E’ in corso la Biennale di Lione, la famosa mostra d’arte contemporanea del capoluogo francese creata nel 1991 su iniziativa di Thierry Prat e dello storico dell’arte Thierry Raspail. L’evento, ricorrenza che si tiene tutti gli anni dispari e che quest’anno, per la sua quindicesima edizione la cui stagione continua fino al 5 gennaio 2020, è ospitata dall’ex fabbrica di elettrodomestica Fagor-Brandt del distretto di Gerland chiusa nel 2015, è una delle più importanti manifestazioni del suo genere in Europa insieme alla Biennale d’arte e di architettura di Venezia.
Oltre alla nuova sede espositiva della fabbrica sono sezioni integranti della mostra l’esposizione tenuta al Mac Lyon (Museo d’arte contemporanea di Lione) e le strade di Presqu’île, in italiano La Penisola, località della città di Lione classificata patrimonio mondiale UNESCO dal 1999 per comprovati meriti storici, artistici e culturali dei quartieri in questione. La mostra, programmata e ideata dai curatori ospiti del team del Palais de Tokyo di Parigi, il prestigioso palazzo dedicato all’arte contemporanea della capitale, tra cui importante peso ha Vittoria Matarrese, dalla quale dipende la programmazione del Palais, è un ottimo modo per conoscere e sensibilizzare la gente alle modificazioni ed ai cambiamenti che l’arte sta positivamente o negativamente subendo. L’arte contemporanea è in continua evoluzione, la strenua corsa al rinnovamento che magari è legata anche alle esigenze del mercato e dell’economia industriale o culturale di propaganda, all’identificazione particolare e all’emancipazione di sé e degli artisti che la attuano e la sviluppano, congiuntamente agli svariati modi di fruizione delle composizioni da parte degli spettatori, è uno dei fondamenti, probabilmente uno dei più importanti da non sottovalutare, dell’arte moderna.
L’arte contemporanea e le opere che in tutto il mondo la rappresentano è un tipo di creatività che tiene conto non soltanto dell’aspetto intellettuale più intrinseco all’aspetto letterario, cosa che invece avveniva in epoche meno recenti quando ancora le discipline letterarie erano più marcatamente distanziate da quelle scientifiche, ma anche e forse soprattutto del sincretismo tra scientificità e intellettualismo. Come infatti sostiene Matarrese illustrando la logica del lavoro di organizzazione della Biennale:
“Abbiamo voluto soprattutto creare l’attraversamento di un’esperienza. E per attraversare un’esperienza, abbiamo cominciato a immaginare un paesaggio. Ma che tipo di paesaggio? Non semplicemente della natura, non quest’idea di paesaggio, ma un paesaggio che fosse anche economico, sociale, storico, politico, batteriologico, che andasse dall’infrasottile a una dimensione più cosmogonica”
Sotto la direzione artistica di Isabella Bertolotti, subentrata allo storico direttore della mostra Raspail alla presidenza del Mac Lyon, e del team curatoriale del Palais de Tokyo, composto, oltre che da Vittoria Matarrese, da personalità quali Adélaïde Blanc, Daria de Beauvais, Yoann Gourmel, Matthieu Lelièvre, Claire Moulène e Hugo Vitrani, si è deciso, attraverso un’attenta analisi del che cos’è e cosa significa arte contemporanea oggi e con quali scopi e tipicità si caratterizza l’arte moderna, studio ben dimostrato dalle dichiarazione della Matarrese, di intitolare la mostra Là où les eaux se mêlent (Là dove le acque si mescolano), titolo chiaramente parlante che si ispira all’opera del poeta americano Raymond Carver e alla geografia della città di Lione, crogiolo di culture, patria di magia, mistero e occultismo.
Rifacendosi al movimento dell’acqua come simbolo di moto inarrestabile, si è cercato di definire la Biennale di quest’anno riferendosi a quella fluidità di capitali, beni, multiculturalismo e multidisciplinarietà, informazioni e persone che caratterizza il panorama del nostro tempo e che così tanto sapientemente l’arte contemporanea è in grado di cogliere attraverso le sue forme scomposte e decostruite, surreali, sintetiche o iperspeculative, elementi tipici delle opere in stile moderno che denunciano il tipo di vita contemporaneo esaltandone i tratti ambigui o calcando su quelli caratteristici di un progresso distruttivo o positivo.
Dunque, se nella scorsa edizione ci si era concentrati su un percorso di meditazione e contemplazione, l’edizione di quest’anno si discosta dal motivo prettamente mistico per sviluppare un percorso immersivo in grado di celebrare adeguatamente le capacità produttive e culturali, mostrando tutte le possibili interazioni fra l’arte e i rami dell’economia, della politica, della natura, dell’ambiente, del commercio, della biologia, quindi riguardo all’utilizzo dei materiali e delle risorse, e della cosmogonia, ossia, i rapporti con il mondo spirituale. Adottando queste soluzioni il sensibile e l’ideale vengono coesi, così da comprendere più approfonditamente sensi e nessi tra l’idea e la realtà. Inoltre, attraverso una sezione dedicata alla medicina e ai cambiamenti psicofisici in cui svetta tra le tante opere l’installazione dal design modernista e glam rock che gioca con tratti seri ed umoristici di Jakob Lena Klebl e Ashley Hans Scheirl intitolata Genital Economy Posing, si cerca di sensibilizzare criticamente alla transmedianità ed al transgenere nell’arte e nell’identità sessuale.
Scienza e arte, mitologia e fantasia, invece si fondono impareggiabilmente nel Prometheus Delivered di Thomas Feuerstein, scultura realizzata in marmo in cui la dinamicità, la frustrazione umana e la ricerca dell’immortalità ancora imperfetta e pericolosa è rappresentata dall’accrescimento di un fegato artificiale costituito da cellule epatiche umane che vengono alimentate da batteri che piano piano corrodono la pietra di cui è composta l’opera. Dalla fermentazione della materia organica batterica si ottiene un distillato alcolico, simbolo dell’alchimia e della transustanziazione dionisiaca della carne e dell’anima.
Però la Biennale non è solo pensiero e cronaca di ricerca e sviluppo scientifico, tecnologico o filosofico, ma anche un’importante opportunità per l’analisi sociale. A Meyzieu, comune della provincia di Lione, altro luogo dell’evento, Karim Kal ha deciso di mostrare le foto scattate in un carcere minorile affinché si possa, come sostiene Karim:
“[…]mostrare il punto di vista dei detenuti, o in ogni caso di chi occupa i locali. Le immagini sono state realizzate di notte con un flash abbastanza potente e una velocità dell’otturatore elevata, e il risultato è che lo sfondo è completamente nero”
Anche quest’anno alla Biennale, supportata dallo IAC-Institute d’art contemporaine e dalla Scuola Nazionale delle Belle Arti, non mancherà uno spazio dedicato agli artisti emergenti, intitolato Young International artists/Biennale e ospitato dallo IAC di Villeurbanne del comune limitrofo di Lione.