venerdì, Aprile 19, 2024

La cicoria super “bruttona” che conquista le tavole

La cicoria, la verdura amara che cresce spontanea, soprannominata “bruttona”, conquista le tavole italiane. Tra aneddoti e abbinamenti super vi sveliamo i segreti di questa pianta nata in Grecia e poi diffusa in tutta Italia. Cotta o cruda è sempre ricca di nutrienti: vitamine, sali minerali e antiossidanti. Fa bene per fegato, reni e intestino. Inoltre il suo sapore amarognolo, insieme alla sua azione salutare, diventa un alleata preziosa per piatti autunnali, anche ai tempi di pandemia.

Come si abbina la cicoria?

La cicoria nasce in Grecia, come pure le fave e l’olivo. Diffusa in tutta Italia è amata soprattutto nella parte centrale del nostro Paese, in particolare nel Lazio e nelle Marche. In queste regioni è da sempre parte della cultura gastronomica popolare. Si trova dal piano fino a 1200 metri di quota, ai margini di campi, strade e orti. La cicoria comune è una pianta erbacea, perenne con fiori vivaci di colore celeste. Per il nome generico di questa pianta è difficile trovarne un’etimologia.

In tempi di guerra era il cibo povero che si ricercava per i campi. Bastava il fiuto e l’occhio dei contadini. Quelle spontanee con le sue cucine tipiche sono state tramandate fino ad oggi, tanto da essere ricercate. Si può guastare con il pecorino dolce, con le fave o semplicemente ripassata in padella. Inoltre le zuppe sono un altro matrimonio perfetto per la cicoria. Durante la cottura lenta perde l’eccesso di amaro per amalgamarsi perfettamente con le altre verdure.

Placa appetito, contrasta invecchiamento e protegge cuore e ossa

Placa l’appetito, contrasta l’invecchiamento e protegge cuore e ossa. La verde cicoria appartiene alla famiglia del radicchio. E’ tradizionale lo sciroppo di cicoria composto con rabarbaro, ottimo lassativo gradito ai bambini e privo di effetti collaterali. Nell’antichità questa verdura era tenuta in grande considerazione nelle mense dei Romani. Anche sulla tavola dei poveri non mancava come ricorda Orazio: Me pascunt olivae, me cichoria, levesque malvae”.

La cicoria sarà una bruttona per il suo aspetto disordinato e non proprio attraente, ma è una pianta piena di storia, curiosità e virtù. A patto che non beviate il caffè prodotto dalla sua radice. Lo stesso Totò l’aveva definita una “ciofeca“. Ai tempi della grande guerra era il caffè autarchico. In effetti questo succedaneo del caffè era un miscuglio di cicoria, fichi, segale, orzo, malto, carrube e ghiande. Ma quale caffè, questa è una ciofeca“!

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