al potere del capofamiglia e alla sua patria potestas, soggezione perenne che non cessava alla morte del pater, così come avviene per i figli. Essi diventavano parte del patrimonio familiare, venivano considerati beni patrimoniali, mezzi di produzione sui quali esercitare i propri diritti a scopo patrimoniale ed economico.