martedì, Marzo 19, 2024

La Banca Centrale Europea compie 21 anni: analisi storica delle politiche monetarie

Il 1° giugno 1998 nasceva la Banca Centrale Europea, succedendo all’Istituto monetario europeo, con lo scopo principale, nei sei mesi successivi, di preparare 19 Paesi all’introduzione dell’Euro.

Le origini del progetto

Il 28 marzo a Bologna, Massimo Rostagno, Direttore Generale per la politica monetaria della Banca Centrale Europea, ha voluto ricordare il lungo percorso che ha portato alla nascita della BCE e all’importanza del suo ruolo nella vita dei cittadini europei. L’istituzione soprattutto negli ultimi anni è stata molto criticata per le direttive indirizzate ai singoli Stati rappresentati dalla stessa ma, sostiene Rostagno, essere riusciti in 50 anni, da quando nel 1969 alcuni paesi hanno deciso di rinunciare alla loro sovranità monetaria per la creazione di una realtà più grande e solida, può essere comunque considerata una grande conquista per l’Europa.

Cos’è la BCE

Ma cos’è, cosa rappresenta, come agisce la BCE? La Banca Centrale Europea è un’istituzione che ha una propria personalità giuridica nella quale sono presenti tutte le banche centrali nazionali degli Stati che appartengono alla zona Euro ed è affiancata dal SEBC, il Sistema Europeo delle Banche Centrali, di cui fan parte anche gli altri paesi dell’Unione che non hanno adottato la moneta comune.

I compiti della Banca Centrale

I compiti principali della BCE sono quelli di mantenere il tasso d’inflazione intorno al 2% e di effettuare dei continui controlli sui prezzi. Oltre a queste funzioni, tra gli scopi della BCE c’è anche il controllo dei tassi di cambio, la definizione e l’attuazione di politiche monetarie nella zona Euro, la detenzione e gestione delle riserve monetarie degli Stati membri e la promozione di un regolare sistema di pagamento. Tra le conseguenze indirette, stando allo statuto, risultano particolarmente importanti lo sviluppo sostenibile dell’economia europea con particolare attenzione all’ambiente, la promozione dei valori della pace e della comune convivenza, il progresso scientifico ed economico e la lotta all’esclusione e per la parità tra i cittadini.

Alcuni momenti chiave

È importante ricordare, soprattutto in un periodo storico come quello attuale che l’azione della BCE, criticata negli ultimi anni da liberali sovranisti e riformisti in ugual misura, ha garantito 20 anni di crescita in ininterrotta, sostenendo i paesi in difficoltà durante la crisi del 2008. In quest’occasione la Banca Centrale ha utilizzato tre strumenti per non far saltare l’economia continentale e per tutelare i paesi in difficoltà: questi sono stati l’aver portato i tassi d’interesse a valori negativi, l’acquisto massivo di titoli pubblici e privati e il TLTRO (grazie al quale sono stati erogati finanziamenti ad istituti di credito per periodi fino a 4 anni.
Oltre a questo si può ricordare il Programma di Sicurezza dei Mercati tra il 2010 ed il 2012 quando con il suo intervento ha frenato la volatilità dei titoli greci ed arrestando il rischio di contagio del crescente debito di Atene al resto del mercato europeo, oppure, sempre nello stesso annRostagno ha analizzato, inoltre, nei mesi scorsi, la nuova frenata della crescita europea evidenziando come molteplici siano le cause di questo rallentamento, ma nessuna di queste sia direttamente imputabile alla BCE. Sicuramente, a livello mondiale una grande rilevanza va ricondotta alle tensioni tra Usa e Cina ed alla nuova politica doganale di Trump. La crisi inglese e l’incerto esito della Brexit sta creando instabilità sui mercati riducendo la fiducia di paesi come Germania Olanda e Francia commercialmente molto legate al partner d’oltremanica. Infine, la crisi dell’industria tedesca, in particolar modo per quanto riguarda il settore dell’auto, ha esaurito quel ruolo di forza motrice del settore secondario in tutta Europa. o, finanziando le banche nazionali con il fondo salva-Stati o favorendo, tra il 2014 ed il 2016, quegli istituti bancari che avessero aiutato in particolar modo le famiglie e le imprese.

La situazione attuale

Rostagno ha analizzato, inoltre, nei mesi scorsi, la nuova frenata della crescita europea evidenziando come molteplici siano le cause di questo rallentamento, ma nessuna di queste sia direttamente imputabile alla BCE. Sicuramente, a livello mondiale una grande rilevanza va ricondotta alle tensioni tra Usa e Cina ed alla nuova politica doganale di Trump. La crisi inglese e l’incerto esito della Brexit sta creando instabilità sui mercati riducendo la fiducia di paesi come Germania Olanda e Francia commercialmente molto legate al partner d’oltremanica. Infine, la crisi dell’industria tedesca, in particolar modo per quanto riguarda il settore dell’auto, ha esaurito quel ruolo di forza motrice del settore secondario in tutta Europa.

Gli attacchi da parte della politica

Più volte nel corso degli anni la BCE è stata bersaglio di varie forze politiche in varie parti d’Europa. Alcuni partiti politici, dalla Lega ai 5S per citare solo in caso italiano si sono spesso scagliati contro Jean-Claude Trichet prima e contro Mario Draghi quali rappresentanti dell’Istituzione, ma anche più apertamente contro il progetto europeo e la sua moneta. La risposta della Banca Centrale, che come abbiamo già scritto, più volte è intervenuta dove le singole nazioni sono state poco attente o incapaci, ha sottolineato come alcuni problemi, in alcuni casi, erano dovuti più cause strutturali ed interne ad i singoli paesi, cause sulle quali non è possibile alcun intervento della BCE.

Calo della disoccupazione

Anche in questo caso però, come in altri, in cui non è stato possibile un intervento tecnico, la Banca Centrale ha difeso il sistema Europa ed in singolo stato in ogni singola situazione. Se da una parte la produzione frena dall’altra, sottolinea Rostagno, la disoccupazione è intorno al 7% con la previsione di un possibile calo, in molti paesi nei prossimi mesi, anche grazie alle politiche ed alle direttive emanate dall’istituzione.

Whatever it takes

In questo quadro si inserisce anche il “whatever it takes” (“qualunque cosa comporti”) con cui Draghi ha difeso nel 2012, in occasione della crisi greca, la moneta unica e la stabilità del mercato europeo dall’assalto dei mercati in un momento di debolezza dello stesso. Le parole, come sempre, sono state sostenute dai fatti, ma l’autorevolezza del Presidente della Banca Centrale Europea, il credito personale che la sua figura e l’istituzione che guida si sono guadagnate nel corso degli ultimi vent’anni, hanno sicuramente favorito la ripresa dell’economia continentale.

Incompetenza e strategie politiche

Molto spesso, per incompetenza o per piani politici poco chiari, poche parole di alcuni rappresentanti delle istituzioni o eminenti esponenti di vari partiti, hanno criticato la moneta unica, la Banca Centrale e l’Unione europea stessa, minando, in questo modo, una delle più importanti conquiste della politica tra Stati mai realizzata. Se nel caso in cui si tratti di incompetenza, per quanto non giustificabile, un simile atteggiamento sia comprensibile, non altrettanto potrebbe accadere qualora alle spalle di questo operare ci fosse un calcolo politico.

Il contesto e la storia

Lamentarsi delle ristrettezze a cui la popolazione è stata costretta in paesi come ad esempio l’Italia, del diretto o indiretto commissariamento di alcuni Stati, dell’imposizione di parametri e direttive da seguire è comprensibile purché sia correttamente individuato l’oggetto di tali lamentele. Non si può quindi imputare all’Europa l’insostenibilità di un certo sistema pensionistico o di un eccesso di spesa pubblica, così come la diffusa corruzione in alcune nazioni o l’eccessiva presenza dell’apparato burocratico o le lungaggini del sistema giudiziario, ma soprattutto, non si può criticare una scelta economica del più grande centro finanziario europeo, senza considerare il contesto, multiforme e difficile spesso, in cui lo stesso si trova ad operare. Il percorso della BCE nei suoi primi 20 anni di vita è stato difficile, imperfetto, è probabilmente a tutt’oggi incompleto, ma siamo sicuri che in Europa si starebbe meglio se non si fosse seguito questo percorso?

Vittorio Musca
Vittorio Musca
Sono Vittorio Musca, ho 39, sono originario di Torchiarolo, in provincia di Brindisi e vivo a Bologna anche se negli ultimi anni per studio o lavoro ho vissuto in Norvegia, Polonia, Repubblica Ceca e Germania. Ho conseguito due lauree. La prima in Scienze Politiche e la seconda in Lettere. Parlo inglese, italiano, spagnolo, tedesco e polacco. Mi piace leggere, prevalentemente classici della letteratura e della filosofia o libri di argomento storico, suono il clarinetto e provo, da autodidatta ad imparare a suonare il piano. Mi piacciono il cinema ed il teatro (seguo due laboratori a Bologna). Ho pubblicato un libro di poesie, "La vergogna dei muscoli, il cuore" e ho nel cassetto un paio di testi teatrali e le bozze di altri progetti letterari. Amo viaggiare e dopo aver esplorato quasi tutta l'Europa vorrei presto partire per l'Africa ed il Sud Est asiatico, non appena sarà concluso l'anno scolastico, essendo al momento impegnato come insegnante. I miei interessi sono vari (dalla letteratura alla politica, dalla società al cinema, dalla scuola all'economia. e spero di riuscire a dedicarmi a ciascuno di essi durante la mia collaborazione con peridicodaily.

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