“Fronte e retro” è il titolo della mostra personale di Italo Zuffi allestita a MAMbo e Palazzo De’ Toschi. L’esposizione, visitabile dal 20 gennaio, è il main project del programma di ART CITY Bologna 2022. Per la prima volta presenta il lavoro di uno degli artisti italiani più importanti tra quelli nati alla fine degli anni Sessanta.
Pier Vittorio Tondelli: Bologna celebra lo scrittore
Chi è Italo Zuffi?
Nasce a Imola nel 1969 e vive a Milano. Artista visivo, lavora con performance, scultura e scrittura. Studia all’Accademia di Belle Arti di Bologna e al Central Saint Martins College of Art & Design di Londra. Nel 2001 gli viene assegnata la Wheatley Bequest Fellowship in Fine Art (Sculpture) all’Institute of Art & Design, School of Art di Birmingham. Insegna all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, e alla Libera Università di Bolzano, Facoltà di Design & Arti. Dal 2011 al 2019 ha ricoperto l’incarico di Visiting Lecturer in Performance alla Royal Academy of Art di L’Aja. Inoltre, nel 2013 ha fondato con Margherita Morgantin il collettivo “Pawel und Pavel”. Ha presentato opere a “In forma di riepilogo” a Milano, “Postura, posa, differita” a Bolzano, “Potersi dire” a Nuoro, “Quello che eri, e quello che sei” a Roma. Sono sue personali “La penultima assenza del corpo” a Briosco, “Zuffi, Italo” a Genova.
Il doppio percorso espositivo
“Fronte e retro” è idealmente divisa in due momenti, in grado di richiamarsi e rilanciarsi reciprocamente. A MAMbo è allestito un percorso che rilegge il lavoro dell’artista prendendo in considerazione opere dagli esordi, alla metà degli anni Novanta, al 2020. A Palazzo De’ Toschi ci sono le nuove produzioni, lavori realizzati per l’occasione e in reazione alle caratteristiche dello spazio. La mostra ruota attorno a nuclei tematici che Zuffi ha esplorato. Si traducono in contrasti e opposizioni che possono agire sul corpo, talvolta la persona dell’artista stesso, e sulla forma scultorea. Italo riflette sulle idee di costruzione e al contempo di distruzione/caduta, lavoro e, insieme, di dispersione di energia. Tratta i concetto di mollezza e rigidità, fragilità e competizione, soprattutto rispetto al sistema dell’arte.
Le opere di Italo Zuffi a MAMbo
A MAMbo, opere di scultura, fotografia, video e performance, esprimono linguaggi attorno a cui si è sviluppata la poetica di Zuffi. Ricostruiscono il percorso dell’artista attraverso accostamenti inediti e senza seguire una progressione cronologica. I lavori, oltre cinquanta, sono i più noti ed emblematici dell’artista ma anche alcuni che generano nuove ipotesi di dialogo. Ci sono due video degli inizi: “The Reminder“, l’immagine di un corpo che si tende e irrigidisce fino al limite delle sue possibilità. “Perimetro”, all’interno del quale una figura umana cerca di stabilire una relazione con lo spazio, generando un senso di attesa e perpetua irrisoluzione. La mostra sarà aperta fino all’1 maggio 2022.
La Sala delle Ciminiere
La sezione fa emergere gli aspetti più importanti della pratica scultorea dell’artista. “Scomposizioni” e “Osservatori” trasportabili, realizzati attorno all’idea di architettura, dialogano con gli spazi recuperati da Aldo Rossi. Ci sono poi cavalletti, oggetti emblematici del lavoro di Zuffi, e richiamo a un’idea di sgrossatura che può mostrarsi nel suo svolgimento. “The mystery boy” è una serie di immagini con un ragazzo disteso sul pavimento. Sembra investire tutta l’energia e la concentrazione di cui è capace in un’azione apparentemente inutile. Italo esplora “dall’interno” i meccanismi del potere nel sistema dell’arte contemporanea, come si riflettono in Istituzioni e società. Li sovverte, ridicolizza, interpreta con performance che coinvolgono il pubblico. Inoltre, alcuni elementi, non configurabili come sculture, si completeranno attraverso le performance. Si tratta di oggetti in attesa o attorno ai quali si è già consumata l’energia di un’azione. Attiveranno lo spazio e si svilupperanno in giornate diverse.
Palazzo De’ Toschi
La pratica scultorea è configurata come fedele riproduzione di una forma e messa in discussione attraverso intrusioni e frammentazioni. L’esposizione evidenzia uno degli aspetti fondamentali della ricerca di Zuffi degli ultimi anni, l’indagine attorno alla parola. L’artista ha infatti scritto tra 2013 e 2014 “Poesie doppie” una raccolta di brevi test da cui genera opere plastiche. L’allestimento ha il centro nel dialogo tra due opere commissionate per l’occasione. “Civilizzando” è un lavoro che si sviluppa a partire dai termini, usati come strumento di descrizione di azioni quotidiane, accostate a generare processi di reazione e sintesi. Ha poi creato una nuova versione de “Gli ignari“, nature morte in ceramica accompagnate dal suono di un fischio. Le opere sono installate sulle pareti di una struttura triangolare: i poli sono dotati di illuminazione. Il visitatore può così creare un proprio percorso nell’oscurità della sala.
Riflessione sulla scultura di Italo Zuffi
Nella Sala Convegni sarà anche presentato un terzo lavoro installativo. Una riflessione sulla scultura a partire da una combinazione di elementi replicati, un frutto e un carrello alterati. L’opera sembra tradurre l’idea di contrasto e desiderio di ridefinire la forma attraverso un intervento reiterato. Infine, sono in programma interventi performativi – in parte strettamente legati alle opere scultoree. Lavori che sottolineano ancora una volta l’importanza del mezzo espressivo nell’opera di Italo Zuffi. La mostra prosegue il lavoro di indagine sull’arte italiana che il museo porta avanti da anni. Una conferma della linea di ricerca che discende storicamente dalla GAM, presentando un artista legato al territorio in cui sorge il museo. Per Banca di Bologna, a Palazzo De’ Toschi, si tratta della prima personale dedicata a uno scultore italiano. Visitabile fino al 6 febbraio.
Immagine da cartella stampa.