giovedì, Marzo 28, 2024

La Cina e il cotone: lo sfruttamento delle minoranze

La Cina e il cotone. Più di mezzo milione di persone sono costrette a raccogliere il cotone. Appartengono tutte alle minoranze etniche musulmane dello Xinjiang. Quindi il Tribunale Internazionale ha dichiarato di non poter intervenire nella questione. Mentre nel frattempo il governo di Pecchino continua il trasferimento di lavoratori nella regione cotoniera.

La Cina e il cotone: chi viene impiegato nelle piantagioni?

Nella regione cinese dello Xinjiang viene prodotto il 20% del cotone mondiale. Gran parte di esso (circa l’84%) è destinato al mercato interno. Si tratta di un settore che negli ultimi anni ha avuto un forte sviluppo. Il Center for Global Policy negli scorsi giorni ha pubblicato un rapporto sulle condizioni di lavoro nelle piantagioni cotoniere. Secondo lo studio le aziende del cotone cinesi sfrutterebbero i lavoratori. Mentre la maggior parte di loro apparterrebbe a minoranze etniche e religiose della regione. In particolare il rapporto denuncia lo sfruttamento di lavoratori di religione musulmana. Per questo tutto ciò costituisce una grave violazione dei diritti umani.

L’XPCC e la produzione di cotone

Lo Xinjang production and Construction Corps (XPPC) è una delle più grandi aziende cotoniere della zona. Produce cotone destinato a vari settori industriali. Organizzazioni militari e paramilitari acquistano le materie prime tessili proprio dal XPPC. Alcune organizzazioni per la tutela dei diritti umani da anni indagano sullo sfruttamento dei lavoratori nelle piantagioni. Vari organismi hanno presentato esposti per denunciare la carenza di diritti dei lavoratori del settore. Il Tribunale Internazionale, investito del caso, ha dichiarato di non poter indagare per mancanza di giurisdizione. Quindi, nessuna istituzione internazionale può legiferare sulla violazione dei diritti umani nello Xinjang.

La cina e il cotone: gli Stati uniti intervengono

Il mancato intervento del Tribunale Internazionale ha costretto Washington ad intervenire unilateralmente. Gli Stati Uniti da alcuni mesi hanno imposto sanzioni contro l’importazione di cotone dallo Xinjang. Una decisione che mira ad isolare commercialmente l’XPPC. Lo scopo del governo americano è quello di sensibilizzare la comunità internazionale sullo sfruttamento dei lavoratori nello Xinjang.

La Cina e il cotone: un piano per abbattere la povertà?

Adrian Zenz, è un ricercatore che si occupa di questioni cinesi. Quindi secondo i suoi studi il governo di Pechino starebbe favorendo lo spostamento di manodopera verso il settore cotonifero. Ciò farebbe parte di un piano statale di riduzione della povertà. Questo progetto prevede l’impiego di centinaia di migliaia di lavoratori nelle piantagioni dello Xinjang. Mentre altri studi evidenziano alcune particolarità del piano statale. La campagna del governo prende di mira le minoranze musulmane della regione. Le aziende cotoniere utilizzano centinaia di migliaia di operai scarsamente remunerati. La maggior parte di loro appartiene a minoranze etniche scarsamente tollerate da Pechino.

La Cina e il cotone: le piantagioni dello Xinjang

La regione cinese dello Xinjang è ricca di piantagioni di cotone. La maggior parte delle imprese è situata nelle zone meridionali della regione. Buona parte di queste aziende non dispone di mezzi di produzione all’avanguardia . Per questo i lavoratori sono costretti ad effettuare la raccolta manuale. Ciò costringe gli operai a lavorare in condizioni a volte disumane, in preda anche a fattori meteorologici estremi.

Le denunce di varie organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani non hanno avuto seguito. La comunità internazionale sembra non voler intervenire concretamente nella questione. Le aziende cotoniere cinesi continuano a sfruttare i lavoratori musulmani. Nel frattempo il governo di Pechino sembra intenzionato a continuare la campagna di trasferimento di manodopera nello Xinjang.


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