Gli italiani si scoprono sempre più attenti alle questioni ambientali. E promotori dell’economia verde. Ce lo dice un’indagine condotta dall’Osservatorio nazionale degli sprechi “Waste Watcher” di SWG/Last Minute Market, i cui dati sono stati presentati a Parma al Gola Gola Festival sabato 3 giugno.
L’81% ovvero 4 su 5 degli intervistati, dichiarano di assumersi la responsabilità di cambiare comportamento in nome della salvaguardia dell’ambiente. Gli stessi si dichiarano altresì preoccupati per lo spreco alimentare, questione di grande rilevanza e economica ed ambientale. E nell’ottica dell’educazione ambientale gli italiani si fanno anche carico di insegnare ai figli a non sprecare cibo, acqua e a non inquinare più.
Siamo dunque pronti per una svolta ambientalista? Sembra di sì, ma quanto ancora siamo lontani dall’economia verde?
Green Economy o Economia verde, economia sostenibile, economia ecologica sono tutti sinonimi di un nuovo modello di sviluppo economico. Esso pone l’accento sulla sostenibilità ovvero sulla soddisfazione congiunta dei bisogni dell’economia, dell’ambiente e della società. Produrre beni e servizi, aumentare il PIL e l’occupazione non deve andare a scapito delle risorse ambientali troppo spesso sfruttate per lungo tempo e oggi esaurite.
La parola “sostenibilità” fa il suo debutto a livello internazionale in occasione di importanti summit mondiali tra gli anni Ottanta e Novanta. Il Summit di Rio del 1992 lanciò lo slogan del “global change” ma ancor prima nel 1987 il rapporto Brundtland pubblicato dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo. Per la prima volta, venne definito lo sviluppo sostenibile. Venne così teorizzato un modello di sviluppo dalle molteplici implicazioni pratiche. Perchè tiene conto dei bisogni delle generazioni presenti e delle generazioni future.
L’economia verde strizza l’occhio alle nuove tecnologie che possono contribuire in modo significativo a rendere più efficiente l’uso delle risorse per l’economia.
Quali le strategie economiche green oriented? Le imprese, sia produttrici di beni che di servizi si orientano verso l’impegno di conciliare efficienza, qualità e sostenibilità. Al tempo stesso l’orientamento green non richiede di sacrificare il profitto. Proprio dalla sostenibilità possono nascere nuovi prodotti, nuove strategie commerciali, nuove occasioni di mercato. Oggi i prodotti biologici, ecologici e sostenibili fanno interessanti fatturati e la sostenibilità diventa parte integrante della cultura aziendale.
Un’altra importante espressione della sostenibilità è la bioarchitettura. La crescita incontrollata e spesso abusiva di edilizia cede il passo al riuso, a un nuovo modo di costruire, più rispettoso del territorio e della salute. Si costruisce con materiali puliti, si riusano vecchi edifici per non sottrarre altro suolo all’agricoltura, si diventa fruitori non sfruttatori dell’abitare.
Anche il settore energetico risponde in modo sempre più convincente alle sollecitazioni di sostenibilità. La produzione energetica è sempre più rinnovabile promuovendo l’energia solare, eolica, le biomasse, l’energia idroelettrica.
La sostenibilità sta vivendo un vero boom e può rappresentare l’occasione giusta per uscire dalla crisi. Dove ci sono settori colpiti dalla crisi, in controtendenza ci sono i settori verdi che vanno in controtendenza. Questo grazie alla ricerca che propone materiali e processi produttivi sempre più verdi. Ma non solo. Grazie anche alle normative, ai finanziamenti e alle professionalità che sono sempre più competenti.
La sostenibilità sfida la crisi anche se a livello comunale sembra chiedere qualche sacrificio in più. L’impegno del cittadino nella raccolta differenziata, nel lasciare l’automobile a casa e altro. Ma questo è in nome di un futuro migliore. Ecco perchè bisogna partire dai giovani per promuovere comportamenti virtuosi ed etici in ambiente. Ed essere virtuosi non costa perché è condivisione,
consapevolezza della corresponsabilità del bene ambiente che appartiene a tutti.