martedì, Aprile 16, 2024

Kosovo-Serbia: guerra di targhe delle auto

Crescono le tensioni Kosovo-Serbia. La nuova crisi tra i due Paesi è iniziata quando Pristina ha stabilito che i veicoli provenienti dalla Serbia, per entrare nel suo territorio, devono essere registrati con targhe provvisorie, valide 60 giorni, con l’emblema della “Repubblica del Kosovo”. Ora si rischia un’escalation al confine. La comunità internazionale chiede di iniziare immediatamente un dialogo.

Kosovo-Serbia: cosa sta succedendo?

Cresce la tensione Kosovo-Serbia. Questa volta a scatenare la polemica sono state le targhe delle automobili. Il governo di Pristina ha imposto alle automobili serbe di esporre targhe provvisorie con la dicitura “Repubblica del Kosovo”, per poter entrare nel paese. La scelta, secondo il premier kosovaro, Albin Kurti, è stata dettata dall’esigenza di “reciprocità”. Kurti ha sottolineato che la Serbia non consente ai veicoli in entrata nel paese di esporre targhe kosovare. La decisone di Pristina è stata accolta da proteste da parte della minoranza serba in Kosovo. Sono così aumentate le tensioni al confine e il rischio di un’escalation tra i due paesi è concreto.

Pristina ha schierato le forze speciali di polizia per fronteggiare le manifestazioni della minoranza serba. A sua volta Belgrado ha messo in stato di allerta le truppe alla frontiera e ha inviato mezzi blindati al confine. Inoltre ha inviato aerei militari a sorvolare la frontiera. Le forze NATO di stanza in Kosovo hanno annunciato di aver intensificato i pattugliamenti in Kosovo. La comunità internazionale ha chiesto una “de-escalation” e di iniziare subito un dialogo.

UE chiede una de-escalation

Il premier kosovaro ha lanciato un appello all’Occidente: “È chiaro che Vucic vuole militarizzare questa crisi, non lasciateci soli”.  Il presidente serbo Vucic, dal canto suo, ha condannato la mancanza di reazione della comunità internazionale “all’occupazione totale per più di una settimana del nord del Kosovo da parte di veicoli blindati di Pristina”. “Tutti sono improvvisamente preoccupati alla vista di elicotteri e aerei serbi sopra la Serbia centrale“, ha aggiunto, assicurando che Belgrado si comporterà sempre “in modo responsabile e serio”.

L’Alto rappresentante UE per gli affari esteri, Josep Borrell, ha esortato Serbia e il Kosovo a calmare le tensioni. Borrell ha chiesto di ritirare immediatamente le unità speciali di polizia e smantellarei blocchi stradali. “Qualsiasi ulteriore provocazione è inaccettabile“, ha detto. “È essenziale che Belgrado e Pristina mostrino moderazione e riprendano il dialogo sotto la guida di Bruxelles“, ha twittato invece il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, che ha parlato al telefono con Vucic e Kurti.

Atteso il vertice dei Balcani a Tirana

La tensione tra i due Paesi arriva mentre ha inizio a Tirana la missione dei Balcani della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che intende preparare il terreno per il vertice Ue-Balcani del prossimo 6 ottobre e visiterà sia Pristina che Belgrado. Il premier kosovaro Kurti si è detto pronto a un dialogo con la Serbia sotto la guida dell’UE. Il presidente serbo Vucic, condiziona però la ripresa del processo di riconciliazione al ritiro delle forze speciali kosovare dal Nord del territorio. Gli analisti sostengono che il periodo non è favorevole al compromesso, in quanto sia il Kosovo che la Serbia si avvicinano le elezioni. A Pristina è previsto un voto amministrativo a ottobre, mentre l’anno prossimo in Serbia si terranno le elezioni politiche.


Leggi anche: Elezioni in Kosovo: vince il partito di Sinistra

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