Ivanoe Bonomi: il socialista tre volte Presidente del Consiglio

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Ivanoe Bonomi è stato per tre volte Presidente del Consiglio.

Giornalista, intellettuale, insegnante ma soprattutto uno dei grandi protagonisti della vita politica italiana tra la fine del XIX alla metà del XX secolo. Tutto questo è stato Ivanoe Bonomi, nato a Mantova il 18 ottobre 1873. Uomo di grande cultura, riuscì a conseguire ben due lauree nel giro di pochi anni: nel 1896 divenne dottore in Scienze naturali, mentre nel 1900 si laureò in Giurisprudenza. Durante il periodo degli studi universitari, ebbe anche l’opportunità di lavorare come insegnante, ma a partire dal 1898 lasciò la scuola per dedicarsi alla sua prima grande passione, il giornalismo.

Si iscrisse al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani nel 1893, dando così il via alla sua carriera politica, appoggiando la corrente riformista e moderata del movimento. Nel frattempo lavorò per vari giornali vicini alla sinistra come L’Avanti, Critica Sociale, Tempo e Azione Socialista. Intanto andò avanti la sua esperienza nel mondo politico, con l’elezione nel Consiglio comunale di Mantova e, dopo quella nel Consiglio provinciale della sua città, diventò deputato per i socialisti.

Ivanoe Bonomi è stato un importante giornalista.

Durante il periodo della guerra tra Italia e Libia, Bonomi sostenne apertamente la strategia di Giovanni Giolitti durante il suo quarto governo (1911-1914) poiché, tenendo conto delle difficoltà economiche che stava attraversando l’Italia in quella fase, ritenne che con la colonizzazione del Paese libico sarebbe stato possibile sfruttare nuovi terreni e soprattutto fermare le emigrazioni degli italiani verso l’America ed altri Stati che offrivano maggiori opportunità economiche e occupazionali. La presa di posizione del giornalista mantovano non piacque al partito socialista che nel 1912 lo espulse.

Bonomi, per tutta risposta, allo scopo di dare maggiore adito alle sue convinzioni, decise di fondare il Partito Socialista Riformista Italiano, dando vita alla prima scissione nella storia del movimento socialista.

Il primo governo guidato da Ivanoe Bonomi

Ivanoe Bonomi partecipò attivamente alla prima guerra mondiale come volontario, anche perché appoggiò senza remore l’interventismo democratico. A partire dal 1916 cominciò ad affermarsi come uno dei maggiori esponenti politici italiani, e fino al 1921 fu innanzitutto ministro dei Lavori pubblici, quindi ministro della Guerra e per finire ministro del Tesoro. Il punto più alto lo toccò nel luglio del 1921 quando ottenne il suo primo incarico quale Presidente del Consiglio.

Tra gli interventi più significativi dell’ex insegnante mantovano, si ricorda in particolar modo lo scioglimento del Corpo dei Bersaglieri, considerato necessario per tamponare le gravi perdite causate dalla Grande Guerra. L’esecutivo Bonomi però si dimostrò piuttosto instabile di fronte all’avanzata di Benito Mussolini, e dopo appena sette mesi, nel febbraio del 1922 terminò la prima esperienza governativa del giornalista lombardo. Questi però non si arrese e nel 1924 si presentò alle elezioni tra le forze di opposizione. Andò incontro ad una cocente sconfitta e, di fronte al trionfo del fascismo, preferì fare un passo indietro, lasciare la politica e dedicarsi agli studi storici.

Bonomi sciolse il Corpo dei Bersaglieri.

Ivanoe Bonomi ebbe comunque un’importante occasione per rientrare sulla scena politica. Nel 1942 fece da mediatore tra il generale Pietro Badoglio e la famiglia reale, e l’anno successivo, dopo aver fondato la testata giornalistica Ricostruzione, passò al Partito Liberale. Dopodiché fu nominato presidente del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), formatosi durante l’avanzata degli Alleati in Italia e composto principalmente da democristiani, azionisti, demolaburisti (da cui poi sarebbe nato il Partito Democratico del Lavoro) e socialisti.

Bonomi: le altre due esperienze alla Presidenza del Consiglio

Il governo capitanato da Badoglio andò incontro ad una crisi irreversibile, e così si decise di affidare nuovamente il mandato a Ivanoe Bonomi. Il 18 giugno 1944 l’ex presidente del CLN formò un esecutivo piuttosto variegato, sostenuto da partiti profondamente differenti tra loro ed esponenti di spicco del mondo politico come Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Giuseppe Saragat, Giovanni Gronchi e Benedetto Croce. Le notevoli distanze tra le forze di maggioranza e delle insanabili divergenze di vedute furono le cause principali della caduta del secondo governo Bonomi, con questi che rassegnò le proprie dimissioni il 26 novembre 1944.

Alcide De Gasperi: l’uomo del dopoguerra

Dopo poco però Ivanoe Bonomi fu ancora una volta contattato per essere per la terza volta il Capo del Governo. Questa esigenza venne manifestata soprattutto dagli Alleati che, impegnati nello scrivere la parola fine una volta per tutte sulla seconda guerra mondiale, non vollero perdere del tempo nelle procedure per la formazione di un esecutivo completamente nuovo. Inevitabilmente, il terzo governo Bonomi ripropose gran parte dei nomi altisonanti che avevano già fatto parte della legislatura precedente. Togliatti fu il vicepresidente del Consiglio, Gronchi il ministro dell’Industria, Commercio e Lavoro, e infine De Gasperi ottenne la titolarità del Ministero degli Esteri.

Il terzo governo Bonomi nelle battute finali della seconda guerra mondiale.

Quando gli Alleati riuscirono a liberare del tutto l’Italia dall’occupazione tedesca, Bonomi si dimise per la terza volta. Negli anni a seguire però non si allontanò dal panorama politico italiano, anzi, continuò ad avere degli incarichi di spicco. Parteciò alle varie sedute dell’Assemblea Costituente e prese parte agli incontri di pace come rappresentante dell’Italia. Successivamente fu presidente del Partito Socialista Democratico Italiano e in un secondo momento fu il massimo esponente dell’Associazione Nazionale della Stampa. L’8 maggio 1948 entrò nella storia per il suo ruolo di primo Presidente del Senato della Repubblica Italiana.

Protagonista di rilievo della politica italiana in un periodo difficile che comprese l’emigrazione verso l’estero, le due guerre mondiali e il passaggio dal fascismo alla Repubblica, Ivanoe Bonomi morì a Roma il 20 aprile 1951 quando aveva 78 anni.