venerdì, Marzo 29, 2024

Istituto Guimarães Rosa ospita il progetto Genesi

Il 24 ottobre alle 18, inaugura allo Spazio Veredas, l’area espositiva dell’Ambasciata del Brasile all’interno dell’Istituto Guimarães Rosa in Piazza Navona, il progetto Genesi. Spirito e Materia. L’esposizione di Ana Biolchini, Flaminia Mantegazza, Luciana Pretta Fiore a cura di Mariangela Coscione e Damiana Enea.


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All’Istituto Guimarães Rosa le artiste hanno portato quali idee?

Nella collettiva Genesi. Spirito e Materia si assiste alla realizzazione di un domani, uno spazio siderale in grado di contenere la passionalità e la potenza di un’emotività illibata, incorrotta. I materiali utilizzati, terracotta, carta e tela, trascendono dalla loro essenzialità per divenire elementi demiurghi in un rapporto dualistico natura/terra, inizio/fine.

Un’esposizione che tratta della creazione dopo un periodo di crisi

Damiana Enea commenta l’evento. “Anno zero. Così potremmo definire il contesto storico che stiamo vivendo. La pandemia, come un fiume in piena, ha creato un solco profondo in quel mondo globalizzato ed efficiente a cui ci siamo aggrappati per anni, credendolo infinito e imperturbabile. Una scossa in grado di creare crepe insanabili nelle nostre certezze, relazioni, convinzioni. Così le nostre gambe hanno iniziato a tremare, senza che intorno a noi nulla si muovesse, e come un effetto a catena karmico e quasi apocalittico si sono susseguite guerre, carestie, alluvioni. Siamo obbligati a entrare in contatto con noi stessi, costretti ad abbracciare le nostre paure ormai senzienti e concrete. Nella crisi della collettività, è venuto a determinarsi quel concetto entropico secondo il quale nulla si crea e nulla si distrugge che si definisce nell’auto-conservazione e nel bisogno di dare vita ad un nuovo mondo”.

Il concetto che unisce le opere delle artiste

Il mondo dopo la fine del mondo. Ed è dal concetto che prendono vita le opere di Ana Biolchini, Flaminia Mantegazza e Luciana Pretta Fiore. Una diversità di molteplici e mutevoli identità in grado di inscriversi nell’assolutismo di una Genesi. Un’origine che prende vita dalla forma sensibile umana che si pone la questione dei limiti del concetto di esperienza distruggendo le nozioni di etica e morale. Un creazionismo che si eleva dal caos e si fa materia. Quindi Biolchini ci invita a partecipare alla rinascita attraverso un atto intellettuale consapevole, riflettendo la propria individualità nello specchio. Un richiamo viscerale attende il vergine seme sospeso: duplicazione di una pluralità di anime che si restituiscono nello
sguardo di un nuovo cosmo. Acqua e terra, le protagoniste nel rispetto della visione demiurga del Creato. Una natura in grado di fondersi in un nuovo ordine: la Terracotta diviene per Ana spirito e materia. Alla formazione della giovane umanità l’artista affida delle tavole di carta, in cui torna sovrano il richiamo al numero 6, espresso nella linearità delle spirali. In un inizio e una fine in continuo divenire, come offerta di bellezza, compassione e gloria.

Flaminia Mantegazza all’Istituto Guimarães Rosa

Proprio all’alba della nuova Era si ergono possenti le colonne di Flaminia Mantegazza, cardini tra i due mondi che ci ricordano la non contemporaneità del presente. Edificate dalla memoria e dai vissuti dell’artista che ci ammonisce e esorta a ridefinire la nostra visione di superfluo. Quindi pagine di vecchi libri, fogli di giornale, scontrini riacquistano autorità in una trascendenza corporea. Divengono fondamenta e sommità, in un colloquiare dove le parole si modellano fino a farsi
concretezza, mattoni invalicabili, infinite nel tempo e nello spazio. Abbandonano i confini conosciuti e cartografici, abbattendo le barriere della globalità, per divenire sinonimo di universalità. Così, la duttilità della carta si fa eterea e marmorea, un’Archeologia dello gnomon nella sua accezione astronomica con il compito di indicare l’origine di un susseguirsi di stagioni rinnovate. Evoluzione e rinascita, un riverbero che si ricostituisce nella singolarità della generazione agli esordi, circoscritta nell’iconografia del Quadrato, inteso come Creato in un rapporto dualistico cielo/terra, spirito/materia. Divenendo così, uno spazio siderale, ripristinato fin dai suo esordi, in grado di contenere la passionalità e la potenza di un’emotività illibata, incorrotta.

Luciana Pretta Fiore

Luciana Pretta Fiore si inserisce in tale necessità custodendo il dovere di educare l’umanità. Infatti rompe il silenzio sulle angosce finora celate, squarcia i terrori dell’infanzia, lacera la banalità dell’odio tutelandone la misericordia. Li ricompone poi tessendone i fili, in un climax discendente che ci riporta alla terra. Una tela intrecciata che scardina i preconcetti, invitandoci a non delimitare il nostro spirito indicandoci un orizzonte ancora ignoto. Colori tenui, in un susseguirsi di linee che si
inseguono e si sovrappongono, in un gioco di ambivalenze che si risolvono in un equilibrio emotivo. Una memoria primordiale che con grande forza di volontà si ricompone in un atteggiamento di esuberante quiete. Tre doni, tre donne, tre materiali: una triade genitrice che ci persuade a partecipare al nuovo domani che troppo a lungo abbiamo solo osservato, come
creature alla soglia. La mostra all’interno della settima edizione di Rome Art Week è visitabile dal 24 ottobre al 18
novembre, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21.

Immagine da cartella stampa.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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