venerdì, Marzo 29, 2024

La Cina è il buon vicino che nessuno vorrebbe avere

Oggi, si è tenuto il summit per celebrare il 30° anniversario dei rapporti tra i paesi dell’Asean e la Cina. Il presidente cinese, durante il vertice, ha dichiarato che non avrebbe più “maltrattato” i suoi vicini regionali. Ma, di voler contribuire alla pace e alla stabilità della regione sud-est asiatica che approda ed est nel Mar Cinese Meridionale. Dove, però, si sta svolgendo una vera e propria guerra fredda tra frequenti esercitazioni militari occidentali e le costanti dimostrazioni di potenza cinese.

Chi comanda nel Mar Cinese Meridionale?

Il manuale di diritto internazionale enuncia che gli stati che hanno una sponda sul mare ergono un’invisibile linea di confine a 12 miglia nautiche dalla costa. Entro quelle 12 miglia si parla di acque territoriali, dopodiché il mare territoriale si trasforma prima in zona contigua, poi in zona economica esclusiva dello stato. Mentre, dopo le 200 miglia nautiche il mare o l’oceano si trasforma in acque internazionali. In quelle acque non vige la sovranità di alcuno stato. I 3.500.000 km² di Mar Cinese Meridionale sono contesi sia dalla Cina che dalle altre nazioni del sud-est asiatico. Quali il Vietnam, le Filippine, il Brunei, Taiwan e la Malesia. Le ultime rivendicazioni territoriali militari di Pechino sul mare hanno suscitato profondo allarme nella comunità internazionale e tra gli attori regionali.


Taiwan si arma contro la Cina


La posizione di Xi Jinping nel Mar Cinese Meridionale

Pechino rivendica da tempo la propria egemonia sul Mar Cinese Meridionale. Lì, al fine di mantenere la propria sicurezza continentale, la Cina non può perdere i suoi avamposti militari. Innanzitutto, non può perdere Taiwan e in secondo luogo deve cercare di scongiurare le interferenze estere nel proprio giardino di casa. Per far ciò Pechino deve, almeno sulla carta, mantenere un rapporto stabile con le potenze dell’Asean. Infatti, come riporta Reuters, Xi ha detto ai media cinesi che: “la Cina non cercherà mai l’egemonia né approfitterà delle sue dimensioni per costringere i paesi più piccoli. E lavorerà con l’ASEAN per eliminare le “interferenze”. La Cina era, è e sarà sempre un buon vicino, un buon amico e un buon partner dell’ASEAN”.

La distanza tra le parole e i fatti

L’affermazione di Xi Jinping riguardo i rapporti di buon vicinato tra le potenze dell’Asean è solamente di facciata. Il presidente vuole rivendicare l’egemonia cinese sui propri confini e nei propri mari. Poiché, nella realtà la Cina ha più volte schierato nel Mar Cinese Meridionale le proprie navi e aerei da guerra contro le altre potenze regionali. Con l’obiettivo di bloccare le mosse degli altri attori per sfruttare in maniera univoca le risorse di gas, petrolio e riserve di pesca. L’ultima esercitazione di potenza cinese è avvenuta meno di una settimana fa, giovedì 18 novembre. Quel giorno, le autorità filippine hanno condannato le azioni di tre navi della guardia costiera cinese che hanno bloccato e usato cannoni ad acqua su barche di rifornimento dirette verso un atollo nel mare occupato militarmente dalle Filippine stesse. Di conseguenza, l’azione della guardia costiera cinese ha suscitato la forte reazione sia del governo di Manila e del suo più grande alleato: il governo statunitense.


Colloquio Biden-Xi: scontro su diritti umani e Taiwan


Filippine Vs Cina

Oggi, il presidente filippino Rodrigo Duterte ha detto al vertice ospitato da Xi di “aborrire” la disputa e che lo stato di diritto è l’unica via d’uscita. Sottolineando che la rivendicazione marittima della Cina non avrebbe alcuna base legale in riferimento ad una sentenza di arbitrato internazionale del 2016 che ha dato ragione alle Filippine. Nei giorni scorsi, anche il ministro degli esteri filippino, Locsin, aveva dichiarato la propria indignazione, condanna e protesta per l’incidente. Dicendo che: “La Cina non ha alcun diritto a far rispettare la legge in queste aree e nelle loro vicinanze. Devono, perciò, prestare attenzione e fare marcia indietro”. Il ministro degli esteri ha anche ricordato alla Cina che le navi pubbliche sono coperte da un trattato di mutua difesa tra Filippine e Usa.

Perché la Cina non le basi legali per l’occupazione del Mar Cinese Meridionale?

La recente disputa tra Cina e Filippine ha riguardato l’interruzione dei rifornimenti alimentari verso l’atollo: Second Thomas Shoal. Questo atollo si trova al largo nelle Isole Spratly, uno degli arcipelaghi artificiali militari di Pechino all’interno del Mar Cinese Meridionale. Però, la Second Thomas Shoal si trova a 105 miglia nautiche al largo di Palawan, cioè all’interno della zona economica esclusiva delle Filippine. L’atollo è stato occupato dal 1999 da un piccolo contingente di militari filippini, dopo aver intenzionalmente fatto attraccare una nave della marina sulla barriera. La Cina, però, considera la secca come suo territorio in quanto rientra nella “linea dei nove trattini”. Linea che generalmente indica sulle mappe le rivendicazioni cinesi su quasi tutto il Mar Cinese Meridionale. Una sentenza di arbitrato internazionale del 2016, tuttavia, ha detto che la linea cinese non ha alcuna base giuridica.


Biden parteciperà al vertice USA-ASEAN


Gli USA nel Mar Cinese Meridionale

Sulla base del trattato di mutua difesa tra Stati Uniti e Filippine, i vertici Usa, venerdì, hanno descritto le azioni cinesi come: “pericolose, provocatorie e ingiustificate”. Ed hanno avvertito che un ulteriore attacco armato contro le navi filippine invocherebbe gli impegni di difesa reciproca verso Manila. Inoltre, Ned Price, il portavoce del dipartimento di stato americano, ha dichiarato che: “Pechino non dovrebbe interferire con le legittime attività filippine nella zona economica esclusiva dello stato”. Per di più, l’evento del 18 novembre è arrivato solo pochi giorni dopo che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping hanno tenuto una riunione virtuale di 3 ore e mezza volta a garantire che la concorrenza sempre più intensa tra le due superpotenze non sfoci in un conflitto.

L’impegno di Biden

Biden, sin dall’inizio del suo mandato, ha ridato molta importanza strategica all’area del sud est asiatico. L’ultimo vertice tra le potenze dell’Asean e gli Usa risaliva al 2017 con Trump. Però l’ex Presidente si era tenuto ben lontano da stabilire una solida partnership con le potenze regionali indocinesi. Invece Biden, quest’ottobre, si è unito ai leader dell’Asean per un vertice virtuale, durante il quale ha promesso un maggiore impegno americano nella regione. L’incontro di Biden con il blocco delle 10 nazioni riflette l’intenzione della sua amministrazione di coinvolgere quanti più alleati e partner in uno sforzo collettivo per contenere la Cina. E di conseguenza rafforzare il potere marittimo statunitense nel Pacifico. La Casa Bianca ha detto che Biden annuncerà presto i piani per fornire fino a 102 milioni di dollari per espandere la partnership strategica degli Stati Uniti con l’ASEAN, con finanziamenti che andranno verso programmi di salute, clima, economia e istruzione.

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