lunedì, Settembre 9, 2024

Kazakistan: dichiarato stato di emergenza nelle zone di protesta

Il presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev ha dichiarato uno stato di emergenza di due settimane nelle zone di protesta. Le manifestazioni sono iniziate il 2 gennaio, dopo che, con l’arrivo dell’anno nuovo, alcune decisioni del governo hanno portato ad un aumento dei prezzi del carburante.

Kazakistan: dichiarato stato di emergenza per le manifestazioni

Il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev ha dichiarato lo stato di emergenza nella provincia occidentale di Mangistau e ad Almaty, la città più grande della nazione. Questi luoghi sono teatro di diverse proteste che, secondo l’ufficio presidenziale, sarebbero diventate violente. La durata dell’emergenza è di due settimane. Nella mossa è anche compreso un obbligo di coprifuoco dalle 23:00 alle 7:00, nonché restrizioni dei movimenti e un divieto dei raduni di massa. In un discorso, Tokayev ha affermato che “le chiamate per attaccare gli uffici governativi e militari sono assolutamente illegali”, e che “il governo non cadrà, ma vogliamo fiducia e dialogo reciproci piuttosto che conflitti”. Reuters riporta anche che la polizia di Almaty ha usato gas lacrimogeni per impedire ai manifestanti di assaltare l’ufficio del sindaco. Il presidente ha fatto sapere che terrà una riunione di governo per discutere le richieste dei manifestanti, ai quali raccomanda di comportarsi in modo responsabile.

Perché sono scoppiate le proteste?

Martedì scorso il governo del Kazakistan, paese noto per la sua ricca riserva di petrolio, ha annunciato un ripristino di alcuni limiti che coinvolgono i prezzi del gas di petrolio liquefatto. Molti kazaki hanno deciso di convertire le loro automobili per funzionare a GPL che, a causa dell’aumento del prezzo del carburante, risulta essere l’alternativa più economica. Le proteste sono scoppiate il 2 gennaio, quando ormai era evidente che si registrava un notevole incremento dei prezzi del carburante con l’inizio del 2022. Migliaia di persone hanno preso parte alle manifestazioni nella città di Zhanaozen, centro petrolifero già teatro di violenti scontri un decennio fa. Le manifestazioni sono poi incominciate anche in altre zone del Paese, come nel Kazakistan occidentale, a Mangistau e ad Almaty. È coinvolto nell’area di protesta anche un campo di lavorazione usato dai subappaltatori di Tengizchevroil, il maggiore produttore di petrolio kazako.


Leggi anche: Le minoranze sessuali in Kazakistan si nascondono per evitare abusi

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