La disabilità in Afghanistan è un dramma esistenziale

Bambini abbandonati in scatole di cartone alla nascita davanti ad una stazione di polizia, reclusi in casa, trascurati e lasciati in balia di un destino crudele. Ecco che cosa significa essere disabili in un Paese dove il tasso di questo problema è altissimo. Difatti, come ha evidenziato un rapporto di Human Rights Watch, in Afghanistan la disabilità raggiunge una percentuale dell’80%. Soprattutto a causa delle guerre, in questo Paese, ci sono milioni di disabilità visive, fisiche e uditive oltre a quelle post-traumatiche. I servizi sanitari afgani non sono all’altezza di far fronte ai bisogni della popolazione. A fianco a questi dati terribili si aggiungono le disabilità fisiche e mentali alla nascita: il 17% dei bambini afghani è soggetto ad una disabilità lieve, moderata o grave.

Afghanistan: disabilità e scuole

La disabilità in Afghanistan non è accettata nelle scuole. Chi ha questi handicaps ne è escluso. Avviene quindi una discriminazione terribile. In primo luogo molti di questi bambini neanche esistono per lo Stato, poichè non sono stati registrati alla nascita. Come sbagli della natura non sono considerati “persone” già in famiglia. In secondo luogo il sistema scolastico in Afghanistan non è preparato per affrontare la disabilità. Pertanto, non potrebbe sopperire ai bisogni di bambini “speciali”. I quali hanno modi diversi d’apprendimento e necessitano di essere seguiti anche in modo diverso.

Bambine e disabilità: vittime silenziose

Quando in Afghanistan sono bambine a nascere con disabilità sono destinate ad essere vittime silenziose di abusi di ogni tipo il primo e più terribile è quello sessuale. Facendo una riflessione anche sui 20 anni di guerra vissuti, l’esistenza dei bambini in Afghanistan che siano essi disabili o meno è qualcosa di terribile. Possiamo, quindi, supporre che questo non è un Paese dove un bambino possa crescere felice.


Blinken a Kabul dopo l’annuncio del ritiro delle truppe


Una scuola speciale in Afghanistan per bimbi con disabilità

É in questo contesto che nasce la “scuola per bambini speciali” di Fatima Khalil a Kabul. Fatima aveva 24 anni e lavorava nella Commissione per i diritti umani dell’Afghanistan quando è stata uccisa dai talebani. La ragazza era sensibile alla problematica della disabilità. In passato la giovane aveva prestato volontariato presso l’ECI un ente di beneficenza che si occupava di bambini con questi handicaps. Di conseguenza, dopo la sua morte, la famiglia ha creato questa scuola in suo onore. Hanno creato un fondo collaborando con ECI. Questa è la prima scuola in Afghanistan che accetta i bambini con disabilità. Qui, questi bambini dimenticati possono giocare, studiare e sentirsi amati. La scuola accetta anche chi non ha documenti di riconoscimento.

L’inclusione per i bambini speciali a Kabul: è un primo passo

In un’intervista rilasciata al The Guardian il vicedirettore della scuola, e sorella di Fatima Khalil dice: “Al momento abbiamo 34 studenti, ma vorremmo arrivare a 50 entro la fine dell’anno.”. L’obiettivo della scuola è preparare i loro studenti affinchè alcuni di loro possano entrare nelle scuole normali. L’obiettivo quindi è l’inclusione, sperando che nel frattempo altri partner si affianchino al loro progetto.

Cate Madapple
Cate Madapple
"Scientia potentia est: sapere è potere" è questo il mantra del giornalista che ad ogni nuovo giorno sa di sapere un po' di più.

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