Istruzione Yemen: sale l’allarme per 6 milioni di bambini

La crisi celata riguarda il sistema scolastico yemenita

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L’istruzione dei bambini in Yemen è compromessa. A denunciarlo è l’Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia), che pubblica il suo nuovo Rapporto Education disrupted. Istruzione interrotta. Nel Paese, sempre più minori sono privi dell’accesso all’educazione. Tanto che il loro numero potrebbe raggiunge i 6 milioni. Ma i problemi non si limitano a ciò. Ecco quanto riporta l’indagine.

C’è istruzione in Yemen?

Cosa subiscono ogni giorno quasi 30 milioni e mezzo di persone? Se lo chiede la stessa popolazione yemenita, che da oltre un decennio assiste esterrefatta a una guerra che viene definita civile. Sebbene di civile non abbia niente, anzi. Nata sull’onda delle Primavere arabe del 2011, alcuni esperti fanno risalire lo scoppio delle ostilità al 2014. Mentre altri dal marzo 2015. In entrambi i casi quando il gruppo Ansar Allah, il Partito di Dio, aveva già preso il controllo della capitale Sana’a. Come aveva imposto l’esilio a Rabbo Mansour Hadi, che aveva appena sostituito l’allora presidente Ali Abdullah Saleh. Oggi, i membri di quel movimento sono conosciuti come Houthi. L’istruzione dei bambini è l’ultima delle preoccupazioni in Yemen.

Escalation

A ben vedere, la successiva escalation aveva spinto i principali Paesi arabi a intervenire. Primo fra tutti l’Arabia Saudita. Oltre ad altri otto Stati, in prevalenza sunniti. Tra cui: Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania e Kuwait. Ma anche Marocco, Qatar e Sudan. Tutti riuniti sotto l’egida statunitense, che dirige la coalizione saudita affiancato dagli alleati europei: Francia e Regno Unito. L’obiettivo, in definitiva, è sempre stato quello di sconfiggere i ribelli antigovernativi. I quali vantano l’appoggio sia politico sia militare dell’Iran. E, quindi, di Hezbollah: le milizie libanesi pro Teheran. Ad ogni modo, resta un fatto. Dieci anni di ostilità presentano un bilancio raccapricciante in termini di vite umane spezzate.

Vittime

L’età media, in Yemen, è 20 anni. Per fare un confronto, in Italia è 47. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, dal marzo 2015 al novembre 2020 quasi 230 mila civili hanno perso la vita sotto i bombardamenti. Altri 130 mila sono deceduti per cause indirette. Come la mancanza di cibo o di assistenza sanitaria. Nei primi cinque anni di guerra, sono morti oltre 3 mila neonati e quasi 6 mila bambini. Solo nel 2020, le vittime hanno superato le 1.500. Ma non finisce qui. Perché i bombardamenti, e relativi crolli, hanno sfollato più di 4 milioni di persone. Di queste, quasi 2 milioni minori.


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Bambini schiacciati dalla guerra

Quella dello Yemen è una guerra per procura senza soluzione di continuità. E che non accenna ad esaurirsi. Nemmeno quest’anno. Lungi dall’essere la lotta armata che, secondo le previsioni, sarebbe dovuta risolversi entro poche settimane, il conflitto ha generato una delle crisi umanitarie più gravi del Pianeta. In cui l’80 per cento della popolazione civile dipende dagli aiuti umanitari. Per sopravvivere. In questo contesto, i bambini rimangono le vittime principali del conflitto. I loro diritti non sono tutelati. Specialmente quello all’istruzione. Al momento, sono 2 milioni i minori che non ricevono un’educazione. Una cifra che potrebbe salire a sei milioni già nel corso del 2021. Di certo, un problema da non sottovalutare. Soprattutto perché innesca un circolo vizioso di violenze, abusi e povertà. Ma procediamo con ordine.

Yemen: quando manca l’istruzione

Quando i bambini non frequentano le classi sono maggiormente esposti al subire abusi. Ad esempio, per i maschi il pericolo maggiore è di venire arruolati come bambini soldato. Secondo le stime dell’Unicef, tra marzo 2015 e febbraio 2021 circa 3.600 minori sono stati reclutati tra le file delle forze armate e i gruppi di combattenti. Mentre le ragazze corrono il rischio di essere cedute in matrimonio prima del compimento dei 18 anni. Così è per il 72 e mezzo per cento. Non solo. Nel 2013, il lavoro minorile ha riguardato il 17 per cento dei minori yemeniti di età compresa tra i 5 e i 17 anni. Si parla di 1.3 milioni di bambini in totale. Una cifra che ci si aspetta in aumento. Anche in considerazione della drammatica crisi economica in cui versa il Paese.


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La situazione

In effetti, l’85 per cento dei bambini yemeniti vive in povertà. Più di 11 milioni di minori dipendono dagli aiuti umanitari. Mentre oltre 10 milioni di loro non hanno accesso all’acqua potabile né alle cure mediche di base. Per questo, il 46 e mezzo per cento dei bambini soffre di arresto della crescita infantile. Nel frattempo, lo Yemen sta affrontando una delle peggiori crisi alimentari del mondo. Quasi 2 milioni e mezzo di bambini sotto i 5 anni sono a rischio di malnutrizione acuta. Si tratta di 2 bambini su 5 di quell’età. Mentre 400 mila bambini potrebbero soffrire delle conseguenze di malnutrizione grave. Ad esempio, circa 1 bambino su 2 soffre di rachitismo. Una situazione che non è migliorata dal 2011.

Danni collaterali

In particolare, la malnutrizione provoca danni irreversibili sull’organismo. Non solo psico-fisici ma anche sociali, legati allo sviluppo del bambino. Il che, dunque, influirà anche sulle capacità di apprendimento. In questo contesto, la pandemia di COVID-19 ha solo peggiorato la condizione dei minori in Yemen. Come della possibilità di accesso all’istruzione. Oltre 520 mila minori sfollati in età scolare non possono andare a scuola perché non c’è abbastanza spazio nelle aule esistenti. Per di più, le poche scuole che non siano state danneggiate dai bombardamenti vengono impiegate come centro di accoglienza per le famiglie sfollate. Se non ad uso militare.

Emergenza sanitaria

Secondo le stime, prima della pandemia erano iscritti il 47 per cento delle ragazze e il 53 per cento dei ragazzi. Tuttavia, una serie di eventi ha decretato il progressivo abbandono delle aule. Da una parte perché è aumentato il numero di alunni che non si sente al sicuro nelle scuole. Dall’altra perché c’è un abbandono di massa da parte dei docenti, vere e proprie mosche bianche, a favore di altre occupazioni. Non solo per il timore di contrarre l’infezione, sebbene manchino i servizi igienici di base. Ma soprattutto perché lo stato non paga lo stipendio agli oltre 170 mila insegnanti, che in alcuni casi non ricevono una regolare retribuzione da almeno 4 anni.


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Le difficoltà dell’istruzione in Yemen

Questo influenza in maniera negativa l’accesso all’istruzione per i bambini in Yemen. Il cui futuro è minacciato. Al pari del presente. Ciò che è peggio, si tratta di un circolo vizioso che si autoalimenta. Come anticipato, più dell’84 per cento dei minori yemeniti vive in condizioni di povertà. Il che impedisce loro l’accesso all’istruzione. Molti altri bambini, sia femmine sia maschi, saranno costretti ad abbandonare la scuola per i fattori accennati. Il che impoverirà ancor di più le famiglie, innescando una spirale decrescente. Difatti, poco più di 2 milioni di minori in età scolare non ricevono un’istruzione a causa della povertà, del conflitto e della mancanza di opportunità. Una cifra raddoppiata rispetto alle statistiche del 2015, quando il conflitto è cominciato.

Combattere per studiare

Nel suo rapporto, l’Unicef esorta la comunità internazionale ad adottare una approccio strategico alla questione. Il che non potrà eludere dal raggiungimento di una condizione di pace, stabile e duratura. Ciò includerà sicuramente lo stop ai bombardamenti. In particolare sugli edifici scolastici, circa 231 colpiti dal 2015, ma non solo. Infatti, sarà importante assicurare anche un sistema scolastico funzionante, a partire dal pagamento degli stipendi degli insegnanti. Inoltre, l’Unicef esorta i donatori internazionali a supportare i programmi per l’istruzione, con donazioni sul lungo periodo.

Istruzione in Yemen: testimonianze

Con ogni semestre che passa, la nostra istruzione si deteriora a causa dei disastri che affliggono il nostro Paese“. Questo dice Maraseel Alsaqaf, 19 anni, in riferimento al suo ultimo anno alla Taibah Girls School di Taizz. “Al di là della carenza di insegnanti, i curricula educativi non soddisfano più l’alta qualità di cui abbiamo bisogno per continuare ad avanzare e crescere”, racconta la giovane. D’altronde, la pandemia ha aggravato un sistema già precario. Lo confermano anche gli insegnanti. Tra cui Mona Almatari, 33 anni, del villaggio di Wadi Hala. “Il mio momento più felice è stato quando ho completato il mio certificato di diploma intermedio e ho iniziato a insegnare agli studenti della mia regione“, ha spiegato. “Sono rattristata e scoraggiata dal fatto che le scuole siano state chiuse“.


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Diritto all’istruzione in Yemen?

Eppure non dovrebbe essere così. “L’accesso a un’istruzione di qualità è un diritto basilare per ogni bambino, anche per le ragazze, i bambini sfollati e quelli con disabilità”. Lo ha fatto notare il rappresentante dell’Unicef in Yemen, Philippe Duamelle. Che ha aggiunto: “Il conflitto ha un impatto sconcertante su ogni aspetto delle vite dei bambini, eppure l’accesso all’istruzione offre un senso di normalità per i bambini anche nei contesti più disperati e li protegge dalle diverse forme di sfruttamento“. E ancora. “Tenere i bambini a scuola è fondamentale per il loro futuro e per quello dello Yemen”. Quindi quale potrebbe essere una soluzione?

Una soluzione?

Quello dell’accesso all’istruzione è un problema che non può aspettare. Sebbene sia un investimento a lungo termine, si tratta dell’unico modo per garantire un futuro alle prossime generazioni dello Yemen. Di certo, non sarà un processo facile. E tantomeno rapido. Basti pensare che le piattaforme e-learning o di didattica a distanza spesso non sono supportate in Yemen. Il che costringe a sfruttare gli altri canali messi a disposizione dal Ministero dell’Istruzione, quali TV e radio. Oltre che la carta stampata, online e, quando possibile, i social media. Una soluzione tampone che non potrà durare all’infinito.


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Uniti si vince

In quest’ottica, il sostegno da parte della comunità internazionale risulta indispensabile. Come dimostra il successo del programma di Education Cannot Wait (ECW). Un’organizzazione istituita nel 2016 in occasione del Vertice umanitario mondiale delle Nazioni Unite. Al quale avevano partecipato i principali gruppi umanitari nonché alcuni donatori, pubblici e privati. Per tornare al punto, tale collaborazione è un esempio di come sia possibile colmare le gravi lacune del sistema scolastico yemenita. Come a garantirne l’implementazione.